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STORIA D'ITALIA

2020-12-07 13:46:39

Articolo che affronterà la crisi del III secolo vedendo gli innumerevoli Imperatori fino alla vittoria finale di Diocleziano.

IL VUOTO POLITICO 


Quando parliamo di questo grande periodo di anarchia militare, non dobbiamo pensare all'assenza vera e propria di un capo politico ma ad una sequenza ininterrotta di rivolte tra personaggi eletti da legioni differenti in base al merito.

Il primo a farsi avanti fu Massimino, eletto dalle legioni sul confine tracio-danubiano e che combatté efficacemente le invasioni di Alamanni, Sarmati (236) e poi quelle dei Daci.
Tuttavia non andò mai a Roma a causa delle continue guerre e perciò il Senato elesse Giordano, proconsole dell'Africa.
Era il 238 quando abbiamo questo dualismo interno bloccato subito dalle legioni africane stanziate in Numidia.
A Roma allora il Senato insistette riconoscendo Pupieno e Balbino a capo di un collegio composto da 20 consolari, attirando le ostilità di Massimo ormai in rotta.
Questo però venne ucciso ad Aquileia dalle sue truppe a causa del malcontento economico.

A questo punto Giordano III, con l'ausilio del prefetto del pretorio Timesiteo, prese il potere e si diresse ad Oriente sul fronte persiano.
Qua le armate nemiche avevano invaso la Mesopotamia romana, procurando un indebolimento del limes siriano.
Nella campagna morì sia Timesiteo, per malattia; sia Giordano III durante la grande battaglia di Mesiche contro il Re Shahpur (244).

Filippo l'Arabo prese il suo posto sfruttando la sua posizione di prefetto del pretorio e firmò una pace con i persiani che permetteva, sotto una cospicua somma, la permanenza della Mesopotamia nello scacchiere romano.

Subito si impegnò sul fronte interno con il tentativo di ripristino dei costumi romani in accordo col Senato e nel 248 celebrò il millenario di Roma.
Si riorganizzò anche per affrontare i Germani e i Goti, ormai all'interno della Mesia (249) e inviò sul posto Gaio Messio Quinto Decio Valeriano che li sconfisse.
Tuttavia venne lui stesso eletto imperatore dalle legioni e mosse contro Filippo, sconfiggendolo a Modena.
Tornò sul fronte nuovamente contro i Goti ma cadde sul campo nel 251.


Ci sarà poi un piccolo vuoto di potere fino al 253 quando vedremo salire al potere Augusto Valeriano e suo figlio Gallieno, suddividendosi i compiti tra Oriente ed Occidente.
Gallieno affrontò e sconfisse sia le scorribande dei Franchi sia degli Alemanni (260) mentre suo padre, deciso a cacciare i Persiani da Antiochia, venne fatto prigioniero ad Edessa.

Sarà a questo punto che la disgregazione interna toccherà il suo estremo più pericoloso.
Nacquero infatti l'Imperium Galliarum, formato da Gallia, Spagna e Britannia, con a capo M.Postumo mentre ad Oriente prese forza il signore di Palmira, Odenato.
Egli inoltre sconfisse i Persiani e venne riconosciuto dal Senato con il titolo di corrector totius Orientis (262).
Nel 266 Odenato morì in battaglia e venne sostituito da Vaballato, sotto la reggenza della madre Zenobia.

Gallieno si adoperò per ricompattare l'Impero e attuò importanti riforme.
La prima in campo religioso, ponendo fine una dura stagione per i Cristiani che erano perseguitati ed esclusi; mentre la seconda riguardava l'ambiente militare, togliendo il ruolo di generali ai senatori e dandolo agli equestri.
Inoltre cambiò la linea di difesa dei limes, assicurandosi una ampia copertura di cavalleria posta in zone arretrate e permetterà una migliore risposta difensiva.

