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STORIA D'ITALIA

2020-12-24 11:13:15

Articolo dove parleremo della divisione dell'Impero e della situazione post-Adrianopoli.

UN IMPERO ALLO SFASCIO

Con la morte di Giuliano, l'Impero era tornato in mano agli eserciti e alle loro volontà.
Dopo una brevissima parentesi del comandante della guardia imperiale Gioviano, il grave compito di ricompattare i domini romani toccò a Valentiniano, un ufficiale pannonico, che venne affiancato dal fratello Valente.
Nel 365 quindi la situazione si stabilizzò e subito dopo Graziano, figlio di Valentiniano, venne eletto Augusto all'età di otto anni (reggenza posta sotto compito dei due Generali).

A Valente toccò la parte orientale con sede a Costantinopoli mentre il fratello prese Milano, con anche Treviri, e il blocco occidentale, avendo in comune solo il legame di sangue e la promessa di aiuto reciproco.
Valentiniano I si contraddistingue subito per la sua politica a favore dei ceti più bassi che erano duramente oppressi dalle tasse, promovendo anche distribuzioni gratuite di grano.
Optò anche per una libertà di culto diffusa senza gravi situazioni di conflitto.
Nell'altro blocco invece c'era una dilagante conflittualità tra culti pagani e cristianesimo sia all'interno della stessa Chiesa.

Comunque entrambi riconobbero utile affrontare la politica estera come singolo corpo, affrontando la grave pressione barbara sulle regioni occidentali e danubiane.
Tra il 365 e il 375 Valentiniano I affrontò innumerevoli spedizioni di Franchi, Alamanni e Burgundi mentre Valente la insidiosa presenza dei Visigoti.
Il primo trovò la morte in una delle innumerevoli battaglie, venendo sostituito da suo figlio Valentiniano II sotto la reggenza di Giustina e Arbogaste.
Il secondo invece continuò la sua politica fino al 378 quando venne ucciso nella battaglia di Adrianopoli.

BATTAGLIA DI ADRIANOPOLI


A questa battaglia si arrivò a causa di innumerevoli scontri locali tra piccole città e le orde di Visigoti insediati all'interno delle regioni romane danubiane.
Questo era stato permesso per evitare uno scontro a campo aperto che avrebbe costretto Valente ad abbandonare il fronte persiano, anche questo aperto da anni e che creava sempre pericoli.
Comunque la situazione divenne insostenibile in quanto i barbari non si integrarono mai con la società romana a causa della loro religione (arianesimo), considerati dunque eretici dai romani.

Perciò questa convivenza forzata produsse solo tensioni che sfociarono in una vera e propria guerra, costringendo Valente a scendere in campo senza attendere il supporto di Graziano.
Valente schiererà la fanteria al centro e i reparti di cavalleria ai lati come di consueto mentre Fritigerno mette la sua fanteria al centro e circondata dai carri per evitare assalti romani, con la cavalleria distribuita sia a destra sia a sinistra.

La mancanza di disciplina nei ranghi romani causò subito la disfatta dell'ala dx che si era involata in un assalto poco fortunato non voluto da Valente.
Subita la rotta, la cavalleria visigota colpisce il fianco romano e la stessa cosa avvenne anche sulla parte sinistra.
A questo punto la fanteria romana iniziò ad essere massacrata da tutti i lati e senza possibilità di ritirarsi.

CONSEGUENZE 


Questa battaglia non è importante per quanto riguarda il momento in cui è successa ma per quello che scatenò.
Si può dire che il cambio è netto e si passa da un Impero Romano in grado di inglobare popolazioni esterne ad un Impero impotente e in decadenza a causa della impossibilità di contrastare questo fenomeno di immigrazione selvaggia.
Questo portò allo sfaldamento del tessuto imperale che lentamente iniziava a disgregarsi.

TEODOSIO (379-395), GRAZIANO (375-383) E VALENTINIANO II (375-392)


Morto Valente, il trono orientale rimaneva vuoto mentre ad Occidente abbiamo ben due Imperatori, Graziano e Valentiniano II.
Graziano finirà la sua vita a causa di una usurpazione perpetrata da Magno Massimo nel 383 che si porterà qualche anno più tardi anche contro Valentiniano II insediato a Milano.
Fuggito dalla città, chiede ed ottenne aiuto da Teodosio, un generale iberico che era stato eletto Augusto da Graziano nel 379 e che era stato incaricato di badare alla parte orientale.
Soccorso, egli sconfigge Massimo nell'Illirico nel 388 e ripristina il regno di Valentiniano, il quale però finì ucciso dal suo tutore Arbogaste nel 392.
A capo di questo movimento pagano senatoriale venne eletto Eugenio, prontamente sconfitto da Teodosio sul fiume Frigido in Carnia.
Inoltre Teodosio lasciò la Pannonia ai Goti per creare un foedus per usarli come prima difesa di eventuali nuove offensive barbare sul Danubio.

CONTROVERSIE RELIGIOSE


Quando ho accennato del movimento pagano senatoriale non sono sceso molto nei dettagli.
Tuttavia, per comprendere pienamente la instabilità religiosa, bisogna parlare della Cristianizzazione dell'Impero e delle sue conseguenze.
I tre precedenti reggenti (Teodosio, Graziano e Valentiniano II) avevano attuato similarmente dei processi per ridurre i fenomeni pagani, ancora largamente diffusi anche nei ceti al vertice.
Molti senatori o aristocratici rimarranno tali (infatti abbiamo la famosa discussione tra il vescovo Ambrogio e il senatore Simmaco sulla rimozione dell'altare della Vittoria dalla curia) nel tempo e rappresenteranno a più riprese delle minacce interne.
Grazie alla politica cristiana nata con Costantino, l'Impero aveva ormai svoltato verso l'adozione del Cristo a discapito dei vecchi culti ma ai quali aveva lasciato comunque un largo spazio dove esprimersi.
Tuttavia con Teodosio abbiamo una svolta ufficiale con degli editti che renderanno proibiti tutti i culti fuori dall'ottica cristiana di credo niceno.
Questo rappresentava un forte segnale del cambiamento che metterà radici lungo tutto il Mediterraneo.

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