Stefania Raffaelli

Estratto di "Luna di Giada"

2019-05-30 18:58:19

Nella società attuale la donna è sempre più disconnessa dalla sua natura, dalla terra e dai cicli lunari. I ritmi richiesti dal vivere quotidiano la portano a trascurare la considerazione delle sue necessità più intime per mantenere una costante attivazione. La donna è...

Nella società attuale la donna è sempre più disconnessa dalla sua natura, dalla terra e dai cicli lunari. I ritmi richiesti dal vivere quotidiano la portano a trascurare la considerazione delle sue necessità più intime per mantenere una costante attivazione. La donna è lavoratrice per necessità o volontà, spesso stacanovista e il lavoro costituisce sempre più un fattore molto importante nella realizzazione personale. Intraprendente, la donna ama dedicarsi anima e corpo in quello che fa, per natura è in grado di fare molte cose tutte assieme ed oltre a lavorare, spesso è anche madre, moglie e governatrice della casa e della famiglia. Basta questo per immaginare come sia la vita di una donna alle prese con la routine dinamica in cui è immersa quotidianamente.

In questo ritmo dinamico, se non addirittura frenetico, la donna è chiamata ad essere sempre pronta, attiva ed energica, tuttavia, osservando la natura più intima della donna, ci si accorge di come l’energia non sia disponibile ogni giorno in egual misura.

L’energia delle donne non è costante bensì in continua fluttuazione, basti osservare all’interno di un mese quante siano le variazioni che l’energia femminile assume o più semplicemente, osservare come l’energia femminile cambi durante il periodo vicino alla mestruazione. Purtroppo i ritmi a cui è sottoposta non le permettono di prendere in considerazione, con la calma necessaria, la dimensione energetica personale; sovente infatti, i sintomi che il corpo manda, non vengono ascoltati e passando in sordina, creano un malessere latente che nei casi più lievi sfocia in irritazione, tensione, iperattività, momenti di forte emotività, malinconia, depressione e quant’altro, mentre nei casi più critici, va nel tempo a costruire dei veri e propri blocchi energetici, fisici e psichici con conseguenze stravolgenti in alcune fasi della vita. Questo perchè, laddove l’energia è bloccata, l’accumularsi di tensione può protrarsi a lungo nel tempo e la liberazione, qualora avvenga, può essere esplosiva e molto destabilizzante.

La donna si è allonatata sempre più dai ritmi ciclici della terra nel suo costante morire e rifiorire, appare incurante se non inconsapevole del legame e degli influssi ancestrali, della luna in particolare, che  condiziona il suo ciclo mensile. Disconnettersi dalla propria natura significa non essere in grado di osservarsi profondamente, significa trascurarsi, non nell’aspetto esteriore, ma nell’anima; vuol dire anche non accettarsi nell’unicità, ma conformarsi ad una visione irreale e arcaica di superdonna.

Esercizio: La semplice osservazione.

Osservare sé stessi non è una capacità automatica ma piuttosto, una abilità da sviluppare in maniera graduale. Immerse nelle nostre vite colme di impegni, l’idea di osservarsi profondamente potrebbe risuonare come un ulteriore dovere che si aggiunge alla molteplicità delle cose da fare. Per questo motivo, l’obiettivo di questo esercizio, è aiutare a sviluppare l’attenzione di sé passo dopo passo, giungendo alla pratica dell’osservazione consapevole in modo del tutto naturale e con il piacere di farlo. Per osservare noi stessi dobbiamo innanzitutto abbandonare il “pilota automatico”, l’insieme degli automatismi comportamentali che governano la nostra vita. Dobbiamo smettere di condurre una vita per inerzia, uscire dal flusso della routine senza per questo modificarla diventando osservatori esterni non giudicanti di noi stessi; assumere quello che viene definito un atteggiamento “mindful” per l'analisi della nostra realtà. “Mindfulness” è una parola inglese che significa “piena consapevolezza” o, in altre parole, il “prestare attenzione in modo particolare al momento presente con intenzione e in modo non giudicante” 

Può essere descritta come un modo per coltivare piena presenza all’esperienza del momento, al qui-e-ora.

Coltivare l’ attenzione al presente non è certo una prerogativa esclusivamente femminile, ma si estende, in senso più ampio, ad una necessità del genere umano; vero è che la natura ha voluto offrire alle donne un range di fluttuazione ormonale, emotiva e psichica più ampio rispetto agli uomini e conseguentemente una maggiore necessità d’impegno nel regolare gli stati interni, nel prendere coscienza di quei meccanismi automatici legati al pensiero o alle emozioni. L’ autoosservazione non giudicante ci permette di distaccarci in un certa misura da noi stessi come se fossimo degli osservatori esterni. Concretamente,  vuole dire contattare il proprio centro di stabilità. Con un pò di pratica e volontà, l’osservazione può renderci liberi dall’inconsapevolezza a cui spesso siamo soggetti, migliorare le nostre reazioni esterne ed interne, sviluppare l’autostima e una personalità più stabile.

