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STORIA DELLA GRECIA CLASSICA

2019-12-23 13:20:40

Breve articolo di spiegazione della egemonia di Tebe e della situazione politica in Grecia.

TEBE E LA SUA EGEMONIA

Nel 378 Sparta si trovava in seria difficoltà in quanto doveva fronteggiare la potenza di Tebe e la lega navale di Atene.
Le spedizioni via terra iniziarono a diventare infruttuose e quelle via mare vennero abbandonate dopo le sconfitte a Nasso ed Alizia.
Il tracollo quindi era imminente.
L'ennesima sconfitta avvenne nel 375 e vide Tebe prevalere sugli spartani sia in termini numerici sia in termini militari (tattica, strategia, armamento).
La pace che venne fatta tra le varie potenze proponeva il riutilizzo della strategia della suddivisione in zone di influenza.
Tuttavia non ebbe grande successo in quanto le ambizioni di Tebe erano troppo grandi per accontentarsi di un trattato del genere.

La rottura tra Tebe ed Atene avvenne con la rifondazione della Lega Beotica.
Questa nuova Lega fu basata su principi democratici e con apertura a tutti i cittadini.
Ovviamente, per avere il ruolo di egemone, Tebe fece collocare l'assemblea federale nella sua città.
Questo le permise di avere praticamente sempre la superiorità decisionale.
Nel 373, Tebe conquistò le poleis di Tanagra, Tespie e Platea (distrutta).
La presa di Platea, storica alleata ed amica di Atene fece rompere ogni legame tra le due poleis.
Questo portò Atene a votare una pace con Sparta per fare un'alleanza antitebana.
Ovviamente non fu un processo veloce e ci furono due fronti opposti che dibattevano a riguardo.
Dalla parte dei tebani abbiamo il democratico radicale Aristofonte mentre a favore della pace abbiamo la figura di Callistrato, democratico moderato.
La divisione tra i due ha origini economiche e sociali.
La città era spaccata sul piano sociale in quanto i demos e i ricchi avevano un piano di riscossione delle tasse diverso.
I pià ricchi infatti dovevano farsi carico delle spese della guerra in maniera maggiore e questo aveva portato del malcontento.
Nel 357 questo malessere della classe più abbiente portò ad una riforma economica a favore di una distribuzione più equa delle spese.

Nel 371 si tenne a Sparta un congresso tra le due città (alleati delle due fazioni erano comunque rappresentati dai due egemoni).
Dopo lunghi dibattiti, venne firmata una pace comune per porre fine della guerra.
Tutti, in maniera differente, giurarono su questa pace.
Solo Tebe, che voleva giurare come Beoti, venne esclusa.
Questo portò Sparta a decidere di scendere in guerra contro Tebe e si mobilitò verso Leuttra.
Era l'anno della più completa disfatta per la poleis peloponnesiaca.
Nella battaglia, Tebe ebbe vita relativamente facile tanto da eliminare quasi metà delle forze spartane.
Questo permise addirittura il tentativo di entrare a Sparta per distruggerla.
Tebe chiese supporto prima ad Atene, che si defilò dal dare una risposta, e poi a Giasone che preferì scende in campo per fermare la guerra.
Seppur in vita, Sparta perse tutto.
Perse il mito di invincibiltà che era suo da remoti tempi e perse il suo posto da egemone.
Crollò in seguito a questa battaglia ma le cuase vanno ricercate nella struttura della sua società.
Era in crisi a livello demografico (in questo momento contava solo 3000 spartani circa), aveva problemi finanziari, stava pagando anche del suo imperialismo spregiudicato e della spaccatura interna tra gli imperalisti e i tradizionalisti.
Fatto sta che questa sarà l'ingloriosa uscita di scena di una delle più famose poleis grache.
Nel 371 venne ratificata dunque la pace comune ad Atene, ponendola in una posizione privilegiata.
La pace comune si basò sull'autonomia delle singole poleis con i criteri della pace del Re e del decreto di Aristotele.
Tutta la Grecia sottoscrisse questa pace, anche Sparta che ora firmava solamente a suo nome, ponendo fine alla Lega del Peloponneso.

Nella cartina è raffigurata la innovativa tattica tebana della falange obliqua.

Il primo blocco, quello di sinistra, è la chiave della strategia e di questo schema.

Infatti, oltre alla presenza di soldati normali, ci sono forze di elitè che, sfondando lo schieramento avversario, si ritrovavano dietro alle linee nemiche.

Così potevano colpire la falange spartana da lato o da dietro.

LA RIVOLTA DEL PELOPONNESO

Dopo la pace, il Peloponneso entrò in agitazione.
L'autonomia venne "letta" in maniera differente da alcune poleis.
Mantinea decise di ricostituire la propria integrità territoriale, cercando di riunificare tutta la Arcadia.
Così di portò alla conquista di varie poleis con l'appoggio delle vrie fazioni democratiche.
Sparta intervenne per difendere l'autonomia di Tegea e Orcomeno.
Mantinea chiese dunque aiuto ad Atene ma ella preferì di scendere in guerra.
Le poleis dell'Arcadia si rivolsero a Tebe che decise di scendere nel Peloponneso.
Atene, in nome della pace, aiutò Sparta ma questa alleanza antitebana privò la Lega Navale della sua esistenza, colpendo "diplomaticamente" le aspirazioni egemoni della stessa Atene.


Nel 370 si ha la prima spedizione tebana.
L'obiettivo era quello di liberare le città soggiogate da Sparta per creare una "cinta" di poleis democratica in funzione fissa antispartana nel Peloponneso.
La forza di Tebe riuscì nell'intento e, probabilmente, superò anche le sue aspettative.
Dopo aver liberato Messene, fecero di essa un centro importante che, insieme a Megalopoli, simboleggiò questa alleanza arcadica.
Anche a Sud si riuscì a circondare Sparta con alleanze tra Argivi ed Elei.


La seconda spedizione fu tuttavia un fiasco.
Giunti per supportare gli alleati, Tebe si trovò in un conflitto interno.
Il piano di creare una forza antispartana nel Peloponneso non era voluto da tutti.
Il disimpegno tebano dunque portò alla rottura delle alleanze con Argivi ed Elei.
Questi entrarono in conflitto tra loro mentre Mantidea cercava di diventare egemone in questa regione.
Questo mise in crisi la politica tebana di Epaminonda.

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