Anche lui però cadde vittima di una congiura nel 268 e venne sostituito da Claudio, inaugurando il periodo di Imperatori illirici.
Il suo regno sarà molto breve ma riuscirà a sconfiggere pesantemente sia gli Alemanni sia i Goti, morendo nel 270 per peste.

Aureliano, altro ufficiale illirico, invece sfruttò il breve periodo di pace ad Occidente per bloccare il regno di Palmira che ormai aveva raggiunto l'Egitto.

Le armate di Zenobia arrivarono fino ad Alessandria ma progressivamente sconfitte fino a ripristinare i vecchi confini romani.
Puntò poi l'enclave gallica comandata da Tetrico, sconfiggendolo e venendo finalmente celebrato come restitutor orbis con delle monete.
Tuttavia questo suo ripristino dei limes costò la perdita della Dacia.

Aureliano puntò molto sul fattore religioso per compattare l'esercito con l'introduzione del Sol Invictus, simile al Dio Mitra.
Inoltre fece costruire una nuova cinta di mura a Roma che includeva quasi tutte le zone abitate.

Nonostante ciò venne eliminato da una congiura nel 275 nei pressi di Bisanzio e il Senato si affidò a Tacito.
Questo rimase al potere per sei mesi prima di essere eliminato dalle sue truppe lungo il fronte goto.
Nel 276 toccherà a Probo a prendere le redini dell'Impero con alcune importanti vittorie militari.

Franchi e Alemanni erano giunti fino ai Pirenei facendo grandi razzie e Probo riuscì a scacciarli in numerose battaglie fino al Reno.
Scese poi in Tracia per bloccare i Goti e stanziò numerose forze lungo questi confini pericolosi.
Anche Probo però cadde in una congiura di corte.

Nel 282 giunge Caro al potere imperiale, facendosi affiancare dai figli Carino e Numeriano.

Optò subito per una spartizione delle aree di interesse, lasciando l'Occidente a Carino mentre si occupava con l'altro figlio della minaccia persiana.
I notevoli successi sul fronte orientale vennero però annullati dalla morte improvvisa dell'Imperatore, costringendo Numeriano ad una ritirata.
Associato ora al potere imperiale insieme a suo fratello, venne eliminato da Apro, prefetto del pretorio insieme a lui sul fronte.
Le legioni allora scelsero Diocle (284), che presto prenderà il nome di Diocleziano, che vendicò Numeriano.

Tuttavia entrò in ostilità con Carino e i due si scontrarono in Mesia nel 285, dove però troverà il suo avversario ucciso dai suoi uomini.
Ora Diocleziano era padrone assoluto dell'Impero.




CONSEGUENZE DEL PERIODO 


Nonostante la lontananza dei vari Imperatori, il ruolo della "segreteria" ,o comunque del sistema di funzionari e consiglieri del Principe, aveva permesso il continuo della vita politica a Roma.
Il Senato, tranne i qualche rara occasione, aveva perso il suo potere in campo dinastico ma mantenendo una certa continuità nella sua attività.
Il reparto militare era stato migliorato e veniva portata a galla la difficoltà di tenere tutto il territorio in mano di un solo uomo, cosa che porterà Diocleziano alla famosa suddivisione.
In ambito economico e sociale però la situazione era degenerata molto pericolosamente.
Le varie ondate di pestilenza avevano decimato le città e le campagne, togliendo forza lavoro dai campi e diminuendo il numero di nuove reclute.
Questo, unito alla scomparsa di schiavi, porta ad una proto servitù della gleba nei grandi latifondi senatoriali.
Inoltre le famiglie aristocratiche cittadine iniziavano una lenta perdita di potere a causa della loro rinuncia in tema di evergesie e di impegno politico.

La situazione economica inoltre venne peggiorata dalla continua inflazione che porterà l'antoniniano a diventare una moneta di rame baciata nell'argento, cosa che ovviamente ne farà perdere valore.
Con Aureliano abbiamo un miglioramento grazie alle sue politiche monetarie che permetteranno di tamponare la pericolosa inflazione ma che non si era arrestata.

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