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In memoria del padre Salesiano don Villassanta

2021-09-12 12:55:41

Un ricordo in memoria di un'anima luminosa, amico, guida spirituale della mia giovinezza che mi porto nel cuore...

Trentadue anni fa volava alla casa del Padre il salesiano don Paolo Villasanta, amatissimo educatore e sacerdote della Parrocchia di San Paolo a Cagliari, che mi porto costantemente nel ❤️ . Mi piace ricordarlo condividendo questo bellissimo articolo sempre attuale che il giornalista Paolo Matta scrisse in occasione del 25° anniversario della sua morte 🌹🌹🌹
Carlo Pili

"Per generazioni di ragazzini era semplicemente “don Villa”. La Messa del sabato sera era la sua Messa, la Messa di “don Villa”.
Paolo Villasanta, a dispetto di un cognome che, per i cagliaritani, si identificava nell’alta borghesia nobiliare, era un salesiano alla don Bosco, sempre in sottana, perennemente lisa e scarponi consunti, sempre di corsa perché sempre proteso al bene dell’altro, fossero i giovani della parrocchia di San Paolo o il politico regionale di turno.
La sua morte quell’11 settembre dell’87 non se l’aspettava nessuno. Ancora giovane, 63 anni da compiere, a consumarlo fu un male incurabile, certamente da lui sottostimato sino all’ultimo.
Stampacino doc, nato in via Portoscalas, battezzato e ordinato sacerdote nella parrocchiale di Sant’Anna, tutta la sua vita si potrebbe chiudere nel binomio intuizione-azione. «Mente vulcanica», come la definì Paolo De Magistris, suo compagno di classe al Dettori, don Villa, grazie ad una ferrea disciplina interiore e ad una profonda spiritualità, seppe leggere e anticipare “il vento rinnovatore” del Concilio Vaticano II sia a livello parrocchiale, nella sua chiesa di San Paolo, che diocesano e regionale.
La catechesi e la liturgia, curate con una meticolosità quasi maniacale, furono i suoi campi di battaglia. Intuì che il catechismo tradizionale stava entrando in crisi e allora promosse le scuole di formazione, coinvolgendo i genitori, “primi e insostituibili maestri della fede”. Indimenticabili le sue omelie “dirompenti”. Ma don Villa tanti lo ricordano ancora, alla fine della Messa, prostrato fino a terra, nel punto in cui aveva appena distribuito la Comunione, alla ricerca di un seppur minuscolo frammento di Pane consacrato. O ancora, durante la celebrazione, i minuti di raccoglimento, spesso anche due o tre, (per i presenti un’eternità), che precedevano il rito della Consacrazione che doveva rinnovarsi nel silenzio più assoluto.
Fu un precursore nella liturgia come nella pastorale, in particolare quella rivolta alle famiglie e alle coppie in preparazione al Matrimonio. Ma anche in campo sociale con un’attenzione particolare alle diverse forme di povertà e all’insegnamento della religione nelle scuole statali.
Ma soprattutto era chiara in lui la visione di una Chiesa ministeriale, aperta alla collaborazione dei laici chiamati a santificare il proprio lavoro, nella professione come nella politica.
Burbero benefico, dava l’impressione di essere inavvicinabile mentre spendeva la sua vita in dialogo ininterrotto con tutti coloro che entravano in contatto con lui.
Come per tanti profeti nella Chiesa, “don Villa” ha seminato con abbondanza senza avere la preoccupazione del raccolto. Troppo presto per lui è arrivata la morte quando ancora, umanamente parlando, era nel pieno delle forze.
Una folla immensa si riversò in piazza Giovanni XXIII per i suoi funerali, celebrati nel sagrato e presieduti dall’allora arcivescovo Canestri concelebranti l’emerito Bonfiglioli e l’ausiliare Pillolla.
Il suo nome non appare in alcuna targa. Un oblio immeritato, ma assolutamente in linea con il suo, monastico, stile di vita."
Paolo Matta (articolo scritto in occasione del 25° della morte di Don Paolo Villasanta )

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