STORIA D'ITALIA
Ecco la seconda parte conclusiva del secondo conflitto punico dove parleremo delle battaglie più importanti con le rispettive conseguenze.
L'INIZIO DELLA FINE
Come spiegato nel precedente articolo, il primo periodo di questa seconda guerra punica si stava rivelando disastroso per Roma che, battaglia dopo battaglia, perdeva alleati e uomini.
Dopo la parentesi dittatoriale imposta dal Senato, furono eletti i consoli Emilio Paolo e Terenzio Varrone con il compito di fermare Annibale.
LA BATTAGLIA DI CANNE
Visto l'andamento del dittatore Fabio Massimo e della sua politica attendeista, i Romani si scrollarono di dosso l'idea di attendere Annibale e il suo esercito, evitando qualsiasi scontro.
Infatti i due consoli eletti nel 216 furono scelti dai romani per organizzare un immenso esercito con il quale schiacciare il nemico sfruttando la superiorità numerica.
A Geronio, cittadina in Molise, si riunirono ben 8 legioni, con reclute e soldati provenienti da tutta l'Italia, guidati dai due consoli che però non adottarono lo stesso piano d'azione.
E.Paolo era propenso a studiare bene il campo di battaglia prima di voler attaccare l'esercito avversario mentre T.Varrone, sicuro della schiacciante superiorità, decise essere più aggressivo, compiendo azioni al limite.
Annibale tuttavia risponderà a Varrone solo con azioni di disturbo, senza dare battaglia ma mirando a fargli credere di avere vantaggi inesistenti.
I primi scontri tra reparti di cavalieri fanno in modo da soggiogare il console che credette di avere le carte giuste per agire contro il generale africano.
Arrivati sul luogo di battaglia a Canne, i due eserciti erano divisi dal fiume Ofanto che segnerà il confine tra l'accampamento romano e quello cartaginese.
Qua i Romani crearono un gruppo di uomini, circa 1/3 del totale di uomini, per fare un avamposto vicino al "Castrum" nemico e così spiare eventuali mosse.
Giunti a questo punto du stallo, fu lo stesso Annibale a tentare i romani a dare battaglia ma Emilio Paolo declinò l'offerta.
Il giorno dopo però il comando passò a Varrone che venne stuzzicato dalla cavalleria numidica e che farà scendere in campo l'esercito, trascinando con se anche l'altro console.
L'assetto romano era molto basilare con le 8 legioni ammassate al centro (8 legioni che dovrebbero corrispondere a 80.000 uomini ma che più verosimilmente arrivavano tra 50.000 e 60.0000 unità), disposte in lungo per dare più compattezza a discapito però dell'ampiezza; i reperti della cavalleria ai lati e i velites in prima linea.
E.Paolo fu assegnato ai reparti a cavallo di destra mentre Varrone si prese l'ala sinistra con la quale voleva schiacciare quella nemica per poi praticare una morsa sul lato avversario.
Annibale invece controbatte alle disposizioni avversarie mettendo in campo un preciso piano con il quale vuole neutralizzare il grande divario a livello numerico.
Perciò dispone la fanteria leggera in prima linea e subito dopo reparti di Galli e Iberici, tatticamente carenti ma grandi combattenti grazie alle loro capacità fisiche.
Questi reparti , fingendo di essere respinti lentamente verso il centro della formazione, avevano il compito di arretrare e di far entrare i legionari romani in una trappola.
Ai lati, i reparti africani di Annibale, avrebbero dovuto completare l'accerchiamento schiacciando i fianchi avversari mentre la cavalleria di Asdrubale doveva eliminare la controparte guidata da E.Paolo, attaccando poi quella di Varrone.
Tolti dal campo i due consoli, le due cavallerie si sarebbero congiunte e avrebbero completato l'accerchiamento delle 8 legioni.
Così il 2 agosto del 216 aC Annibale sconvolse il mondo romano, decretando la sua sconfitta e la sua quasi capitolazione.
IL POST-CANNE
Nonstante la violenta sconfitta, però Annibale aveva timore di marciare su Roma in quanto nella città era presente una forza di circa 2 legioni a presidiarla.
