Dr.ssa Napolitano

Adolescenti: istruzioni per l'uso.

Dr.ssa Napolitano

Adolescenti: istruzioni per l'uso.

La paura del giudizio

2023-02-08 17:59:06

Quello che blocca gli adolescenti ad esprimersi nella propria individualità

Quando si ha paura del giudizio è come avere un riflettore costantemente puntato su di sé, come se tutte le attenzioni dell’altro fossero su di sé, su ciò che si giudica di se stessi, in particolare su ciò che si reputa essere un proprio difetto.

Questa paura porta gli adolescenti a sperimentare una maggiore fatica nel relazionarsi agli altri, esporsi, mostrare il proprio pensiero. In alcune situazioni si tende a non agire o non esprimersi, pur di non rischiare di ricevere una valutazione negativa.

Come si manifesta la paura del giudizio nei ragazzi?

Nel cervello degli adolescenti si verifica una maggiore attivazione del sistema limbico, del circuito deputato alla gestione delle emozioni, ovvero quelle coinvolte nelle reazioni emotive e nelle risposte comportamentali. L’iperattivazione di queste aree può spiegare il maggiore interesse verso il gruppo dei pari, la maggiore attenzione al confronto con loro e all’accettazione oppure al rifiuto da parte dei coetanei.

“Dentro di me sento crescere pensieri e opinioni su varie cose che mi accadono, ma ho la tendenza a tenerle dentro per paura di dire qualcosa di stupido”

“Quando mi devo preparare prima di uscire ci metto sempre molto tempo: non lascio nulla al caso, perché i miei amici sono abituati a vedermi in un certo modo e non posso permettermi di non essere perfetta”

“In classe ascolto e seguo la lezione ma sembro sempre poco coinvolto perché quando l’insegnante fa le domande non alzo mai la mano per rispondere. Ho talmente paura di sbagliare e di fare una figuraccia davanti agli altri che preferisco rimanere in silenzio”

Lo sguardo degli altri per definire se stessi: quale impatto sul cervello adolescente?

È un po’ come vivere con tanti occhi che guardano e scrutano ciò che viene fatto e detto che amplifica questa importanza del giudizio esterno e interno. Questa sensazione può indurli a sovrastimare l’impatto reale di questa valutazione.

“Un esempio potrebbe essere quello di una quattordicenne che non vuole giocare con i suoi genitori e fratelli a un gioco da tavolo perché sa che i suoi amici non lo troverebbero cool, anche se nessuno la sta guardando, ma lei è certa che in qualche modo gli altri potrebbero facilmente venire a scoprirlo” (Dal libro Inventare se stessi. Cosa succede nel cervello degli adolescenti di Sarah-Jayne Blakemore).

Il solo pensare di essere guardati è associato ad una maggiore attività della corteccia prefrontale mediale, una zona chiave di ciò che viene definito “cervello sociale”, coinvolta nella comprensione delle relazioni con gli altri.

Gli adolescenti, dunque, si sentono più in difficoltà e mostrano segni più marcati di imbarazzo o vergogna anche al solo pensiero di essere osservati dagli altri, anche se questo non accade realmente.

 

Puntare sulle loro risorse per aiutarli a mettersi in gioco

Una delle funzioni degli adulti è quella di aiutare i ragazzi a riconoscere e conoscere i filtri con i quali si osserva il mondo e le paure per esprimerle senza vergogna o timore con la finalità di comprendere i propri stati interni e imparare esperienza dopo esperienza a gestirli per affrontare in modo più efficace le sfide quotidiane.

Gli adolescenti sentono la pressione sociale, dei familiari, delle aspettative, dell’ambiente scolastico o degli amici e  anche quella social in cui tutto appare perfetto. È importante trasmettere ai figli il messaggio che la perfezione è una convinzione che limita e che non esiste.

Le differenze individuali sono alla base di tutto e ci rendono tutti diversi. Il sostegno del genitore,  inteso come ascolto, accettazione e rinforzo con le giuste parole è indispensabile per nutrire la loro autostima e aiutarli a credere in se stessi e nel loro valore.

Si può anche spiegare ai ragazzi che è fisiologico in questa fase dello sviluppo, non piacersi sempre, sentirsi “fuori posto”: hanno bisogno di conoscere se stessi, di sapere che si tratta di un periodo transitorio.

Spesso hanno la percezione di essere gli unici a sentirsi così, mentre si tratta in realtà di un vissuto comune perché devono ancora metabolizzare tutti i cambiamenti che stanno vivendo, così da imparare a muoversi con più consapevolezza e sicurezza.

Io vi ricordo che se  avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi qui

by dr.ssa Maria Teresa Napolitano
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