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STORIA D'ITALIA

2020-10-12 19:40:48

Articolo riassuntivo di un importante passo della storia della Repubblica Romana (parlando del Rubicone, di Durazzo e di Farsalo) con un piccolo esperimento narrativo.

SITUAZIONE A ROMA    

    

Mentre Cesare dava lustro al suo genio militare ad Alesia, il Senato ormai era al punto più basso della sua forza decisionale.

Con la carestia del 57, che portò gravi tumulti nella Urbe, Pompeo venne nuovamente convocato dai Senatori per ripristinare l'ordine, ricevendo poteri speciali e disponibilità di truppe in armi.

Cicerone, a differenza dei vari senatori, non vedeva Pompeo come nemico numero uno ma voltava il suo sguardo in territorio gallico, comprendendo il piano di Cesare.

La sua influenza era ormai tale da pareggiare quella della figura pompeiana, ponendo la Repubblica ad un bivio pericoloso.

Tuttavia lo strappo definitivo era ancora lontano, per ora il secondo triumvirato del 56 aveva preservato la stabilità repubblicana ma facendo accrescere ancor di più il potere delle tre figure.

A Lucca venne ribadito l'incarico in Gallia a Cesare con un aumento di legioni, Pompeo avrebbe continuato a governare da proconsole la Spagna e Crasso invece avrebbe governato la Siria.

Come tutti sappiamo sarà la guerra partica intrapresa da quest'ultimo a spaccare definitivamente lo scenario politico, portando ad un necessario duello finale.

Nel 53 non abbiamo consoli e il Senato allora prese una decisione anomala, quella di dare il potere consolare al solo Pompeo.

La questione della fine dei mandati e la nuova legge pompeiana anticorruzione aveva imposto una tempistica che rendeva Cesare completamente inerme dal 50, quando il suo mandato sarebbe decaduto.

Pompeo, forse tratto in inganno dalla sua popolarità e dal Senato stesso, rifiutò i tentativi di accordi e Cesare si ritrovò dunque con le spalle al muro.

Come sappiamo nel 49 avverrà l'attraversamento del Rubicone, storico fiume che delimitava una zona speciale.

Era senza dubbio una delle decisioni più importanti per la storia di Roma e sicuramente mutò completamente il futuro della potenza romana.


LA FINE DELLA REPUBBLICA

Questo nuovo spazio interno alla narrazione comparirà alle volte nei vari articoli e sarà semplicemente una sorta di mia interpretazione degli avvenimenti.

In questo caso il quesito che pongo è "La situazione repubblicana sarebbe potuta finire diversamente?".

Come vedremo più avanti Cesare aveva un suo progetto di rifondazione dello Stato e per farlo aveva bisogno di surclassare il potere senatoriale.

Mi chiedo "Pompeo avrebbe potuto fare lo stesso?".

Sappiamo che a livello militare Cesare era un gradino sopra alla figura pompeiana ma a livello politico Pompeo era molto più vicino al Senato, che lo vedeva come una marionetta.

Tuttavia credo che una eventuale sconfitta di Cesare avrebbe dato a Pompeo quella sicurezza per agire contro il Senato stesso.

Non credo che sarebbe mai arrivato ad un aperto conflitto ma che, sfruttando il suo potere economico e politico, avrebbe optato per per vie più "diplomatiche".

Difficilmente il Senato avrebbe potuto farlo uccidere in quanto i generali si accerchiavano di uomini fidati.

Penso dunque che anche Pompeo, seppur in maniera differente, avrebbe preso il potere nelle sue mani.

Sicuramente la Repubblica sarebbe collassata a causa della debolezza del Senato ormai sempre obbligato ad appoggiarsi militarmente su un generale.

Il vuoto politico quindi era sufficiente a farmi credere che anche con Pompeo avremmo avuto una dittatura similcesariana, seppur con metodologie differenti.

LA DISCESA DEI DUE GENERALI

Con Cesare ormai in direzione di Roma e nella sua mancia prese città importanti come Arezzo, Rimini e Ancona.

Pompeo decise di scendere in Campagna, commettendo un errore di valutazione in quanto le armate di Pompeo erano abbastanza numerose da resistere agli attacchi di Cesare.

I due rimasero in Italia, uno per capire la fattibilità della sua discesa e per riuscire a strappare una pace mentre il secondo per vedere fin dove Cesare si sarebbe spinto.