Inoltre porre un'assedio avrebbe esposto il generale africano a molte problematiche quali:
-Questione di tempo perché Roma non avrebbe avuto problemi a resistere grazie ai continui rifornimenti provenienti da Ostia;
-L'arrivo di eventuali aiuti da parte degli alleati italici avrebbe potuto mettere il suo esercito tra due fuochi;
-Le scarse capacità di Annibale nell'arte dell'assedio come testimonia Segunto;
Cercò allora di scendere a patti con i Romani, i quali però, dopo un primo momento di cedimento, si riprenderanno velocemente.
Seppur molte città iniziarono a ribellarsi, gli alleati italici erano propensi a rimanere fedeli e quindi aiutare Roma, permettendo l'assemblamento di un nuovo esercito per tallonare nuovamente Annibale e per liberare eventuali città prese dal nemico.
Se la situazione a Roma fu comunque instabile, dal punto di vista politico solo gli Scipioni tennero una condotta costante e per questo furono incaricati nel 217 di organizzare l'esercito per controbattere Annibale.
Cornelio Scipione Senior si unì al fratello in Spagna per bloccare i rifornimenti al generale cartaginese e nel frattempo ci furono nuovi reclutamenti che compresero anche gli schiavi compensati con la libertà.
Nel 209 ci furono richieste straordinarie alle colonie latine, permettendo ai Romani di tornarare padroni anche di molte città ribelli come Taranto, Siracusa ed Agrigento.
LA BATTAGLIA DEL METAURO
Se in Italia abbiamo Annibale che porta devastazione e terrore, in Spagna venne ammassato un esercito alla guida di Asdrubale per soccorrerlo.
Infatti, dopo anni di guerra, anche gli uomini di Annibale iniziarono a sentire la stanchezza della guerra, perdendo quell'entusiasmo iniziale.
Per fermarlo fu incaricato Scipione che, partito da Roma giunse a Terragona, sottomettendo pian piano tutte le città cartaginesi per giungere a Becula, dove sconfisse l'esercito di Asdrubale.
Tuttavia egli scappò e, seguendo un percorso parallelo a quello del fratello, giunse in Italia, cercandolo in lungo e in largo.
Asdrubale impegnato nella ricerca del suo alleato però verrà scoperto e, temendo che possa unirsi ad Annibale, verrà attaccato.
La discesa del fratello del più famigerato generale però non sarà altrettanto fortunata.
Prima abbiamo un assedio fallito alla città di Piacenza e segue una discesa in Italia portata avanti a tentativi.
Infatti, perso nelle valli del Metauro, deciderà di fermarsi per attendere notizie e preservare le forse del suo esercito.
A questo punto Claudio Nerone decise di agire velocemente per eliminare Asdrubale.
Decise di lasciare il suo esercito a Canosa di Puglia, dove era stanziato per spiare le azioni di Annibale, e facendo continuare le normali attività.
Nel frattempo lui, a capo di una grossa parte di questo esercito, avrebbe dovuto viaggiare in notturna fino a giungere ad Ancona per poi assalire l'esercito nemico.
Con questa impresa riesce a liberarsi della pressione di Annibale, riunendosi a Salinatore, l'altro console in carica.
La piana della battaglia sarà localizzata tra il fiume Metauro e le alture del Monte Rosario, dove praticamente si giocherà la sopravvivenza di Roma stessa.
L'assetto cartaginese è incentrato praticamente su una lunga linea con la fanteria disposta a partire dalle alture, lasciando la tratta pianeggiante alla cavalleria.
Nei reparti di fanteria cartaginese troviamo Galli, Liguri, Apuani e Spagnoli e sostenuti dagli elefanti per bilanciare lo schieramento.
I romani invece utilizzarono la solita tattica, lasciando l'iniziativa ai cartaginesi.
Asdrubale fece caricare tutta la linea di fanteria, eccetto i Galli disposti nella boscaglia mentre gli elefanti dovevano sfondare le linee nemiche, creando buchi nella formazione avversaria.
Entrambi i consoli ebbero difficoltà su tutta la linea, costringendo Nerone ad azzardare una mossa veramente pericolosa.
Egli staccò una parte di esercito che avrebbe dovuto inseguire i Galli e, facendola sfilare dietro agli uomini di Salivatore, si scagliò sul fianco della fanteria spagnola, devastando i ranghi.
