EasyHistory

STORIA D'ITALIA

2020-11-23 10:53:56

Nel nuovo articolo superiamo la dinastia Flavia per approdare ad un nuovo periodo, quello dei principi adottati.

NERVA (96-98)


Dopo Domiziano, quindi la conclusione della dinastia Flavia, non abbiamo un periodo di instabilità come avvenuto precedentemente.

Questa volta le tre grandi costanti (Senato, Popolo, Guardia Pretoriana) non erano entrate in conflitto per varie motivazioni.

La prima riguarda esclusivamente il popolo che, essendo tagliato fuori dai vertici del potere, ne aveva perso l'interesse.

L'altra ragione invece sorge sui pretoriani, volenterosi di vendicarsi, ma in frizione interna dovuta ai loro capi.

Il Senato accolse la notizia con entusiasmo, addirittura portandosi alla distruzione delle statue di Domiziano e portandosi verso l'elezione di Marco Cocceio Nerva, di origine umbra e nobilis.

All'epoca era sessantenne e aveva praticamente vissuto il cambiamento del Principato molto da vicino, avendo condiviso dei consolati con Vespasiano e Domiziano.


Durante il suo regno abbiamo una politica interna molto morbida che tendeva la mano agli esiliati, revocandone il destino; ai proprietari che subirono delle confische; alla sospensione delle persecuzioni verso l'Ebraismo e le sue sette (tra cui quella dei Cristiani).

Questo permise di essere in buoni rapporti con il Senato e con la guardia pretoriana, riuscendo a ripristinare l'ordine ed a fare alcune modifiche nel sistema imperiale.

In campo economico ebbe un impatto importante per il futuro di Roma che porterà ad una minor pressione fiscale ed a una attenta analisi delle spese pubbliche per disciplinarle.

Inoltre eliminò il Fiscus Iudaicus ed istituì il preator fiscalis, un importante figura di congiunzione nelle contese tra privato e fisco.

Cancellò anche il cursus publicus dalle comunità, portando avanti il progetto di Domiziano e il suo interesse per l'Italia.

Portò avanti sia una politica di riguardo verso la cura dell'Urbe, con la costruzione di nuovi acquedotti, sia delle linea di moralizzazione dei costumi.


La più importante novità da lui ripresa è la successione per adozione, fallita miseramente con Galba e che aveva portato poi ad un periodo di instabilità.

Questa volta si mosse attentamente ma anche molto velocemente.

Il fatto di designare un successore così presto permetteva al candidato di affiancarsi all'Imperatore per una sorta di preparazione politica e soprattutto per tutelare la stabilità dell'Impero.

Tuttavia l'uomo da scegliere doveva essere qualcuno di riconosciuto sia dalle forze armate sia dal Popolo/Senato, facendo ricadere la scelta su Traiano, un valido generale nella provincia della Germania Superior.

Egli venne ufficializzato pubblicamente durante una cerimonia sacra al Campidoglio.

Questa sua scelta era dettata anche dalla sua politica di conciliazione, scegliendo l'uomo più idoneo per legare potere imperiale a quello delle istituzioni pubbliche.


TRAIANO (98-117)


Marco Ulpio Traiano era già molto conosciuto nelle alte sfere statali in quanto ritenuto molto abile come generale e molto vicino alle sfere senatorie, grazie al padre e alla sua carriera politica durante Vespasiano e Nerone.

Decise di portare avanti una linea simile a quella di Nerva, scegliendo il rispetto delle istituzioni e delle loro funzioni.

Assunse il titolo di Princeps (nessuno lo aveva più utilizzato dopo Augusto) e di rivestire alcune magistrature, come quella consolare.

Questi comportamenti lo resero ben presto amato dal Senato e gli permetterà di avviare un più deciso accentramento del potere.


La sua "squadra" di consiglieri era ben nutrita di personaggi illustri (G.Prisco, N.Prisco, T.Aristone, L.L.Sura) che ne ampliava le capacità e gli permise di entrare in ogni spazio del cittadino, sia dal lato privato sia da quello pubblico.


In campo amministrativo continuò il percorso dei Flavi con l'assegnazione degli ufficia al ceto equestre piuttosto che ai liberti, ampliandone alcuni o creandone altri (es: procurator portus utriusque).

Sul versante economico l'unica cosa veramente importante è il proseguo della linea di Domiziano, obbligando i senatori ad investire un terzo dei loro capitali in Italia.

