STORIA D'ITALIA
Articolo dove vedremo delle riforme di Augusto in ogni campo statale e delle sue politiche estere, dividendo il suo operato in varie zone.
L'AMMINISTRAZIONE DI ROMA E DELL'ITALIA
Augusto ben sapeva i punti di forza e di debolezza che caratterizzavano la struttura repubblicana come la necessità di miglioramento della vita della plebe urbana e il ripristino del regolare funzionamento delle istituzioni.
La situazione amministrativa era però quella più debole in quanto la grande estensione territoriale aveva necessità di un sistema differente.
L'annualità delle cariche provinciali non permetteva programmi a lungo periodo e la debolezza economica di alcune zone non permetteva neanche il raggiungimento per l'iscrizione ad alcune magistrature.
Il primo passo quindi sarà quello di risolvere la situazione urbana con la già citata famiglia e il suo nuovo ruolo nella vita romana.
La sua nuova funzione permetteva ai gruppi tradizionalisti di riattivare quel meccanismo politico mentre per riavviare l'intero Stato puntò molto sulla sistemazione delle grandi masse plebee.
Esse erano formate sia da poveri sia da veterani delle guerre civili che formavano una grande fetta della popolazione urbana con tutte le problematiche legate alla loro situazione.
Risolvere dunque la situazione a Roma era un importante passo in avanti nei progetti imperiali, portando Augusto a buttarsi in una ristrutturazione totale.
Per la gestione della città egli ripartì la città in vici e regiones, con i primi che ottennero i propri magistrati con i compiti di polizia e pronto intervento.
Inoltre scese in prima persona contro la precarietà della città che stava subendo penurie di viveri, fatiscenza edile e scarsità d'acqua, assumendosi personalmente anche i costi ( sarà così per la cura annonea e per la cura viarum).
Per tutti questi problemi, e per rendere la soluzione più durevole nel tempo, egli decise di ampliare il numero di officia cittadini, detti nova ufficia.
Dall'era repubblicana a quella imperiale assistiamo ad un incremento di cariche pubbliche che rappresentavano il sorgere di nuove problematiche ma Augusto le estrapolò da magistrature già esistenti (curae).
Alla morte di Agrippa inoltre porrò fuori dalla magistratura queste curae e le affidò ad ex magistrati con il principio della delega.
Il continuo riprendere da magistrature tradizionali era non solo un fattore estetico o propagandistico ma anche utile a legittimare quelle nuove in quanto "evoluzioni" di quelle repubblicane.
Le prefetture invece avranno una evoluzione differente in quanto si configureranno come in passato tranne per il prefectus Aegypti che invece sarà investito anche di imperium.
Le curatele e prefetti formarono dunque quel gruppo necessario ad Augusto alla progettualità del Principato in quanto essi erano direttamente nominati da lui e senza limite annuale, rendendoli veri e propri funzionari, divisi in ambito civile o militare.
Gli ufficia venivano inoltre attribuiti in relazione all'ultima carica coperta, creando anche una carriera pretoria o una consolare.
LE VARIE CARICHE AMMINISTRATIVE
Il prefectus urbi, fatto risalire addiruttura al periodo monarchico, era in sostanza una figura che avrebbe dovuto sostituire i consoli durante una loro assenza.
Dal 13 DC la carica si assestò anche i loro presenza e venne attribuita a soli membri senatoriali, cosa differente per gli altri prefectus che erano solo dell'ordine equites.
La sua funzione era quella di garantire l'ordine cittadino con l'ausilio di tre coorti urbane e aveva oltretutto anche funzioni giurisdizionali.
Come accennato esistevano anche altri prefecti come quello praetorio, posti inizialmente a capo delle nove coorti pretorie create da Augusto o quello vigilum, capo delle sette coorti vigili che erano delle guardie notturne per la prevenzioni di crimini, per lo spegnimento degli incendi e di pronto intervento in caso di calamità.
Un secondo gruppo che invece doveva assicurarsi delle condizioni di vita dei cittadini ed erano i praefectus annonae che gestivano inoltre il trasporto delle derrate alimentari dalle province.
Gli aerarii Saturni erano praefecti adetti all'erario, tesoro e archivio del popolo romano, affiancato in seguito dall' aerarium militare per, ovviamente, le spese militari.
Poi abbiamo tutte le curatele come il curator aedium sacrarum et operum publicorum che si occupava della manutenzione e della costruzione di edifici sacri e no, con alcuni compiti anche riguardo alla occupazione del suolo pubblico.
