Elisabetta Minen

Arte & Intrattenimento

Elisabetta Minen

Arte & Intrattenimento

Largo agli sceneggiatori - Controstoria del Cinema!

2021-09-23 14:48:58

“Ci vogliono tre cose per fare un buon film: una buona sceneggiatura; una buona sceneggiatura; una buona sceneggiatura.” (Ennio Flaiano)

Condivido su Cam.TV un post uscito, il 26 agosto scorso, sulla pagina facebook della Biblioteca Civica Joppi di Udine (https://www.facebook.com/bibliotecajoppi).

In questa puntata di #Quarantenadartista parliamo di #cinema e lo facciamo con #ElisabettaMinen, la regista di THREE THE MOVIE, film sperimentale ambientato a Udine che ha ricevuto premi e nominations a livello internazionale nei più quotati festival del settore. Il nostro Massi Boscarol come di consueto ha fatto quattro chiacchiere con lei: «in realtà "nasco" come sceneggiatrice» ci puntualizza «che non ha voluto cedere la propria sceneggiatura e che ha scelto di co-dirigere il film, e di montarlo. Per necessità o per virtù, faccio anche altro in Artemedia, la società, che con il mio socio, Enrique Bartels, ci siamo "cuciti addosso".»«La mia quarantena è stata calamitata tra due poli: i libri e i film.
A notiziari spenti, per non prestare attenzione a quel film che - grazie a Dio! non mi ha vista come comparsa, assaporo a ritmo lento quelle passioni che caparbiamente ho fatto coincidere con il mio lavoro.
I Libri e i film nutrono la mia curiosità e la mia ricerca nella Settima Arte, e proprio su questa, voglio condurvi in una sorta di controstoria del Cinema.
“Anche una scimmia, dopo due giorni, impara a fare il regista!”, lo fa dire #ChrisTerrio a Ben Affleck, interprete del ruolo di Tony Mendez in “Argo”, nel doppio ruolo di attore e di regista (per chi non l'avesse visto, un ottimo film, SezCinema DVD 5590, della nostra Joppi!)
Bene io non sono altrettanto severa. Ritengo il regista un grande manager del set, al quale l'équipe di pre-produzione affida il proprio lavoro e la sceneggiatura. Ossatura e anima del film, la sceneggiatura è il “testo sacro” che definisce il film sulla carta in ogni dettaglio, che il regista ha il compito di tradurre in azioni e movimenti di camera, con il dovere morale di rispettarne l'essenza ed esaltarne i punti di forza. Carisma e organizzazione devono essere le doti più grandi di un regista.
Ciak e... Azione! Il regista dirige gli attori e i tecnici, e “porta a casa le riprese”. Stop! Molto spesso si ferma qui. Raramente scrive sceneggiature o interviene al montaggio.»
«L'autore di un'opera di teatro è il drammaturgo, non il regista. Tuttavia nel Cinema, Truffaut e i “Cahiers du Cinema” hanno imposto il regista a scapito dello sceneggiatore e dettato così la Critica e la Storia del Cinema.
Vi conduco per un attimo fuori dall'ambito dello spettacolo, proponendovi un parallelo con il mondo della Moda: chi pensa il vestito, disegna il bozzetto, progetta il tessuto, sceglie i colori, disegna il motivo è lo stilista (lo sceneggiatore); il modellista prende le misure, disegna i modelli, trasporta l’idea su stoffa e realizza il prototipo (il regista); i sarti confezionano il vestito (i montatori audio e video).
#EnnioFlaiano sosteneva “Ci vogliono tre cose per fare un buon film: 1) una buona sceneggiatura; 2) una buona sceneggiatura; 3) una buona sceneggiatura.”
Questa affermazione mi trova d'accordo. Se una battuta è brutta, puoi avere anche il più grande regista, ma rimarrà una battuta brutta. Se la battuta è riuscita, avere un grande regista non ti servirà a niente (la magia la farà l'attore).
Nel Cinema di oggi, sacrificato dal diritto d'autore è anche il montatore che, grazie ai software di montaggio, può trasformare completamente le riprese del set. Da qualche anno la gilda degli sceneggiatori a Hollywood si è fatta insistente e battagliera e promette revisioni importanti al concetto di Autore del film. Riporto le parole di Kipen, critico cinematografico statunitense, in un paragone che piacerà sicuramente a Massi
“immaginate una biblioteca in cui i romanzi siano ordinati per editore. Un bibliotecario matto ha deciso volontariamente di ignorare gli autori. Assurdo, no? [...] Adesso sostituite "sceneggiatori" a "scrittori" e "registi" a "editori" e otterrete l'ottica in cui siamo stati abituati a ragionare sui film dall'avvento nella critica della "teoria dell'autore", circa cinquant'anni fa. In base a tale critica, il regista merita tutti gli onori. L'auteurism ci ha spinto a concentrare l'attenzione sui temi e i motivi comuni alla filmografia di un determinato regista, a scapito di quei poveri e oscuri scribacchini che si limitavano a inventare una storia, crearne i personaggi, gli ambienti in cui le vicende si svolgono, le azioni, le scene e i dialoghi, in una parola si limitavano a scrivere il film.”
Per questo con queste mie righe, voglio invitarvi a riconsiderare il ruolo di questi “poveri” sceneggiatori e contribuire a “rimettere ordine” tra gli scaffali della biblioteca del Cinema.»