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STORIA D'ITALIA

2020-11-12 11:28:24

Articolo dove affronteremo la discesa del potere imperiale della Gens Giulio-Claudia che porterĂ  alla prima grande crisi.

CALIGOLA (37-41)


Alla morte di Tiberio il suo testamento aveva assunto una valenza pubblica, sicché che Tiberio G. e Caligola furono considerati eredi e senza che avessero alcuna carriera istituzionale.

Già ora la presenza della guardia pretori, con a capo il prefetto Macrone, aveva assunto un grande peso politico, tanto da influenzare l'assegnazione del potere.

Tiberio G. verrà adottato da Caligola dopo che divenne Principe ma, ovviamente per liberarsi di un pericoloso contendente, sarà obbligato a commettere suicidio.


Non si sa se avesse qualche patologia o no ma la sua tradizione è ben più tirannica di quella degli ultimi anni di Tiberio, avvicinando la sua figura a quella di un despota orientale.

La sua politica fu indirizzata verso una totale divinazione della figura del Principe con un avvicinamento anche ai culti fuori legge voluti da Tiberio e con la riammissione di libri proibiti di Tito Labieno, Cassio Severo e Cremuzio Cordo.

Questo inoltre influenzò anche la stabilità delle zone orientali con la creazione di Stati cuscinetto affidati a giovani principi orientali con cui aveva condiviso l'infanzia.

Sarà anche la causa di una prima ribellione dei giudei in funzione antiromana in quanto aveva progettato di installare nel tempio di Gerusalemme una sua statua.


A livello economico non fece grandi cose ma sfruttò ampliamente le casse imperiali per organizzare spettacoli, donazioni e iniziative edili per tenersi stretta la plebe.


La sua fine però venne premeditata quando le sue manie divennero eccessive anche per la sua stessa famiglia.

Considerato pericoloso venne dunque organizzata una prima congiura da parte di: Cornelio Lentulo Getulico, legato delle legioni di Germania S.; Emilio Lepido, vedovo di Drusilla, e le sue sorelle, Giulia Agrippina e Livilla.

Tuttavia egli era pazzo ma attento e riuscì a sventare questo tentativo e a condannare a morte Emilio e Getulico mentre esiliò le sue sorelle.

Solo nel 41 abbiamo la sua morte a seguito di una seconda congiura con a capo Annio Viniciano, figlio di un console ed amico di Emilio Lepido, Valerio Asiativo e Cassio Cherea, tribuno.


CLAUDIO (41-54)


Ai fatti della seconda congiura, Claudio era cinquantenne ed era praticamente fuori dalla vita politica imperiale tanto da essere più interessato allo studio.

Stranamente però la domus Augusta era ora in sue mani sicché, dopo un primo momento di scontro, sia Senato sia guardia pretoria, lo avevano riconosciuto come successore.

Nonostante le vecchie modalità del rapporto tra Principe e Senato fossero superate a causa della nuova struttura organizzativa, egli cercò sempre di mantenere una specie di equilibrio tra i due organi.

Risulterà una maggiore attività senatoriale che porterà la legislazione imperiale ad una espressione civilistica, orientata sul diritto privato, ma esautorata praticamente da questioni politiche ed amministrative.


Nel campo della amministrazione statale egli aveva intuito che bisognava riformare alcune cose.

La necessità di di uffici specialistici centrali porterà la nascita di:

- a rationibus, per le finanze ma separato dal fiscus che aveva assunto forma autonoma;

- a libellis, per la giustizia;

- ab epistulis, per la corrispondenza istituzionale ed assumerà, in simbiosi con l'ufficio sopra, anche la funzione di fonte giuridica;

- a studiis, per la cultura;

Queste nuove diramazioni del potere imperiale però avevano bisogno di una "legittimazione" attraverso la ripresa di un suo simile di epoca repubblicana.

Tuttavia non esisteva nulla di simile e quindi venne utilizzata la struttura famigliare, lasciando l'accesso a questi uffici solo ai liberti che otterranno in questo periodo un grande potere.

Statalizzo anche la figura del procurator, nata come privata, e si addoperò anche da giudice per questioni intra cubiculum principis.


La sua politica edile fu molto attiva e ampia.

Da ricordare sarà il prosciugamento del Fucino (attuale Abruzzo), che porterà nuove terre per l'agricoltura; il rinforzo del porto di Ostia e di una sua espansione a nord del Tevere per migliorare l'approvvigionamento; e una nuova rete di acquedotti.