I curator alvei Tiberis et cloacarum erano i responsabili del controllo e della manutenzione del fiume e vigilavano anche sull'uso dell'acqua; i curator aquarum invece sorvegliavano la funzionalità corretta degli acquedotti.
Questi appena citati erano di rango consolare mentre erano di rango pretorio i curatores frumenti, incaricati delle frumentazioni, e i curatores viarum, addetti al controllo dello stato delle strade.
Bisogna intendere queste nuove cariche non come comparti stagni che lavoravano solo in quel campo ma come un grande meccanismo che quasi sempre si intrecciava nelle sue varie funzioni.
Ultimo reparto da conoscere è quello legato al Principe stesso.
Come detto quelli già analizzati erano stati estrapolati da magistrature esistenti mentre gli officia erano cariche private vincolate prima ai liberti e poi ai soli equestri.
Si può concepire come un apparato privato di segreteria che si affacciava al sistema pubblico tramite la figura del principe e che si svincolerà da esso solo più avanti.
Un'altra parte della struttura privata di Augusto era quello riguardante la sua cassa, in quanto personale e finanziata dai fisci delle provincae Caesaris.
Era una procedura normale che il Principe si accollasse il peso economico delle frumentationes come atto di evergesia privata verso il popolo.
L'ITALIA E LA SUA NUOVA STRUTTURA
Augusto concepirà l'Italia come una estensione di Roma e la suddividerà in undici regiones (come in cartina), essenzialmente per facilitare operazioni quali censimento e spostamento di coorti pretorie.
L'area amministrativa resterà quella per città, accresciuta dalla fondazione di nuove colonie o dal rafforzamento di quelle già esistenti.
In mancanza delle figure magistratuali, era il potere centrale che controllava aspetti economici e politici, affiancati dal sistema viario che era una antica rete di comunicazione interna per la trasmissioni di notizie, spostamento di uomini che svolgevano cariche pubbliche e per l'approvvigionamento dell'esercito.
A sovrintendere il lavoro delle municipalità c'era la figura del praecfetus vehiculorum equestre e anche forme di preafectus annonae.
Sul piano giurisdizionale ci si affidava a magistrati locali mentre in alcuni casi al praefectus urbi. ( questo sistema verrà poi ampliato durante il II sec)
Anche le zone rurali verranno rimodellate in pagi già anticamente usati quali ripartizione dell'ager Romano ma ora estesi a tutta Italia.
AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE
Nel 27 AC Augusto venne eletto dal Senato come responsabile delle province non pacificate, aprendo ad una divisione tra provinciae Caesaris e provinciae populi Romani che avevano differenti obblighi e possibilità.
Le prime erano rette da un legatus Augusti pro praetore mentre quelle populi erano affidate ad un governatore con il titolo di proconsole (sempre scelti tre ex consoli o ex pretori).
Come intuibile questa differenza portava ad un duplice sistema per amministrarle efficacemente.
Il proconsole e il legati pro praetore erano mandati nelle province populi con potere annuale e con funzioni giurisdizionali ma con la possibilità del Principe di interferire sia indirettamente, con l'invio di suoi procuratores; sia direttamente, facendo valere la sua auctoritas.
Dal III sec il Principe inizierà ad esprimere un controllo più sistematico e diretto, arrivando anche alla nomina degli stessi uomini da inviare.
Le province imperiali invece erano assegnate ad un legatus Augusti pro praetori senza limiti di tempo e il suo rango veniva scelto in base alla importanza della provincia.
Qua i procuratore avevano funzioni finanziare ed erano affidate al ceto equestre.
Nelle zone periferiche dell'Impero, quindi quelle zone rosse, i prefetti militari avevano anche funzioni amministrative che gli davano grande potere in quanto dovevano essere autonomi in caso di necessità. ( basti pensare alla zona della Pannonia, della Mesia e del Nord Africa)
Eccezione del sistema era l'Egitto, inglobato nel mondo romano solo recentemente dopo i fatti di Cleopatra e M.Antonio.
Siccome di vitale importanza per l'Impero, questa era governata dal Principe stesso e amministrata da un prefetto di rango equestre con imperium e dotato di esercito permanente.
Questa scelta era dettata dalla differente impostazione statale che aveva caratterizzato il Regno africano, prima sostenuto sul potere dei Tolomei che erano visti come faraoni.
Ultima facciata di questo sistema era quello dei Regni clienti cioè territori esteri ma considerati sotto imperium romano.
Essi erano lasciati ai sovrani precedenti che li amministravano autonomamente ma per Roma erano vitali soprattutto in Oriente in quanto formavano delle zone cuscinetto contro le invasioni nemiche.