Questo creò il panico, facendo schiacciare il suo esercito mentre Asdrubale, ormai sconfitto, si scagliò in un ultimo assalto perdendo la vita.
I romani poi riuscirono a cacciare i cartaginesi dalla Spagna(206) e Scipione divenne console nel 205, affiancato da Fabio Massimo.
I due divergevano sul da farsi e i loro progetti erano stati sottoposti al Senato così Scipione fu mandato in Sicilia con due legioni mentre Massimo rimase a Roma.
Qua si preparò per partire e riuscì ad allestire un esercito di 70000 uomini volontari.
Salpò in direzione di Cartagine con l'aiuto interno di Masinissa, capo tribù dei Massili che erano stati sottomessi dai punici.
Nel 203 anche Annibale tornò in Africa poiché era rimasto isolato senza rifornimenti.
Ai Campi Magni, Scipione sbaragliò le truppe nordafricane e quelle della Numidia e nel 202 diede battaglia campale a Zama dove sconfisse Annibale.
LA BATTAGLIA DI ZAMA
Questa battaglia si può anche definire come uno scontro tra Annibale e il console romano Scipione che rivede nel cartaginese il ruolo di maestro.
Lo scontro maestro-allievo è senz'altro di un altro livello rispetto a quelle precedenti e questo si vedrà si dalle prime schermaglie.
A Zama l'assetto romano è rivoluzionario.
La tipica struttura su tre linea è rivisitata e, invece che schierarla a scacchiera, viene posta in maniera da formare lunghi corridoi dove incanalare i pachidermi africani, perdendo tuttavia quella rinomata agilità legionaria.
Per nascondere questa cosa al nemico, Scipione fa posizionare i velites nei buchi in prima fila, evitando quindi contromosse avversarie.
Le ali sono coperte dalla cavalleria dei Numidici guidati dal ribelle Masinissa e da quella italica guidata da Lelio, braccio destro del console romano.
Quello cartaginese invece era suddiviso su quattro linee composte dagli elefanti, ormai conosciuti dai romani e abili nel contrastarli; o Liguri e i Galli, i Cartaginesi e gli Africani e, per concludere, i veterani della discesa in Italia.
Ai lati invece c'era il supporto della cavalleria Numidica e Cartaginese, con l'ultima linea di fanteria distaccata rispetto al blocco dell'esercito.
Lo scontro inizia subito forte con i raparti di cavalleria che si scontrano per poi fuggire, liberando il campo, e con gli elefanti che attraversavano i ranghi romani senza danneggiarne l'unità.
La fanteria arriverà allo scontro con gli Hastati e i Princes che assaltano tutta la prima linea africana, mettendola in difficoltà.
Il piano di accerchiamento portato avanti da Scipione però si interruppe a causa delle contromosse di Annibale attuate nello schieramento dell'esercito.
L'ultima fila, quella dei veterani, era infatti rimasta distaccata per evitare la tenaglia romana e permettendo di riorganizzare le truppe di prima e seconda fila in una unica linea.
Così facendo si arriva allo scontro finale con i ranghi romani stanchi e provati dal clima mentre i reparti più forti di Annibale erano ora in campo freschi e pronti a fronteggiare l'avversario.
Seppur vincitore a livello tattico, Annibale però dovette fare i conti con lo spirito romano e con il ritorno della cavalleria.
I legionari reduci di Canne, posizionati in centro dello schieramento, per riprendersi l'onore tolto nello scontro italico si superarono finché l'arrivo della cavalleria decretò la sconfitta del generale cartaginese.
LA FINE DELLA GUERRA
Questo segnò la fine della guerra e la pace che ridusse il potere punico di molto rispetto allo scacchiere internazionale.
Infatti Cartagine dovette consegnare tutti i territori sottratti in passato alla tribù dei Massili, pagare un indennizzo a Roma e perdeva la possibilità di dichiarare guerra senza consenso romano.
Nello stesso periodo, i veterani di Scipione furono stanziati ad Italica, colonia romana in Spagna.
Nel 197 il territorio spagnolo venne diviso in due province: la Spagna Citeriore e quella Ulteriore ma tuttavia questa era solo una occupazione costiera.