La via è data dallo sforzo cosciente e dalla sofferenza volontaria. Lo sforzo cosciente è attenzione, presenza, ricordo di sé; la sofferenza volontaria è invece l'abbandono delle proprie certezze, delle proprie opinioni, della propria affermazione meccanica di se stessi, del desiderio di rassicurazione, del conforto intellettuale del proprio senso di sé con le sue pretese di importanza e di onniscienza. L'importante in questo lavoro è la lotta interiore. Senza di essa passerà il tempo e non vi sarà alcun cambiamento. Dobbiamo imparare a non identificarci dentro, e recitare un ruolo all'esterno. Senza essere forti all'esterno, è impossibile essere forti dentro, e viceversa. Un ruolo è una sorta di croce a cui bisogna essere inchiodati per imparare ad essere attenti senza tregua; è come essere fissati in una cornice che rappresenta il proprio limite. Devo essere cosciente di questo limite, riconoscerlo. Posso allora essere ciò che sono all'interno di questa cornice. Senza il limite del ruolo non è possibile alcuna forza o concentrazione. In questo modo la mia vita esterna diventa come un rito, un servizio per quella interna.
L'essenza è la nostra parte più autentica e originale, mentre la personalità è qualcosa di costruito e di posticcio, ossia tutto ciò che viene dalla cultura, dall'educazione, dall'imitazione, dalla tradizione. Come direbbe lo zen, si tratta di scoprire il nostro volto prima della nascita. Tuttavia tale scoperta non dipende soltanto da ciò che possiamo sapere, ma soprattutto da come riusciremo a utilizzare queste conoscenze per sviluppare il nostro essere, la nostra essenza."
(G.I. Gurdjieff)