RIFORMA DELL'ESERCITO
Dato l'uso personale dell'esercito in età tardo repubblicana, Augusto pensò che necessitava di una riforma.
Innanzitutto abbiamo la creazione di un esercito stabile e permanente, senza leve straordinarie (eccetto nel 7 DC e dopo la disfatta di Teutoburgo), che permettesse di controllare bene le zone di confine.
In totale troviamo ben 28 legioni sparse tra cui 2 sono stanziate in Italia (Misenum e Ravenna) formate da circa 5.500 uomini (10 coorti divise in 6 centurie) per ciascuna e assistite da 3 turme di cavalieri.
Ovviamente questo portò alla nascita di un nuovo soggetto sociale e giuridico: il militare professionista.
Tra il 5 e il 6 DC sappiamo che venne fissata anche una tempistica in base al reparto: 16 anni nelle coorti pretorie, 20 nelle legioni più 4 nei vexilla veteranorum o 25 nella flotta.
Al loro ritiro essi avevano una sorta di liquidazione pagata dall'aerarum militare, istituito da Augusto nel 6 DC.
Questo permetteva ai congedati di ritirarsi e di avere una sorta di ricompensa del loro servizio in base al loro stato. (honesta missio sarebbe il congedo regolare, ignominiosa sarebbe quello disonorevole e causaria dettato dalla malattia e da ferite)
Inoltre anche le coorti ausiliarie potevano, al loro ritiro, ottenere una ricompensa: la cittadinanza romana.
Questo mezzo di concessione, esteso anche ai pellegrini in caso di arruolamento, permetteva ai non-romani di integrarsi con l'Impero.
Nell'Urbe invece la situazione era diversa.
Abbiamo visto come a Roma c'erano alcuni corpi militari ma che essenzialmente erano per la sorveglianza e per le emergenze come incendi o catastrofi.
Tuttavia Augusto deciderà di creare nel 26 AC le coorti pretorie dislocate in tutta Italia come sorta di guardi del corpo.
Solo con Tiberio abbiamo il loro spostamento dentro la città con tutte le conseguenze del caso.
LE NUOVE CONQUISTE
Con Augusto abbiamo anche una intensa attività militare che porterà Roma ad ottenere sia successi grandiosi sia sconfitte pesanti.
Prima di elencarle però dobbiamo aver presente la differente metodologia con cui egli si adoperò in Occidente e in Oriente.
In Oriente puntò molto sulla diplomazia, cercando accordi con il grande Impero dei Parti, sempre una spina nel fianco; e con la creazione di protettorati.
In questa ottica vennero stabiliti rapporti di clientela con il Regno di Cappadocia, Ponto e Giudea (dal 6 DC annesso direttamente a Roma) mentre l'Armenia aveva oscillazioni tra aristocrazia filoromana e filopartica (ricordo che questo era stato causato dalle guerre condotte da Cesare, Pompeo e M.Antonio).
Nel 25 anche la Galzia diventerà Romana mentre in Egitto si effettueranno spedizioni sia verso l'Arabia, senza successo; sia verso le coste libiche.
In Occidente invece Augusto sarà molto aggressivo, portandosi quasi sempre al confronto militare sul campo.
Basti pensare alle campagne militari iberiche del 25-26 AC e nel 19 AC che comportarono la nascita delle province di Betica, Tarraconense e Lusitania. (sotto in cartina)
Nel 25 AC riuscirà a sistemare stabilmente anche l'arco alpino (vittoria sui Salassi), liberandosi di tribù pericolose.
Il limes europeo venne posto sul Danubio, confine naturale; mentre Agrippa prese anche la Pannonia, la Mesia e l'Illirico ( divisa in due dopo il 9DC).
Abbiamo nel 13 AC anche un massiccio spostamento di truppe sul fronte renano, con auspicabile intenzione di conquista della Germania.
In un primo momento la spedizione arrivò a portare ad una zona romana tra l'Elba e la selva Boera.
La rivolta delle coorti dalmate aveva però bloccato le operazioni con Augusto che si trovò costretto a mandare Tiberio.
Durò tre anni questa faccenda e mentre tutto sembrava procedere per il meglio, il 9 DC arrivò la pesante sconfitta di Teutoburgo che costò a Roma ben 3 intere legioni, tre ali di cavalleria e sei coorti.
Non bisogna assolutamente vedere questa sconfitta come ultimo tentativo di romanizzare la Germania in quanto non sarà così, in quanto vedremo come i successori di Augusto avvieranno altri progetti per queste terre selvagge.