STORIA D'ITALIA
Articolo che conclude il consolidamento territoriale della Repubblica dopo la conclusione delle omeriche guerre puniche e dei vari conflitti orientali ed occidentali, parlando anche dei problemi amministrativi per le nuove province.
LE GUERRE SERVILI
Nella cartina possiamo notare tra grandi zone di diverso colore.
La zona rossa raffigura la prima ribellione sicula degli schiavi guidati da Euno mentre le altre due zona raffigurano le rivolte di Salvio (zona azzurra) e Atenione (zona verde).
Queste ribellioni erano causate da un culto portato avanti con ideali ellenistici che incitavano alla libertà personale e che volevano creare un'utopistica città senza schiavi, chiamata la "Città del Sole".
Suddetto credo fu portato in giro nella Repubblica Romana con le varie deportazioni di schiavi provenienti dall'Africa (guerre puniche), Grecia(guerre macedoniche) e Siria (guerre siriache).
Spesso a ribellarsi erano i liberti che vivevano in condizioni di estrema povertà o schiavi legati principalmente a lavori massacranti come braccianti nei latifondi o minatori nelle miniere.
La prima rivolta la abbiamo in Sicilia nel 136 quando Euno, facendosi proclamare Re con il nome di Antioco, sollevò una enorme folla di schiavi contro i romani nelle città di Tauromenium, Henna e Catana.
Essendo presenti tra gli schiavi anche prigionieri di guerra, la situazione parve subito complessa tanto da impegnare ben quattro pretori.
I romani dovettero faticare molto e solo nel 132 si riuscì a rioccupare l'isola.
La seconda ribellione la abbiamo in Sicilia e nell'Attica nel 104.
Il problema qua nacque dalla negata approvazione di un provvedimento che sanciva la libertà agli schiavi nati liberi nelle poleis alleate a Roma.
Qua gli schiavi si organizzarono sulla figura di Salvio, anche lui nominato Re, che però morì nel 99 aC e successivamente attorno ad Atenione.
Roma riuscì a calmare la situazione solo nel 101 aC.
Le grandi difficoltà di Roma per sedare le due rivolte furono dettate anche dal delicato momento che riguardava il fronte spagnolo.
Nel capitolo successivo capirete come mai Roma non potesse inviare un buon esercito per sedare sul nascere il problema.
LE GUERRE IBERICHE
Alla fine dei primi due conflitti punici, la Spagna era diventata terra romana ma la sua organizzazione fu da subito inadeguata a stabilizzare la zona.
Se i Romani scelsero di occupare esclusivamente le coste mediterranee, al suo interno i barbari erano pronti ad attaccare i fastidiosi invasori.
Talmente forti che riuscirono ad impegnare gli eserciti romani per tutto il secolo, portando gravi danni economici per la Repubblica.
I nemici principali furono le tribù dei Lusitani e dei Celtiberi con Catone che riuscì a trionfare sui primi solo nel 194 mentre nel 179 Sempronio Gracco riuscì a strappare una pace ventennale ai Celtiberi e portò ad una situazione di calma.
Tuttavia nel 154 i Lusitani si riorganizzarono attorno a Viriato, abile soldato scappato ad un massacro atroce fatto da Sulpicio Galba nel 151, e che attaccò le guarnigioni romane mettendole in seria difficoltà.
Seppur rispettato dai suoi uomini, Viriato cadde in una congiura e venne ucciso da un sicario romano ponendo fine alla resistenza di questa tribù.
I Celtiberi invece impegnarono i romani dal 153 al 151 e poi dal 143 al 133.
La prima fase, impegnativa per entrambi i fronti, si concluse nel 151 dal console Marcello che strappò un nuovo accordo di pace.
Tuttavia questa mossa politica non fu vista di buon occhio dal Senato che decise di sostituirlo con Lucullo che, appena giunto in Spagna, attaccò e massacrò i Vaccei, innocua tribù ispanica.
La nuova guerra celtiberica iniziò nel 143 e vide di nuovo la discesa in campo di Scipione Emiliano, console eletto fuori dalle norme di carriera, che fu inviato a sedare la ribellione.
Egli però voleva concludere il conflitto in maniera definitiva e, dopo aver assemblato un corpo di 500 volontari, assediò ad oltranza Numanzia, centro importante dei ribelli.
Dopo quasi un anno di estenuante assedio, la città fu rasa al suolo e la fiacca forza barbara non riuscì ad impensierire più Roma che poté finalmente occupare anche l'entroterra ispanico.
Inoltre nel 123 i Romani conquistarono anche le Baleari, centro di attività pirata, e fondarono due province romane.
Anche in Gallia la situazione parve pressoché identica a quella spagnola con Marsiglia che chiedeva l'intervento romano per scacciare Liguri e Galli.
Le direttrici romane erano indirizzate a stabilizzare l'area, importante non solo per i commerci, ma soprattutto per creare un solido limes in terra gallica.
Il console Fluvio Flacco nel 125 fu inviato in soccorso di Marsiglia, con Sestio Calvino che nel 122 invece sconfisse Liguri e Salluvii.
Fabio Massimo fu autore della fondazione di Narbona (Narbo Martius), nucleo della provincia della Gallia Narbonense.
L'ORGANIZZAZIONE PROVINCALE
Con l'avvento di territori extraitalici, Il Senato dovette cercare di dare un'assetto amministrativo nuovo a queste terre.
La figura di magistrato che avrebbe governato queste terre sarebbe dovuta essere di doppia natura: militare ed amministrativa.
Per questo la scelta ricadde sulla figura del pretore in quanto, avendo entrambi i poteri, poteva gestire meglio le varie situazioni in terre di confine come la Sicilia, prima provincia extraitalica.
Con la creazione di province in Spagna, Francia e nelle Isole, Roma mise le basi per un sistema provinciale che potesse definitivamente rispondere ai problemi per queste speciali zone amministrative.
Nacquero così le figure di proconsole o propretore, persone inviate da Roma e che avevano il potere di Imperium in una determinata provincia per determinato tempo per poi farlo decadere e tornare ad essere cittadini privati.
Ad Oriente invece Roma usò la sua influenza in maniera differente.
In Grecia e in Macedonia utilizzò forme di protettorato o amicizie per tenere a sé regni o città, facendo nascere la figura di governatore che racchiudeva vari funzioni (La giustizia, la politica locale, l'assetto militare e l'apparato fiscale).
Solo con Silla nel 81 aC la durata della figura del governatore sarà di un anno e nel frattempo doveva rispondere direttamente delle sue azioni al Senato.
Poi vi erano i regno amici che erano sotto l'Imperium di Roma tramite accordi politici ma che lasciavano la scena politica alle aristocrazie locali filoromane.