Si incentrò molto di più nella manutenzione di Roma e di nuovi interventi edili, oltre che di nuove colonie provinciali.

Rilevante è la presenza di Apollodoro di Damasco che rese possibile la rifioritura urbanistica cittadina con l'allargamento del Foro, la creazione di una basilica e due biblioteche (greca e latina)

Vicino al Foro venne riorganizzata l'area dei mercati e successivamente prenderà parte alla costruzione dei monumenti per le imprese di Traiano come la famosa Colonna.


Nel riquadro a sx è presente una statua di Apollodoro mentre nella dx troviamo la Colonna di Traiano, opera importante che raffigura la guerra di Dacia.


Il campo però dove eccelleva era sicuramente quello della polita estera.

Infatti le guerre occasionali erano diventate una valvola di sfogo sia per problemi sociali sia per quelli economici (inflazione o bassa liquidità).

In Occidente sarà sicuramente famosa la sua campagna contro Decebalo e della conquista della Dacia.

Seppur vicini, i due avevano mantenuto sempre una situazione di stallo per evitare scontri pericolosi per la stabilità della zona balcanica.

Tuttavia con le campagne del Re Burebista e le sue spedizioni in Mesia abbiamo una guerra tra i due regni secolari.

Prima lui e poi Decebalo però si dovettero scontrare con Tettio Giuliano, governatore, e Domiziano, imperatore, finendo sconfitti ed obbligati alla ritirata.

Seppur vittoriosi i Romani dovettero scendere a patti con loro e firmare una dura pace, concedendo enormi pagamenti per mantenere lo stallo.

Solo con Traiano abbiamo una drastica decisione, con un capovolgimento dei fronti e l'annullamento del precedente accordo.



Per la spedizione radunò ben 80000 legionari più alcune coorti ausiliarie che avrebbero dovuto avventurarsi nel territorio nemico per affrontare circa 200000 guerrieri.

Partì da Viminacium in direzione di Tibiscum e poi continuare ad est verso Tapae, famose come le Porte di Ferro, dove avvenne il primo scontro.

Il primo incontro fu abbastanza burrascoso per i romani che dovettero adottare nuove modifiche sia per lo scudo, ora rinforzato ai bordi con il ferro, sia per le braccia, armate da una corazza per proteggerli da eventuali fendenti.

Traiano comunque vinse ed obbligò Decebalo alla ritirata ma lasciò un grande numero di legionari sul campo.

Deciso a vendicarsi, i Daci si allearono con Sarmati che contrattaccarono la linea difensiva romana sul Danubio per sfondare in Mesia ma puntualmente vennero sconfitti da Laberio Massimo.

Per evitare ulteriori problemi, Traiano si ricongiunse con L.Massimo e inseguì prima i Daci, sconfiggendoli ad Adamclisi, e poi i Sarmati a Nicopolis.

Per mettere però fine alla guerra, egli doveva affrontare Decebalo e quindi doveva puntare sulla capitale Sarmizegetusa Regia, protetta da 6 roccaforti.

Assediata da tre lati, le mura iniziarono a cadere quindi Decebalo si arrese, accettando dure condizioni di pace che minano l'autonomia del regno di Dacia.



Nel 105 però Decebalo si ribellò, scatenando l'ira romana.

Traiano si riorganizzò e fece costruire un ponte sul Danubio per giungere velocemente in terra nemica, puntando direttamente la capitale.

Suddivisa su due colonne, la resistenza dei Daci fu portata al limite e porterà alla morte per suicidio dello stesso Decebalo.

La sua testa fu portata all'Imperatore, mettendo fine alle guerre daciche e aprendo a Roma le enormi ricchezze naturali (oro e argento).





In Oriente optò invece per la creazione di Re clienti, cioè amici di Roma.

Egli conquisto l'Armenia e la Mesopotamia, giungendo dunque sul Golpo Persico e prendendo Ctesifonte (116).

Sotto controllo romano finirono anche la zona dell'Arabia Petrea e delle città mercantili di Bostrea e Petra, necessarie per l'accesso all'India.

Tuttavia sarà obbligato al ritorno in Giudea dopo una nuova ribellione ebraica a Cipro, in Egitto e a Cirene.

Nel 117, durante il viaggio di ritorno, morì di malattia e consegnò sul letto di morte il potere ad Adriano, subito acclamato in Siria dalle legioni.