Elisa Maiorano Driussi

Founder Executive

Diario di un’empatica - Un esempio pratico

2019-04-03 04:52:36

Lo sapevo che prima o poi ci sarei arrivata. Parlare dell’empatia e delle mie esperienze riguardo a questa capacità che tutti abbiamo, ma che alcune persone hanno molto più accentuata.

Ti invito così, in questo spazio più o meno personale. Dico “più o meno” perché, alla fine, le esperienze di empatia sono tutte uguali nell’essenziale, come presto scoprirai. Ti invito in questo “Diario di un’Empatica”.



Alcune vicende raccontate saranno divertenti, altre meno. Diciamo che preferisco prendere spesso con ironia gli intoppi di questo cammino chiamato vita. 



Ogni tanto tratterò alcune situazioni in modo serio, altre volte – invece – preferirò riferirti il tutto con leggerezza e divertimento.



Scopriremo come l’empatia sia una capacità fondamentale e che ci aiuta nella nostra vita, nella nostra crescita ed evoluzione, ma andremo anche a vedere, come essa – se non gestita nel modo opportuno – possa portare a squilibri mentali ed energetici. 



Chiaramente, ti racconterò anche della mia esperienza nella gestione di questa capacità con lo yoga e la meditazione.



Prima di tutto però vediamo di rispondere ad un quesito fondamentale, per capire ciò che ci troviamo davanti.



Cos’è l’empatia?

Inizio con una definizione di base. 



“L’empatia è la capacità di comprendere a pieno lo stato d’animo altrui, sia che si tratti digioia, che di dolore. Il significato etimologico del termine è “sentire dentro“, ad esempio “mettersi nei panni dell’altro“, ed è una capacità che fa parte dell’esperienza umana ed animale.” (Wikipedia)



“Con il termine ’empatia’ si intende quindi il risultato di un equilibrio estremamente complesso tra la capacità di discriminare e riconoscere gli affetti dell’altro come diversi dai propri accogliendoli fino ad interiorizzarli. È possibile, quindi, leggere tra le righe, captare emozioni, cogliere anche i segnali non verbali riuscendo poi ad intuire come un dato evento possa interessare la sfera interiore di chi ci si trova di fronte.”(https://www.neuropsicomotricista.it/argomenti/565-tesi-di-laurea/empatia-origine-significato-e-disordini/2579-definizione-di-empatia.html)


Con queste due definizioni apprendiamo alcuni aspetti fondamentali dell’empatia:



·si comprendono gli stati d’animo di altre persone



·sentiamo “dentro”, interiorizziamo quindi, l’esperienza emotiva delle altre persone


·la cosa deve essere equilibrata


·è estremamente difficile mantenere questo equilibrio


·bisogna riconoscere quali emozioni sono dell’altro e quali sono le nostre (e questo è molto difficile)


·la comunicazione di queste emozioni avviene in diversi modi: non solo attraverso le parole, ma si riesce a leggere la comunicazione non-verbale (linguaggio del corpo, tono di voce, mimica facciale)


·si percepisce il tutto anche in modo “energetico”, e spesso non ce ne accorgiamo subito



Quali sono gli effetti dell’empatia?

Possiamo, in grandi linee, categorizzare gli effetti di questa capacità in due settori ben distinti: effetti positivi ed effetti negativi.





·Effetti positivi. Iniziamo da questi: l’empatia rende il mondo un posto migliore, comprendiamo di più ciò che ci accade e ciò che accade attorno a noi, ci facciamo comprendere meglio dagli altri, vediamo sfumature che altrimenti non potremmo vedere. Gli orizzonti mentali vengono ampliati e grazie a questo possiamo trovare una soluzione ad alcuni nostri problemi o, addirittura, renderci conto che non sono nulla in confronto ad altre problematiche. In questo modo abbiamo maggiore capacità di relativizzare tutto ciò che ci succede. L’empatia è uno scambio mentale, emotivo ed energetico: grazie ad essa comunichiamo a livelli che non avremmo mai raggiunto senza di essa.




·Effetti negativi. Ahimé, come detto in precedenza, la magia dell’empatia ha anche aspetti che ci possono nuocere. Come ogni cosa a questo mondo, tutto è “duale”, ci sono due facce della medaglia. Se non riusciamo a bilanciarci, se non rimaniamo centrati in ciò che siamo, se non riusciamo a separare ciò che “sentiamo” di noi stessi e ciò che “sentiamo” degli altri, potremmo ben presto farci carico delle emozioni altrui e immedesimarci talmente tanto da pensare che il problema sia nostro. Questo vuol dire aver sensazioni di disagio interiore, paure ingiustificate, incapacità di vedere ciò che di positivo ci circonda, ansia, preoccupazioni, umore che cambia da un momento all’altro e non ne comprendiamo il perché.



Esempio pratico

Con la teoria psicologica abbiamo finito. 


Andiamo sugli esempi pratici che magari riescono a far comprendere meglio il tema.


Tutti noi abbiamo giornate, o periodi, durante i quali ci sentiamo oppressi da tutte le situazioni nelle quali veniamo coinvolti. Dalla più piccola (ad esempio perdere il bus, anche se cinque minuti dopo ne arriva un altro), alla più grossa (ad esempio problemi familiari o relazionali).



In questi periodi, ed è un bene, cerchiamo qualcuno che possa capirci, comprendere le nostre paure e ciò che ci sta accadendo.



Abbiamo bisogno di essere ascoltati. A volte il “solo” ascolto può fare la differenza. (ma attenzione, bisogna anche aver la capacità di lasciarsi andare ed aprirsi)



Ed ecco che, in nostro soccorso, arriva l’empatia. Quella della persona che abbiamo davanti a noi. Una persona che si prende il suo preziosissimo tempo, la sua preziosissima energia e le sue preziosissime emozioni per ascoltarci e darci una mano.



Durante questo scambio – preoccupazioni e problemi vs. ascolto e accoglienza – la “magia” si compie. Ci sentiamo più in “sintonia” con il mondo, più coccolati dalla vita. 



Dopo questo scambio di emozioni, pensieri ed energia torniamo alla nostra vita un po’ più alleggeriti nel cuore e nella mente.




Ma cosa capita nel cuore e nella mente della persona empatica che ci ha appena ascoltato?



Caso 1. La persona empatica riesce a “schermarsi” bene dalla nostra energia che, diciamocelo, sicuramente positiva non è, e si sente utile, cresciuta, è contenta di aver “salvato” la giornata ad un’altra persona, è contenta di aver contribuito a rendere il mondo un posto migliore, anche se solo con una goccia.




Caso 2. La persona empatica, non riesce a schermarsi e prende a carico tutte le emozioni negative di colui che ha appena aiutato. Sì, certo, ha dato aiuto ad una persona alleggerendola e magari si sente anche un po’ orgogliosa di averlo fatto, ma c’è stato unicamente un “trasferimento” (se così possiamo chiamarlo) dell’esperienza negativa. La persona empatica inizia a sentirsi triste, o ha sbalzi d’umore, stati di ansia ingiustificata e – se non è consapevole di essere empatica – inizia a rimuginare e struggersi sul perché si senta in questo modo, attribuendo le colpe a situazioni che magari non c’entrano nulla.




Ora inizia a pensare… quante volte ti sei sentito nel caso 1 e quante nel caso 2? Ti lascio a questa riflessione che sicuramente potrà aiutarti nel capire più a fondo quanto sei empatico. Questo è il primo passo per comprenderti più a fondo, riuscire a modificare il tuo approccio in relazione all’empatia e infine per rendere il mondo un posto migliore.