Con la presa del Piceno e degli atteggiamenti pacificatori nei confronti dei suoi nemici, Cesare si guadagnò una importante fetta del consenso romano in terra italica, costringendo il suo avversario a spostarsi verso Brindisi.

Con la paura di dover confrontarsi con Cesare molti senatori decisero di seguire le orme di Pompeo e di compiere una fuga verso l'Oriente, sbarcando nell'Epiro.

Comunque la mossa di Pompeo era dettata da dei buoni motivi.

Il primo è che, spostando i senatori sotto sua tutela nelle terre orientali, aveva di fatto preso sotto la sua ala politica il futuro di Roma in caso di vittoria.

Il secondo invece era di origine militare in quanto aveva i suoi fedeli legati in Spagna, pronti a dare man forte nella guerra.

Infatti, prima di partire per l'Oriente, Cesare dovette liberare la Spagna e perciò si portò con il suo esercito in una spedizione che si concluse con la temporanea sconfitta dei legati pompeiani ad Ilerda nel 49, riuscendo in pochi mesi a sedare le ribellioni anche con la diplomazia.

In Africa, Curione era stato mandato da Cesare a difendere la Tunisia per proteggere i rifornimenti di grado diretti in Italia.

Tuttavia, seppur vittorioso a Utica, egli verrà catturato dopo essere sconfitto dalle forze numide, lasciando il Nord Africa nelle mani dei pompeiani.

Cesare si riorganizzò e prese la decisione di attraversare l'Adriatico e sbarcare a Durazzo.

Anche lui scelse Brindisi ma si accorse ben presto che le navi non sarebbero bastate a portare tutte le sue 12 legioni e che Bibulo stava ostacolando le operazioni.

Per sbloccare la difficile situazione, Cesare scelse l'inverno (all'epoca era una cosa che non veniva mai fatta) mentre le navi nemiche erano in porto.

Dunque partì con soli 20000 uomini e decise sbarcare a Durazzo per aspettare le restanti forze.


Tuttavia Pompeo era arroccato nella città-fortezza e con più uomini di Cesare.

Per evitare di essere annientato il prode generale decise di assediare la roccaforte, portando Pompeo alle strette.

La strategia di Cesare però gli si rivoltò contro e, informato da dei disertori, si organizzò per rompere le fortificazioni ancora in fase di costruzione.

Lo scontro ovviamente termina a favore di Pompeo, obbligando alla ritirata l'avversario.

La guerra civile sarebbe potuta finire qua a favore dei senatori ma non avvenne nessun affondo alle armate cesariane che poterono riorganizzarsi.

A piene forze egli decise di scendere in Tessaglia per fare bottino e ridare alle truppe un po' di pausa, capendo ormai che lo scontro decisivo era alle porte.

FARSALO

Dopo aver assaporato la sconfitta, Cesare si portò in Grecia per disimpegnarsi.

Lo scontro successivo lo abbiamo a Farsalo dove Pompeo guiderà un esercito di 45000 legionari e 7000 cavalieri mentre Cesare poteva rispondere con soli 22000 uomini appiedati e 1000 a cavallo.

Nei giorni antecedenti al 9 agosto, i due si studiarono più volte con varie dimostrazioni tattiche.

Solo all'alba del 9 si ha una effettiva battaglia.

Pompeo prese una collina per avere un vantaggio, oltre numerico, anche strategico, mentre Cesare poteva solo avanzare.

La ritirata, o falsa ritirata, mutò completamente la situazione facendo scendere il nemico dalla altura.

Pompeo scelse di sfruttare il fiume per concentrare l'intera cavalleria sul lato sx del suo schieramento e prendere le fila legionarie di lato.

Cesare aveva poche carte ma ancora una volta il suo genio lo salvò.

L'avanzata degli uomini avveniva lentamente ma in maniera decisa, permettendo di far avvicinare le due linee nemiche senza scontri a distanza.

La disciplina militare dei singoli ranghi permise ai due schieramenti di mantenere il sangue freddo e poter gestire la situazione in maniera esemplare, applicando tattiche in maniera autonoma.

Cesare fece entra in collisione le due fila legionarie mentre il baricentro si sposta sulle due cavallerie.

Quella di Pompeo vinse facilmente la sua controparte ma una imboscata pensata da Cesare permise di mandare in rotta i 7000 cavalieri.

Questa scelta segnerà per sempre la storia militare e, in questo contesto, anche il singolo scontro.

Pompeo venne dunque preso lui stesso al fianco, ponendo la stessa strategia e decretando la vittoria a Cesare.

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