Fabrizio Amicone

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Una lettera di un abruzzese

2020-03-03 15:32:37

Nel mio❤️❤️❤️

In memoria di un vero abruzzese fuori sede 


Ciao, sono Luciano… 


…Era il 7 marzo del 1972 quando venni al mondo, a Teramo, e dopo solo 6 anni qualcuno mi mise in mano lo strumento che poi sarebbe diventato la mia vita.


Pare di sentirlo ancora - mio padre - quando davanti ad un pubblico “fortunatamente” esiguo di persone, mi diceva: - “O sun’ o te son’ ”…. -.

Io arrossivo visibilmente, poi chinavo il capo quasi per nascondermi e iniziavo a suonare quelle quattro tarantelle che avevo imparato.


Mi appassionai sempre di più al mio “du bott”, soprattutto quando alle scuole medie la mia prof. di italiano amava quello strumento e vedeva in me una grande passione per la musica e per la tradizione abruzzese.

Di lì a poco, imparai a suonare anche altri strumenti come la chitarra e il pianoforte, naturalmente da “autodidatta”: la mia famiglia non si poteva permettere di pagare gli studi. Misi su anche dei complessini e, con la collaborazione di amici e parenti, portavamo “allegria” nei paesini del teramano e non solo.


Abbandonati gli studi all’età di 14/15 anni, contro il volere dei miei genitori, iniziai a girovagare un po'; ricordo ancora l’odore asfissiante dei treni, soprattutto in estate, i soliti ritardi, e soprattutto la quantità di bagagli: non potevano mancare la tastiera, il microfono, uno/due organetti, l’amplificatore e per finire qualche vestito un po' bizzarro per animare le serate dei vacanzieri.

Per tanti anni fui pianista-animatore nei villaggi turistici e nel tempo libero ero anche compositore di musica leggera, ma anche di canzoni popolari. 


Giunto tra le montagne bellunesi, incontrai la donna della mia vita, la mia Caramella+++, la quale mi fece perdere talmente la testa, che riuscì in così breve tempo a diventare mia moglie e datore di lavoro: era il periodo in cui facevo delle serate in alcuni alberghi della zona e di giorno collaboravo con mia moglie nella gestione di una baita.  

Dopo qualche anno arrivò Matteo, frutto del nostro amore, a cui non ho mai smesso di tramandare le tradizioni e le abitudini della mia terra, nonché qualche strana parola dialettale abruzzese.


La vita, seppur molto bella, aveva secondo me bisogno di una scossa… Allora con l’aiuto di alcuni amici decisi di rimettermi in gioco e di cantare, adesso più di prima, le tradizioni abruzzesi… tanti sono stati i brani che ho composto da “Attacca l’asino” a “Lu teramane”, da “Lu paparone” a “Giacomino il tacchino”, da “Qua charvò la zappe” a “Voccapè”; ho cantato e suonato la tradizione teramana attraverso modi di dire, raccontando usanze contadine, giocando anche un po' con la nostra particolare ma originale “mentalità”, portando sempre e comunque una ventata di “allegria”.


Ho fatto più “cose” in questi ultimi 10 anni, che non negli altri 35! Tra lunghi viaggi e continui impegni, non ho mai detto basta…. perseverando sempre per un unico obiettivo: quello di dare a me stesso la possibilità di vivere pienamente la passione per la musica.


Oggi sono qui a ricordarvelo, perché due anni fa sono partito per un viaggio senza ritorno… e il mio ricordo è ancora vivo nei cuori di chi mi ha amato veramente.


Con affetto Luciano Gentili.


https://youtu.be/dFqH8d9myGY

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