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STORIA D'ITALIA

2020-11-09 11:55:48

Articolo che affronterà il Principato di Tiberio, della sua evoluzione politica e delle sue conquiste, parlando ovviamente anche di Idistaviso.

IL PERIODO DI TIBERIO (14-37)


Il potere di Augusto come abbiamo visto non era una posizione tradizionale né interna all'ordinamento romano.

Era basato sulle attribuzioni di magistrature e sul concetto di auctoritas, ovviamente superiore a tutte le altre in quanto salvatore e restauratore della Res publica.

Alla sua morte dunque Tiberio era titolare di imperium proconsualre e tribunicia potestas, lasciategliele da Augusto tramite adozione e dando quindi inizio ad una linea di ereditarietà nel Principato.

Quello che differenziò queste due figure storiche è però il loro imperium.

Tiberio era appena salito al potere e dunque aveva bisogno di qualcosa che avesse lo stesso peso politico della auctoritas di Augusto.

Questo si tramutò in una concessione di pieni poteri da parte del Senato che, attraverso una legge apposita, dava al neo principe un imperium maius.

Era il segno definitivo che diede vita al potere ereditario del Principato sul potere senatoriale, dettando dunque la nascita dell'Impero Romano.


La figura di Tiberio però ci viene tramandata in maniera abbastanza contrastante già dalla tradizione romana in quanto alcuni lo vedevano in linea con Augusto mentre altri lo descrivevano come un tiranno sanguinario.

Di certo sappiamo solo che ebbe alcune grane nel periodo della sua elezione a Principe e che cercò molte volte di sollecitare il ruolo del Senato; anche da tenere conto sono le epurazioni nei suoi ultimi anni di vita.


Come detto il primo passo di Tiberio era farsi riconoscere da tutti come legittimo successore di Augusto quindi dovette affrontare tre movimenti di opposizione.

Il primo era incentrato sulla figura di uno schiavo di Agrippa Postumo che riuscì a farsi passare per il suo padrone e raccolse molte forze avendo appoggi interni alla corte e alla casa imperiale ma tuttavia troverà la morte nel 16.

Il secondo passo era sedare la rivolte delle legioni di Pannonia e Germania che volevano avere voce in capitolo sulla posizione del loro imperator.

Queste si affidarono alla figura di Germanico che però era fedele a Tiberio stesso e fu l'artefice delle operazioni contro i rivoltosi.

Infine c'era Scribonio Libone, nipote di Scribonia, nel 16 fu accusato di cospirazione e obbligato al suicidio.

SEIANO

Come in tutti i trasferimenti ereditari di potere, il punto debole sta nel trovare il giusto successore.

Così come Augusto, anche Tiberio doveva cercarne uno adatto a ricoprire il ruolo di Principe in un futuro e, grazie alla tradizione romana, egli poteva sfruttare anche l'arma dell'adozione, così come fece Cesare con Ottaviano.

Siccome nel 19 morì Germanico, suo figlio adottivo; e nel 23 morì suo figlio naturale Druso II, Tiberio virò la sua scelta su i figli di Agrippina e Germanico, i giovani Nerone e Druso III.

Nel giro della corte imperiale però si aggirava un'altra figura importante, quella di Seiano.

Egli godeva della massiva fiducia di Tiberio e gli era stato utile quando fece dislocare a Roma le guardi pretorie, facendole diventare un potente mezzo di pressione politica.

Quando nel 27 Tiberio si trasferì a Capri, Seiano aveva praticamente Roma in mano sua e questo gli permise di attuare un piano per prendere il potere.

Innanzitutto fece condannare nel 29 Agrippina e ad eliminare sia Nerone sia Druso III e poi puntò di sposare Claudia Livilla, figlia di Germanico.

Questo però fu anche il suo più grande errore in quanto perse la fiducia di Tiberio, che negò il matrimonio; e vide il Senato tramare contro di lui.

La sua fine arrivò nel 31 quando Antonia minore, figlia del triumviri e madre di Germanico, lo accusò di cospirazione, rendendo obbligatoria la sua condanna capitale.

LE CONQUISTE DI TIBERIO


In ambito economico egli si mostrò abile nel risolvere la crisi del credito che stava procurando una svendita di terreni da parte di piccoli agricoltori.

Concesse una enorme somma di denaro alle banche affinché coprissero i debiti e permettesse ai debitori di liberarsi dal macigno economico.

