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LA NASCITA DEI REGNI ELLENISTICI

2020-03-09 23:28:05

Articolo descrittivo della battaglia di Ipso e delle sue conseguenze sullo scenario Orientale del Mar Mediterraneo.

LA PREPARAZIONE ALLA BATTAGLIA DI IPSO

Alla fine di una serie infinita di guerre erano rimasti vivi soltanto cinque diadochi: Cassandro in Macedonia, Lisimaco in Tracia, Tolemeo in Egitto, Seleuco in Babilonia e nelle satrapie Orientali e lo stesso Antigono in Asia Minore e in Siria. 

Grazie alle imprese del figlio Demetrio, Antigono era riuscito a battere separatamente Tolemeo e Cassandro, si era proclamato Re per diritto di conquista e nel 302 aveva gli eserciti ben dentro la Grecia, a minacciare l’esistenza del debole re di Macedonia Cassandro.

La coalizione fu presto fatta e il piano strategico prevedeva che Lisimaco attraversasse i Dardanelli per entrare in Asia ed attendere l'arrivo degli alleati.

Un piano audace che prevedeva di concentrare in un unico punto le forze di generali distanti migliaia di chilometri l’uno dall’altro ma che comportava qualche rischio soprattutto perché Tolemeo e Seleuco, dovevano attraversare interi territori soggetti ad Antigono e quindi ostili.

Lisimaco arrivò in Anatolia ed invase la Frigia, sostenendo il peso dell’attacco di Antigono durante tutto l’inverno del 302. 

Seleuco impiegò quasi un anno per portare tutte le sue truppe in Frigia, e Tolemeo non arrivò mai.

Mentre assediava il porto di Sidone in Fenicia gli giunse la notizia che i coalizzati erano stati sconfitti in battaglia da Antigono, e pertanto ritornò precipitosamente in Egitto.


Seleuco evitò le strade che dalla pianura mesopotamica portavano in Cirrestica, in Cilicia e da lì in Asia Minore.

Seppur più facili da percorrere erano controllate dal nemico quindi optò per il percorso più disagevole che dalla Media, attraverso la regione armena del lago Van, portava in Cappadocia.

La grande traversata dell’altopiano armeno durante i rigori dell’inverno costituisce una delle grandi imprese militari di ogni tempo, anche perché riuscì a portarsi dietro ben 500 elefanti che gli erano stati donati dal re indiano Chandragupta.

Lisimaco si trovava accampato nella piana di Salonia, tra Eraclea e la moderna Bolu, ancora a 400 chilometri di distanza da Seleuco, mentre Antigono durante l’inverno ricevette i rinforzi del figlio Demetrio.

LA BATTAGLIA

Nella primavera successiva Lisimaco e Seleuco si ricongiunsero e sfidarono Antigono e Demetrio nella piana di Ipso.

Secondo le fonti, Seleuco e Lisimaco avrebbero avuto sotto il loro comando 64.000 fanti, 10.500 cavalieri 120 carri da guerra e 400 elefanti mentre Antigono e Demetrio potevano schierare 70.000 fanti, 10.000 cavalieri ma solo 75 elefanti.

Come d’abitudine per gli schieramenti ellenistici, la fanteria occupava la posizione centrale dei due schieramenti, protetta su ambo i lati dalla cavalleria.  

Su un’ala Antioco figlio di Seleuco comandava la cavalleria leggera, costituita da arcieri a cavallo e portatori di giavellotti mentre il suo avversario era Demetrio Poliorcete che invece capeggiava una cavalleria più pesante e dirompente durante le cariche.

Il piano di Antigono era semplice e mirava alla distruzione della fanteria nemica tramite accerchiamento.

Demetrio avrebbe dovuto caricare la cavalleria avversaria per poi piombare sui fianchi e sulle spalle della falange.

Tutto questo mentre Antigono impegnava la sua controparte.

La sua riserva, che era anche una sorta di difesa da eventuali attacchi alle spalle, era composta dai suoi 75 elefanti.


Lisimaco e Seleuco si disposero specularmene ad Antigono ma potendo contare su una riserva di altri 300 elefanti.


Quando la battaglia si accese i primi a scontrarsi furono gli elefanti e le truppe leggere dei due schieramenti, senza che si arrivasse ad un esito decisivo.
Come da programma, Demetrio carica la cavalleria opposta di Antioco e, almeno apparentemente, ebbe un pieno successo.

Anche se lo costrinse alla fuga, Antioco aveva avuto probabilmente l’istruzione di simulare una fuga con i suoi contingenti iranici in modo da attirare Demetrio lontano dal campo di battaglia. 

La cavalleria iranica non poteva sostenere una carica, ma era efficace a sfiancare i contingenti più pesanti ma meno mobili. 

Demetrio la inseguì e probabilmente finì per cadere in vari attacchi nemici, lasciando il padre a combattere da solo.

Nel frattempo, con parte degli arcieri a cavallo e lanciatori di giavellotto, Seleuco iniziò a tormentare il lato della falange di Antigono ormai rimasto scoperto.

Il vecchio Re sperò fino all’ultimo che il figlio tornasse ma a poco a poco tutto il centro si disgregò e solo pochi uomini della guardia rimasero intorno ad Antigono.

Egli scrutò continuamente a combattere ma una scarica simultanea e densa di giavellotti, lo uccise.

Demetrio salvò dalla rotta appena 4.000 cavalieri e 5.000 fanti, con i quali raggiunse Efeso e la Grecia.

La sua storia non era ancora giunta al termine in quanto rimase padrone della Grecia e, grazie alla sua potente flotta, riuscì a recitare un ruolo da protagonista nella fitta ragnatela diplomatica dei rapporti tra i regni ellenistici.

Tuttavia non avrebbe mai avuto forze sufficienti per riprendere i territori perduti e sarebbe alla fine caduto prigioniero di Seleuco, dopo un’infruttuosa invasione della Siria.


LE CONSEGUENZE DELLA GUERRA 

Come visibile nella cartina, i territori vennero suddivisi tra i Diadochi vittoriosi.

Questo portò un equilibrio a livello politico ed al consolidamento del potere dei vari regnanti.

Nascono così i Regni Ellenistici, sostenuti da una monarchia stile orientale, ma che portarono alla morte del sogno di Alessandro.

Sul punto di morte egli aveva chiesto che il suo impero venisse mantenuto intero e non lacerato in varie realtà autonome.

Tuttavia questo non accadde e i DIadochi mantennero, bene o male, il potere fino all'arrivo di un nemico formidabile: i ROMANI.