Per iniziare a praticare l’autoosservazione è bene trovare e isolare i momenti migliori nell’arco della giornata: il mattino appena svegli e la sera prima di coricarsi, possono costituire un opzione adeguata. Questi sono, infatti, i due momenti in cui, per quanto la nostra vita possa essere frenetica, il ritmo personale è rallentato naturalmente e per questa ragione possono essere indicati. Al mattino il nostro corpo e la nostra mente sono più rilassati, rigenerati dal sonno e non ancora immersi nel flusso del quotidiano: sdraiati nel vostro letto, iniziate a prendere coscienza del corpo riattivandolo lentamente, eseguite i classici movimenti del risveglio e ad occhi chiusi ascoltate la vostra energia rinnovata. Portate l’attenzione al respiro e lentamente rendetelo più attivo e vitale, ampliando la cassa toracica con qualche profonda inspirazione. Alla sera invece corpo e mente sostengono un bagaglio energetico più pesante, frutto dell’attività vissuta nell’arco della giornata. Sedetevi comodamente sul vostro letto, chiudete gli occhi, rilassate le braccia lungo il corpo e dedicate qualche attimo all’ascolto del respiro, assecondando il bisogno di rallentare che mente e corpo richiedono. Provate ad avvicinarvi all’idea dell’ascolto, con la mente di un bambino aperto alla scoperta o con la curiosità di uno scienziato che si cimenta in un  esperimento. Provate, per vedere cosa accade. Ad occhi chiusi dopo aver preso consapevolezza con il corpo ed il respiro chiedetevi “Come mi sento?”. Ponetevi in ascolto, sapendo che l’intenzione formulata è quella di scoprire la nuda verità del vostro essere e concentratevi sull’ascolto del corpo e della respirazione, non sull’idea di dover ottenere la risposta. La formulazione della domanda costituisce una sorta di richiesta che, una volta espressa, viene accantonata così da potersi concentrare sull’osservazione.  

Una risposta giungerà sempre, dobbiamo solo essere in grado di decifrarla. Potranno essere risposte che provengono dal pensiero, risposte che provengono da sensazioni corporee, risposte emotive. Rimanete per un attimo con l’intezione di comprendere lo stato interiore, valutate cosa sorge in voi e alla fine annotate la risposta su un quaderno, riportando la data dell’osservazione e il momento specifico della giornata (mattino/sera). Anche l’assenza di chiarezza è una risposta; se non emerge nulla annotate: “La risposta non si è chiarita”. Immaginate di essere un arbitro che dà inizio alla partita da giocare al mattino e fischia la chiusura del gioco alla sera. Nel tempo, automaticamente inizierete a chiedervi: “Come ho giocato la mia giornata?”. Potrete in questo modo valutare qual era lo stato interno all’inizio, come si è trasformato nel corso della giornata e successivamente identificare che cosa ha causato cambiamenti significativi, positivi o negativi. Questo semplice esercizio, per alcuni può risultare banale, per altri potrebbe essere un vero e proprio rompicapo o potrebbe generare un iniziale disagio. Rispondere alla domanda non è scontato come sembra: una difficoltà può essere data dall’incapacità di descrivere lo stato interiore, dal trovare le parole adeguate. Inizialmente annotate le prime cose che sorgono nella vostra mente come ad esempio: “Oggi mi sento carica, in forma”; “Questa mattina mi sento davvero rallentata” o ancora: “Sento una sensazione di tensione, rigidità”; “Sento di essere aperta all’esplorazione”. Le frasi che emergeranno potranno riguardare pensieri, sensazioni corporee o ancora emozioni, stati d’animo. Riuscire a discernere un pensiero da un emozione o un emozione da una sensazione fisica e sviluppare un vocabolario più espressivo, potrà essere d’aiuto nel rendere l’osservazione più profonda e aumentare l’efficacia personale di questa pratica.

I pensieri o le cognizioni, descrivono la nostra esperienza e veicolano con le parole le interpretazioni, i significati, le convizioni, le teorie. I nostri pensieri includono interpretazioni che possono generare delle convinzioni di noi stessi come ad esempio: “Sono cattivo”; “Sento che è tutta colpa mia”; “Mi vado bene in questo momento”. Le sensazioni corporee sono le sensazioni fisiche generate all’interno del nostro corpo come ad esempio la fame, la nausea, il battito del cuore, le farfalle allo stomaco. Le emozioni, infine, costituiscono l’insieme dei sentimenti che modellano la nostra esperienza momento per momento. Imparare ad ascoltare questi elementi, significa godere del panorama interiore che ci caratterizza.

La pratica di questo esercizio in poco tempo si trasformerà in una bellissima esplorazione, che a piacimento potrà essere approfondita. Noterete le differenze nel tono dell’umore dalla mattina alla sera, riuscirete ad identificare gli eventi che durante il giorno hanno generato una modificazione della situazione iniziale valutata al mattino, imparerete a cogliere le sensazioni corporee anche durante la giornata, a comprendere che i segnali del corpo sono un messaggio importante da ascoltare. Inoltre con un pò di pratica, riuscirete a creare il vostro lessico personale per la descrizione degli stati interni. Approcciatevi all’osservazione sempre con l’apertura mentale di chi osserva e accetta ciò che emerge, senza per questo doversi giudicare. Provate ad imparare che i pensieri, le convinzioni riguardo noi stessi, sono delle etichette che troppo spesso affiggiamo al nostro sé soffocando l’espressione di ciò che siamo veramente. Provate ad essere compassionevoli con voi stessi e nel fare tutto ciò non dimenticatevi dell’elemento essenziale, il respiro, che scioglie e porta via con l’espirazione e che rigenera e attiva con l’inspirazione.

Ispirato da Miranda Gray "Luna Rossa" e Pat Odgen "Psicoterapia sensomotoria" 


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