FABIO SALVINI

Founder President

I murici rappresentano un ricercatissimo piatto della cucina tarantina.

2019-07-07 17:59:31

I murici, chiamati anche “Lumache di mare” o, a Taranto, “Coccioli” sono dei molluschi dall’aspetto inconfondibile e dal sapore davvero particolare.

Ai tempi degli antichi greci, i murici erano invece utilizzati per la lavorazione della Porpora.

I Murici erano infatti disponibili in misura copiosa nei mari tarantini, particolarmente nella zona del Mar Piccolo in prossimità della Villa Peripato: qui, i nostri nonni, infatti, ricordo la collina dei Coccioli (“Munt d’ l’ Cueccl”).

Da queste parti, una volta estratto il mollusco, le conchiglie venivano abbandonate in una misura talmente abbondante da essersi formata una collina, la Collina dei Coccioli.

Da ogni singolo mollusco, veniva estratto una sola goccia di colore.
Per realizzare un mantello, ne servivano migliaia.
Perciò, i manufatti realizzati con la porpora erano particolarmente ambiti e soprattutto costosissimi e appannaggio solo delle classi molto agiate.

La preziosissima Porpora era destinata alla colorazione in particolare delle famosissime lane della zona, altra attività fiorentissima del territorio.

Virgilio racconta che le lane tarantine erano talmente preziose che i pastori, per preservarle, usavano far dei cappotti di pelle alle pecore.

Le lane erano poi usate in loco, la ricchezza di Taranto permetteva a molti cittadini di usarne con dovizia o esportate, particolarmente a Roma dove la Porpora era un grande segno di distinzione, come ancora oggi, visto che è ancora il segno di distinzione dei cardinali a dimostrazione di quanto la Chiesa Cattolica sia quel che resta dell’Impero Romano.

Nella Taranto antica, l’industria della porporaebbe un grande sviluppo, per due motivi principali: l’enorme quantità delle specie che vivono nel nostro mare e il lusso smodato dai Tarantini.

La tradizione vuole che le officine della porpora erano situate lungo la spiaggia orientale del mar piccolo; nell’illustrazione di Filippo Girardi, è riportato il classico schema con la presenza delle originarie sorgenti (sparse per tutta la città).

Nelle foto che seguono, osserviamo alcune immagini che ritraggono vesti, mantelli color porpora dell’epoca e una statuetta di figura femminile con manto porporino (risalente al IV° sec. a.C.) conservata al Museo Archeologico Nazionale di Taranto (Ph.: di Carmine Puzo).

107