Fu abile anche nel risparmiare con un deposito di 2700 milioni di sesterzi che però si rilevò anche un'arma a doppio taglio che provocò una carenza di circolazione monetaria.

Tuttavia concesse ad alcuni funzionari provinciali troppe ricchezze, provocando la rivolta in Gallia dei cittadini romani e sostenuti dal druismo locale.

In ambito religioso egli affrontò a muso duro i nuovi culti imperiali così come contro culti importanti in Oriente (culto di Iside e l'esilio dei Giudei del 19).

Nel campo della politica estera fu affiancato dal valoroso Germanico che gli permetterà di rafforzare la presenza romana in alcune zone della Germania e di puntare al rafforzamento della zona orientale.

Come vedremo la politica adottata da Tiberio permetterà di annettere la Cappadocia, parte della Cilicia, la Commagene; inoltre stabilizzò la zona armena con il supporto al Re Zenone Artaxia e trovando un accordo di pace con il Re Artabano II di Partia.

LA BATTAGLIA DI IDISTAVISO

Questa battaglia è molto importante perché ci dimostra come la disfatta di Teutoburgo non sia stata il definitivo arresto dei piani riguardo alla romanizzazione della Germania.

Germanico e Tiberio inoltre avevano il fondato timore delle coalizioni tra tribù germaniche sia di quelle galliche di alcune tribù scontente.

In ultimo avviso c'era anche l'importante obiettivo di rendere il Reno un confine stabile.

A differenza di Varo, Germanico si attrezzò meglio e al suo fianco scelse il valente Cecina, un ottimo veterano che darà un supporto prezioso.


Il primo impatto sarà vicino al fiume Visurgis (veser) quando i romani organizzeranno il loro castrum in territorio nemico.

Quando i reparti di cavalleria romana e ausiliaria attraversarono il fiume, furono inizialmente attaccati ma resistettero costringendo il nemico a ripiegare.

Cariovaldo, a capo dei Batavi, insegue i Cherusci ma si trovarono in difficoltà a causa di una imboscata e dovette essere soccorso da Stertinio ed Emilio, proteggendo il nucleo degli alleati.


Costruito il castrum, Germanico fece mantenere alcuni reparti in assetto di guerra per evitare imboscate.

Questo permise di sventare un attacco notturno e di lasciare il grosso delle forze romane a riposo.

Infatti al mattino seguente lo scontro era inevitabile con Arminio che radunò le sue forze in massa mentre i Cherusci si sistemarono nella boscaglia per preparare una imboscata ai lati romani.

Germanico scelse invece una formazione un po' diversa dal solito.


La prima fila era composta da ausiliari (Rezi, Galli e Vindelici) con arceri subito dietro; i legionari erano posti nella solita formazione ma tra le due fila era sistemata anche la cavalleria di Sertinio (dx) e Emilio (sx); in ultima fila troviamo coorti alleate e arcieri a cavallo.

Questa scelta era dettata dal pericolo di imboscate dai boschi, quindi in funzione difensiva dei lati della formazione ma che mantenne anche quella loro prerogativa offensiva.


Quando l'esercito germanico attaccò, Emilio si portò al fianco destro nemico mentre Stertinio contrattaccò l'imboscata dei Cherusci, dettando dunque la vittoria romana.

Tuttavia Arminio riuscì a scappare ed a riorganizzare un esercito per attaccare nuovamente i romani.

Lo scenario si sposta dalla Piana di Idistaviso al Vallo Angrivariano.

Qua furono i romani a trovarsi in difficoltà a causa del piano nemico di accingerli d'assedio.


I reparti di Germanico si trovarono subito bersagliati dai nemici che invece si proteggevano grazie al muro costruito e nel frattempo davano tempo alla cavalleria di sistemarsi nella boscaglia.

Il tutto venne risolto da una ritirata strategica che permise agli arcieri romani di stare fuori dall'area di tiro dei nemici e di costruire le famose armi da guerra per abbattere la muraglia.

Questo portò i legionari di sfondare la linea e di arrivare al contatto con la fanteria, mandando in rotta le tribù germaniche.



Tiberio, nonostante la vittoria, decise di fermarsi qua con le operazioni sul Reno che comunque era stato messo in sicurezza e divenne uno dei limes romani più importanti.

Nel 37 abbiamo la sua morte e i contendenti a sostituirlo furono Tiberio Gemello, figlio del defunto Drusio II; e Caligola, figlio del defunto Germanico.

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