Dr.ssa Napolitano

Adolescenti: istruzioni per l'uso.

Dr.ssa Napolitano

Adolescenti: istruzioni per l'uso.

"Non voglio che mi guardi"

2025-12-08 20:22:48

Guida su come fare a superare questo senso di vergogna,

1. Quando lo sguardo diventa insopportabile

“Non voglio che mi guardi.” È una frase che molti genitori si sentono dire, spesso accompagnata da gesti di chiusura: occhi bassi, spalle curve, il corpo che si ritrae.

In superficie sembra un rifiuto del legame, un muro eretto contro la vicinanza. Ma dietro questa richiesta c’è quasi sempre la vergogna.

🔎 Approfondimento psicologico

La vergogna è un’emozione sociale: nasce dal timore di essere giudicati. In adolescenza, quando l’identità è fragile e in costruzione, lo sguardo del genitore può diventare un “giudice interiore”. Il ragazzo teme che ogni sguardo riveli difetti, errori, fragilità. Per questo lo rifiuta.

📖 Storia di vita quotidiana

Marco, 15 anni, torna da scuola e si chiude in camera. La madre lo chiama per cena, ma lui risponde: “Non voglio che mi guardi.” In realtà, quel giorno ha preso un brutto voto e si vergogna. Non vuole che la madre lo veda “fallito”. Non è un rifiuto del legame, ma un tentativo di proteggersi dal giudizio.

2. La vergogna come corazza

La vergogna funziona come una corazza. L’adolescente la indossa per proteggersi dal dolore del giudizio.

Rifiutare lo sguardo diventa un modo per difendersi: “Se non mi guardi, non puoi scoprire che non sono come vorresti.”

🔎 Approfondimento psicologico

La vergogna si distingue dalla colpa: la colpa riguarda ciò che facciamo (“Ho sbagliato”), la vergogna riguarda ciò che siamo (“Io sono sbagliato”). Per questo è così dolorosa: mette in discussione l’identità stessa.

📖 Storia di vita quotidiana

Sara, 13 anni, evita di cambiarsi davanti alla madre. Dice: “Non voglio che mi guardi.” Sta vivendo i cambiamenti del corpo e teme di essere giudicata. La madre, se insiste, rischia di aumentare la vergogna. Se invece accoglie con calma, trasmette sicurezza.

📝 Esercizio pratico per genitori

  • Scrivi tre frasi che usi abitualmente quando tuo figlio si chiude.
  • Chiediti: queste frasi aprono o chiudono il dialogo?
  • Prova a trasformarle in frasi accoglienti, ad esempio:
  • Da “Non fare così” → a “Capisco che ti senti a disagio.”
  • Da “Non c’è motivo di vergognarsi” → a “Ti vedo, e ti accetto.”

3. Il genitore che trasforma lo sguardo

Il compito del genitore non è forzare lo sguardo, ma trasformarlo.

Non uno sguardo che pesa, che giudica, che mette pressione.

Ma uno sguardo che sostiene, che accoglie, che dice: “Ti vedo, e ti accetto.”

🔎 Approfondimento psicologico

Lo sguardo ha un potere enorme: è il primo strumento di comunicazione tra genitore e figlio fin dalla nascita. In adolescenza, però, lo sguardo può diventare invasivo. Il genitore deve imparare a modulare: non fissare, ma osservare con calore; non giudicare, ma sostenere.

📖 Storia di vita quotidiana

Luca, 16 anni, si vergogna del suo acne. Dice al padre: “Non voglio che mi guardi.” Il padre risponde: “Non ti guardo per giudicarti, ti guardo perché ti voglio bene.” Questa frase trasforma lo sguardo da giudice a sostegno.

📝 Esercizio pratico per genitori

  • Durante la cena, prova a guardare tuo figlio con un sorriso leggero, senza fissarlo.
  • Nota se cambia postura o se si rilassa.
  • Dopo, puoi dire: “Ti vedo, e ti accetto.” È un piccolo gesto che costruisce fiducia.

4. Consigli pratici per genitori

👁️ Modera l’intensità dello sguardo: non fissare, ma guarda con calore

🧭 Verbalizza accoglienza: “Ti vedo, e ti accetto”

💬 Evita frasi che giudicano: sostituiscile con parole che sostengono

🧡 Mostra con gesti quotidiani che l’amore è stabile (un sorriso, un gesto di cura)

📌 Ricorda: dietro “non voglio che mi guardi” c’è il bisogno di sentirsi amato

Conclusione

“Non voglio che mi guardi” non è un rifiuto del legame. È una richiesta silenziosa di accoglienza.

Il genitore che sa trasformare lo sguardo diventa un porto sicuro.

Perché lo sguardo che sostiene dice: “Ti vedo, e ti accetto.”

E questo è il messaggio più potente che un adolescente possa ricevere.

📩 CTA finale

✨ Tuo figlio ti dice “non voglio che mi guardi”?

Forse non è indifferenza. Forse è vergogna.

Prenota una consulenza con me: ti guiderò nel trasformare lo sguardo in accoglienza e nel costruire un legame che resiste anche alle fragilità.

📘 Perché dietro la vergogna c’è sempre il bisogno di sentirsi amati.

by dr.ssa Maria Teresa Napolitano