Fu poi molto attivo anche riguardo agli equilibri interni con la concessione della cittadinanza ad alcune zone nella Gallia e di una politica inclusiva delle tribù alpine.

Nel 49 sarà anche autore di una espulsione di ebrei da Roma e in direzione della Giudea e dell'Egitto.

Sarà promotore della annessione della Britannia, grazie al supporto di Aulo Plauzio e delle sue legioni; della formazione della provincia di Mauritania, in fermento durante il periodo di Caligola, e di quelle di Tracia e Licia; il ritorno a provincia della Giudea alla morte di Erode Agrippa.

A questo seguì una ingente opera di colonizzazione.


Lui troverà la morte in una trama di corte organizzata da Agrippina, figlia di Germanico, a favore di Nerone.




NERONE (54-68)


Come per Claudio, la guardia pretoria guidata da Afranio Burro fu la prima a riconoscere Nerone come imperatore.

Egli era sostenuto anche da Agrippina, sua madre, e Seneca, suo precettore, dal quale si fece guidare per i primi suoi 5 anni di potere.

Infatti Seneca cercava di renderlo un buon sovrano ellenistico che introduceva una novità nell'ambiente romano: la clementia.

Essa, già esistente ai tempi di Cesare, era mutata radicalmente ed entrata nuovamente in circolo come un modello di comportamento del sovrano.

Essere clementi era una caratteristica "regale" del Principe che quindi era una figura essere dolce e affidabile nel suo uso del potere.


Come detto, i 5 primi anni di Nerone furono addirittura denominati quinquennium felix ma la situazione cambiò rapidamente.

Avendo paura di congiure di corte si addoperò per una grande epurazione interna che porterà alla morte di molti suoi membri.

Nel 55 sarà Britannico, discendente di Claudio, ad essere avvelenato e seguito da Agrippina nel 59, ormai stufa degli eccessi del figlio e delle sue relazioni con la liberta Atte e con Poppea.

Nel 62 avvenne il ripudio di Ottavia, con false accuse che porteranno al suo esilio e alla morte; e della morte del prefetto Burro che lasciò la sua carica a Tigellino, suo ministro delle epurazioni.

Ovviamente queste sue politiche interne così estreme lo porteranno anche alla morte nel 68 dopo essere abbandonato anche dai suoi stessi pretoriani.


In campo economico egli si fece valere in quanto attuò una riforma monetaria basata sulla riduzione del peso dell'aureo e del denario, con tanto di riduzione del metallo fino.

Questo comporterà una apprezzamento del denario rispetto all'aureo ed avvantaggerà i piccoli possidenti, evitando speculazioni e sfruttandolo per le transizioni verso l'estero.


In politica estera però egli riaprì lo scontro coi Parti che inflissero una grave sconfitta a Roma e dovettero riconoscere Tiridate, fratello del re parto Vologese, come sovrano armeno.

Inoltre la Giudea si rivoltò contro Nerone e le sue restrizioni, portando la zona ad uno stato di guerra.

Qua venne mandato Vespasiano, noto nell'ambiente per il suo talento dopo la campagna in terra inglese.





Quello che possiamo definire come colpo di grazia alla figura di Nerone fu indubbiamente l'incendio di Roma del 64.

I rapporti con il Senato erano molto tesi e anche lo stesso Nerone non era molto amato dalla plebe ma che comunque non osava opporsi al suo potere.

Cosa successe esattamente non si sa in quanto sappiamo solo che un grande incendio colpì Roma e i suoi quartieri, portando ad una grande devastazione.

Secondo la tradizione abbiamo varie accuse a Nerone, descritto come piromane e pazzo, mentre lo stesso accusava i Cristiani, piccola setta attaccata ancora al ramo dei Giudei.

Questo porterà alle prime persecuzioni dei cristiani nell'Impero e ad un periodo di intolleranza religiosa verso i monoteisti.

Inoltre Nerone sfruttò questa catastrofe per acquisire lo spazio necessario per la sua domus Aurea, un progetto per una residenza imperiale (nella foto potete vedere una sua ricostruzione al computer).

Oltre che ad affossare la sua popolarità, egli prosciugò le casse pubbliche e darà vita a una diffusa pratica delle confische.


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