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STORIA DELLA GRECIA CLASSICA

2019-12-09 13:15:28

Articolo che cala il sipario sulla guerra tra Atene e Sparta, analizzando le fasi della guerra e sulla dura resa ateniese.

DA NICIA ALLA SICILIA

La pace di Nicia fu accolta in malomodo dagli alleati spartani e questo malcontento, come abbiamo visto, portò a delle spaccature tra le varie poleis.
Dopo il compromesso del 420, la situazione tra Sparta e Atene tornò a peggiorarsi, un po' per la debolezza momentanea di Sparta e un po' per l'aggressività ateniese.
Fatto sta che qualunque sia la causa, si ha una ripresa ad Atene del partito favorevole alla guerra guidato da Alcibiade e da Alcmeoide Dinomache.
Questi due leader riuscirono a portare a compimento una alleanza con Argivi, Mantineesi e Elei.
Corinto, a causa di questi movimenti diplomatici ateniesi, aveva paura di rimanere isolata e facile preda, così tornò nel versante spartano.
Nel 418 si ha una nuova battaglia a Mantinea dove gli Spartani, col supporto alleato, riuscirono a sconfiggere Atene.
Nel 416 invece abbiamo la mossa ateniese che portò da Nicea una armata per piegare Melo, colonia spartana.
La poleis cadde nel 415 e si ha una durissima reazione di Atene nei suoi confronti.
Come Tucidide ci fa notare nelle sue riflessioni, abbiamo la prima presa di coscienza sull'imperialismo ateniese.
Preoccupata solo dell'utile immediato e indifferente a ogni valore etico/giuridico, Atene fece uccidere tutti gli uomini, deportando e vendendo come schiavi donne e bambini.
Questa faccenda verrà evocata anche nelle Troiane di Euripide.

LA SPEDIZIONE IN SICILIA

Nel 416/415 la poleis elima di Segesta chiese aiuto ad Atene contro Siracusa e Selinunte.
Il motivo era un possibile asse con Sparta e la possibilità di dover estendere il fronte di guerra in troppi luoghi distanti.

Nel 415 la flotta ateniese arrivò a Catania con un esercito fatto di 5100 opliti e 1500 arcieri/frombolieri.
Tuttavia Alcibiade fu costretto a tornare in patria per essere giudicato per alcuni reati a lui attribuiti.
Colpevole o no, egli fuggi a Sparta per organizzarsi e trovare appoggio politico dopo la sua condanna di tradimento.
Sparta giovò della sua presenza e delle sue conoscenze venendo a sapere delle intenzioni di Atene.
Infatti inviò truppe in Sicilia e in Attica per interferire col nemico.

Atene proseguì la sua campagna in Sicilia ma la sua presenza non era del tutto ben vista.
Addirittura venne sconfitta a Capo Plemmirio dai Siracusani e nel tentativo di assediare la città perse la vita anche lo stratega Lamco.
Nel 413 la situazione peggiorò anche sul fronte terrestre.
Anche gli aiuti sotto la guida di Demostene non riuscirono a portare lo sfondamento sul fronte nemico.
Dopo una ennesima sconfitta alle Elipole, i soldati ateniesi si ritirarono verso Catania ma Nicia, per motivi religiosi, rallentò la partenza.
Questo permise ai Siracusani di riorganizzarsi e bloccarli.
Essi provarono allora a fuggire a Camarina ma il tutto si concluse con la morte di Nicia e la cattura di Demostene.
Secondo Tucidide la perdita dei due migliori strataghi, Lamaco e Demostene, contribuì alla futura sconfitta di Atene.

LA GUERRA IONICA

Questa fase, che sarà anche l'ultima, verrà chiamata ionica o deceleica, nome dato dopo la presa di Decelea da parte delle forze spartane.

Decalea, una sorta di poleis-fortezza, era importantissima per Atene.
Infatti, con l'occupazione di questa zona, gli Spartani bloccarono gli afflussi di grano alla città di Atene e interruppero le comunicazioni con l'Eubea.
Questo duro colpo portò il sistema imperialista ateniese a sgretolarsi.
Per far fronte ai danni immediati, Atene fece mettere una tassa del 5% su tutte le merci importate e utilizzò i fondi del fondo di riserva.
Tuttavia la sconfitta in Sicilia provò Atene ancora di più.
A causa del loro fallimento, alcune zone della Grecia iniziarono a ribellarsi ed a prendere contatti con Sparta.
Il problema finanziario colpì anche Sparta, seppur in maniera minore grazie al suo sistema di alleanza differente da quello ateniese.
A soccorso di Sparta arrivò la Persia che, con molto denaro, finanziò Sparta.
Questo però non fu un atto di generosità.
La Persia, guidata attualmente da Dario II, voleva in cambio il riconoscimento su tutti i Greci d'Asia.

