Teresa Dambrosio

Founder Executive

LA PEDAGOGIA E' UN ARTE, NON UNA TECNICA

2019-06-15 08:21:59

LA PEDAGOGIA E' UN ARTE, E BISOGNA ESSERE ARTISTI



Con questo articolo voglio approfondire alcuni aspetti della pedagogia, del modo in cui ci rapportiamo ai bambini piccoli.

Ricordo perfettamente dai miei studi, che R.Steiner insiste sempre sull'importanza dell' atteggiamento interiore dell'adulto, sia in quanto insegnante sia in quanto genitore.

Noi adulti, comunichiamo al bambino piccolo molto più quello che siamo che non quello che riusciamo a mettere in opera in fatto di strumenti, di espedienti didattici.


Il lavoro su se stessi è importantissimo, ma c'è anche una parte ben specifica di metodologia didattica, infatti ci sono delle cose da imparare per evitare molti errori.


Deve esserci un equilibrio fra questi due aspetti pedagogici, fra ciò che il maestro è dentro di sè, da un lato, e dall'altro, ciò che il maestro deve imparare in fatto di cose concrete, di tecniche pedagogiche, se vogliamo, per evitare di fare certi errori specifici in campo di formazione, di educazione.



Preciso che questo articolo è tratto  da una conferenza di PIETRO ARCHIATI tenutasi a Roma nel giugno 1994, sul " vero maestro" in relazione alla pedagogia.





 


IL GIUSTO EQUILIBRIO


Se riflettiamo su questo equilibrio ,ovvero fra la qualità interiore del maestro, dell'adulto, e le capacità metodiche e tecniche, che egli deve acquisire, ci rendiamo conto che proprio questo equilibrio è formativo.

Infatti possiamo evitare i due estremi: l'estremo puntare unicamente sulla qualità interiore del maestro illudendosi che non c'è nulla da imparare a livello specificamente metodico-didattico, e l'estremo, che conosciamo bene in quanto nel nostro tempo di materialismo è dominante, di illudersi che la formazione sia questione di espedienti tecnici da imparare.



R.STEINER ci dice che maestri si nasce, e si diventa anche.

Dire soltanto che artisti si nasce è, infatti, una grande unilateralità, perchè si disattende tutto ciò che và imparato in chiave di tecnica, di rapporto specifico con gli strumenti dell'artista; se si è pittori, per esempio, si disattende tutto ciò che si deve imparare nel maneggiare i pennelli, i colori, etc. 

Se al contrario, diciamo che pittori si diventa, trascuriamo la realtà profondissima, che per un'artista è ancora più fondamentale, di ciò che portiamo con noi dal mondo spirituale, come risultato della nostra evoluzione precedente.


Questo ci fa capire sempre meglio che la pedagogia è un' arte, non una tecnica: è un arte, e bisogna essere artisti. Si può dire che il maestro è l'artista per eccellenza, perchè nell'educare c'è un concerto, una sinfonia di tutte le arti:

arte del parlare, della pittura, del calcolare, dello scrivere.

L'educazione deve essere tutta in chiave di arte, perchè l'elemento artistico ci pone nel centro, ci pone il compito di ricostruire sempre l'equilibrio tra ciò che siamo già divenuti, ciò che portiamo con noi, e ciò che dobbiamo acquisire, ciò che dobbiamo imparare. 


QUINDI MAESTRI SI NASCE, MA SI DIVENTA ANCHE.


Se diciamo che maestri si nasce, potrebbe sorgere allora la domanda: può essere qualcuno che non ha portato con sè, questa volta, valicando la soglia della nascita, i presupposti per essere un maestro?

Ci sono persone che non sono in grado di essere maestri, nonostante che facciano di tutto per acquisire gli elementi didattici, gli elementi della tecnica etc.?

La risposta è affermativa, che l'arte del maestro non è per tutti.

Infatti il Karma ci dimostra che non è per tutti. Non è previsto che tutti siano maestri.

Se lo fosse, ogni essere umano  che entra nell'esistenza porterebbe con sè questa specifica capacità artistica di accompagnare altri esseri umani nel loro processo incarnatorio: questo è un compito ben preciso, e non è di tutti.


Penso infatti, che questo compito non è di tutti e non è per tutti.

Il "vero" maestro si dovrebbe rendere conto, di avere a che fare con una missione particolare, che è di immensa responsabilità morale, in quanto il bambino non ha ancora la possibilità di porsi con autonomia nei confronti dell'adulto, ma è "costretto", soprattutto nei primi sette anni, dove vige il principio dell'imitazione, ad assumere dentro il proprio essere quello che gli sta intorno, quindi a strutturarsi ad immagine delle persone che lo circondano.


Già  solo da questo, risulta una responsabilità morale indicibile.