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STORIA D'ITALIA

2020-06-04 09:26:55

Nel seguente articolo illustrerĂ² la guerra civile tra Silla e G.Mario, discutendo delle sue riforme e del breve periodo di "pace" dopo la sua dipartita.

LA GUERRA CIVILE DI SILLA

Dopo le guerre italiche combattute da Roma contro i suoi amici, la situazione politica era comunque in declino.
Infatti i nuovi cives vennero relegati in sole 8 tribù, limitando dunque il loro peso politico.
Quando nell'88 aC il tribuno Sulpicio Rufo cercò di farsi amici il gruppo degli Equites, quindi anche Mario, egli instaurò un limite di debito dei senatori per rimanere nell'ordo.
Oltre a questa legge, Sulpicio revocò l'assegnazione delle province orientali Silla per consegnarle agli uomini di G.Mario.
Qua, con questa mossa politica, l'equilibrio all'interno dell'apparato militare romano si ruppe, portando Silla ad una decisione drastica ma storica.
Non giunto ancora a Nola, egli si mise alla testa del suo esercito e marciò in direzione di Roma.
Mantenendo il ruolo di console, fece abrogare le leggi del tribuno e lo fece sparire dalla scena politica, limitando inoltre il potere della stessa carica plebea.
Ridando nuovo potere al Senato, che ora poteva gestire direttamente le richieste dei comizi centuriati, fece svolgere nuove elezioni e partì per l'Oriente.

Tuttavia Cornelio Cinna, nuovo console con Gneo Ottavio, si schierò da parte di Mario e lo richiamò dall'esilio voluto da Silla.
Questi conflitti politici sfociarono in un bagno di sangue e con il ritorno in scena di G.Mario, ora nuovamente console e pronto a combattere.
Nel 86 Cinna dichiarò Silla nemico ma Mario morì l'anno successivo, lasciando un vuoto istituzionale e militare nel fonte antisillano.
Nel 84 prepararono un assalto navale alle truppe di Silla che stavano tornando da Oriente ma il tutto di tramutò con Cinna tradito ed ucciso dai suoi uomini ad Ancona.
Nel 83 Silla sbarcò senza problemi a Brindisi ed ottenne rinforzi da Gneo Pompeo (figlio di Pompeo Stabone) e Licinio Crasso che fornirono uomini freschi per la nuova marcia su Roma.
A Roma era atteso solamente da un gruppo di soldati capeggiati da Mario Il Giovane, il quale però perse lo scontro con Silla mentre Pompeo si impegnò in Africa e in Sicilia per eliminare le sacche di resistenza (ottenne il titolo di Magnus proprio in queste operazioni militari).

LA DITTATURA SILLANA

Agendo ora con l'Imperium prorogato, era praticamente padrone di Roma ed iniziò una grande epurazione dei suoi oppositori con le famose liste di proscrizione.
La faccenda diventa interessante quando Valerio Flacco, nel 82 svolgeva la funzione di Interrex, invece si far svolgere le elezioni regolarmente, promosse una legge per assegnare a Silla una dittatura legibus scribundis et rei publicae constituendae.
Essa, a differenza della normale dittatura (durata di 6 mesi e con l'affiancamento di due figure in campo civile e militare), faceva confluire nelle mani di Silla un potere enorme che ci fa capire come vi fosse a Roma una notevole coscienza della necessità di una forte riforma istituzionale.



LE RIFORME ISTITUZIONALI

Avendo carta bianca, Silla operò in due direzioni distinte.
La prima era legata al mutamento della scena politica con la nuova distribuzione del potere.
Prima di tutto aumentò il numero di posti al Senato con l'ingresso di 300 cavalieri e la possibilità per i questori di entrarci.
Oltre a ciò vennero riaffidate le funzioni di giudice ai senatori, venne portato a 20 il numero di questori e bloccò l'ingresso di nuovi cittadini nelle varie tribù.
Il piano di Silla prese forma anche con l'indebolimento delle istituzioni plebee, soprattutto con il tribuno della plebe che venne depauperato con limitazioni varie tra le quali l'impossibilità di continuare la carriera politica per il tribuno.


La seconda direttiva invece era legata al mondo del diritto penale con la nuova suddivisione delle pene e della tipologia di reato.
Questa riforma rimase a lungo nell'apparato romano, facendoci capire come Silla avesse colpito nel segno con queste sue riforme.
Sempre in questo campo partecipò attivamente alla suddivisione delle zone dove si consentiva la presenza di un esercito in armi (famose le zone limite di Magra e Rubicone), dando notevole peso alla provincia della Gallia Cisalpina.

Inoltre si mosse anche con una grande manovra di colonizzazione delle zone etrusche e campane con la mobilitazione di circa 120.000 veterani per il totale di 11 colonie.
Così poté portare avanti quel processo di unificazione della penisola italica.

Il suo percorso politico finì nel 79 aC con la sua rinuncia al potere assoluto.
Indice che Silla non mirasse al consolidamento del potere personale ma ad una vasta rifondazione della Repubblica Romana.
Morì comunque l'anno successivo forse per vecchiaia.

IL POST-SILLA

Il periodo successivo alla sua dipartita era comunque costellato da problemi interni e soprattutto a causa della debolezza del Senato, fortemente riportato in auge dal defunto dittatore.
Era diventata pericolosamente diffusa l'usanza di affidarsi al generale più forte e quindi lasciando la possibilità di allestire eserciti privati.
Questa novità del I sec aC sarà largamente diffusa e sarà anche tra le cause del decadimento repubblicano.
Già nel 77 abbiamo un tentativo di marcia su Roma da parte di M.Emilio Lepido, nuovo console insieme a Lutazio Catullo, che insorse affiancando i ribelli in Etruria.
Il Senato allora si affidò totalmente a Pompeo Magno, investendolo di un imperium straordinario per permettergli di condurre la guerra.
Ovviamente Pompeo vinse quindi venne mandato in Spagna da Sertorio, governatore della Spagna Citeriore.
Questa figura riuscì a consolidare talmente tanto potere che creò un'enclave interna al mondo romano, dotando la Spagna di un suo Senato e di proprie istituzioni.
Chiaro fu quindi la sua pericolosità per Roma che mandò nuovamente Pompeo a sostegno di Cecilio Metello Pio, governatore della Spagna Ulteriore.
La guerra si concluse solo nel 71 dopo anni di guerriglia che avevano stremato gli eserciti romani.

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