Statua raffigurante Alcibiade



IL COLPO DI STATO AD ATENE

Con il procedere della guerra, l'organizzazione statale di Atene iniziò ad degradarsi fino al famoso colpo di stato del 411.
Parte tutto l'anno prima quando Alcibiade, in rotta con le autorità spartane, tenta di tornare ad Atene.
Per farlo però ha bisogno di sostegno politico in quanto era un traditore.
Così contatto la fazione antidemocratica presente nella poleis e organizzò una rivolta.
Tuttavia la faccenda fu molto più articolata.
Pisandro fu mandato da Samo ad Atene per trattare la questione e diede inizio al progetto nel 411.
Rovesciata la democrazia, parlò in assemblea cercando di barattare il rientro di Alcibiade con il supporto del Re.
Allora fu inviato a Tissaferne ma il risultato sperato non arrivò.
Infatti si mise in rapporti con le elite oligarchiche e prese il potere, formando il governo dei Quattrocento.
Questo consiglio era principalmente guidato da quattro figure: Pisandro, Antifonte, Frinico e Teramene.
Alcibiade non fu richiamato perché considerato inadatto e, nel frattempo, vennero mandati alcuni diplomatici a Sparta per trattare.
Ovviamente la poleis spartana rifiutò l'offerta.


L'ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA

Anche se la città cadde in mano agli oligarchi, le forze militari impegnate a Samo giurarono fedeltà alla democrazia ed elessero due strateghi, Trasibulo e Trasillo.
Fu richiamato anche Alcibiade e gli venne concessa l'impunità.
Si formò dunque un secondo governo che tuttavia era in esilio.
Lo scontro tra le due forze politiche ateniesi fu molto intenso.
Già nel settembre del 411, abbiamo la caduta del governo oligarca.
La causa è da ricercare nella perdita della Eubea, regione importante in Grecia centrale.
Si formò quindi il governo dei Cinquemila, una sorta di mix tra oligarchia e democrazia.
I leader, colpevoli del colpo di stato, ebbero differenti percorsi.
Frinico e Antifonte morirono, Pisandro scappò a Decelea mentre Teramene, che rovesciò il governo oligarca, venne perdonato.
Anzi, si può dire che prese molto più vigore politico e ricoprì importanti ruoli nel periodo successivo.

LE ULTIME VITTORIE DI ATENE E LA SUA RESA

Seppur in un periodo negativo, Atene riuscì a sconfiggere gli spartani nell'Ellesponto, a Cinossema, a Abido ed a Cizico.
Grazie a queste vittorie, Alcibiade tornò ad Atene con poteri speciali.
Tuttavia il momento positivo si interruppe con la rovinosa sconfitta navale di Nozio, presso Efeso, nel 407.
Qua, la flotta spartana guidata da Lisandro, sconfisse quella ateniese guidata da Antioco.

Nel 406, Lisandro lascia il suo posto a Callicratida, uno spartano tradizionalista che interruppe i legami con i persiani.
Tuttavia egli trovò la morte nella battaglia di Lesbo, dove Sparta perse 70 navi da guerra.
Al suo porsto tornò Lisandro e chiese la pace ad Atene.
Nella poleis ateniese però l'offerta venne respinta in quanto si pensava di poter vincere ancora la guerra.
Nel frattempo, sempre ad Atene, scoopiò un caso contro gli strateghi vittoriosi a Lesbo.
Essi furono incriminati e uccisi perchè colpevoli di aver perso 25 navi da guerra con rispettivo equipaggio.
Questa triste vicenda ci viene descritta da Senofonte nelle Elleniche.
La fortuna di Atene però si interruppe in questo preciso momento.
Il 405 fu la data della caduta del grande impero ateniese.
Lisandor, spedito con la flotta nell'Egeo, prese alla sprovvista la flotta nemica e la distrusse.
Addirittura riuscì a portarsi nella baia di Atene ed a prenderla d'assedio.
Da terra le truppe spartane, senza particolari problemi, riuscirono ad arrivare alle mura della poleis avversaria, completando di fatto l'accerchiamento.
Senza navi né alleati né grano, Atene si rifiutò di consegnarsi e decise di resitere.
A questo punto Teramene fu inviato a trattare la resa.
Il 16 Munichione(aprile-maggio) 404, Atene si arrese.
Le condizioni furono pesantissime, nonostante le richieste di Corinto e di Tebe furono ritenute eccessive dagli spartani.
La resa portò alla distruzione delle Lunghe Mura e delle fortificazioni del Pireo.
Inoltre la flotta ateniese du limitata a 10 navi.

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