Delia Di Pasquale

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đź’Š Momento letterario: CiĂ ula scopre la luna

2019-10-16 14:47:49

La novella “Ciàula scopre la luna” è considerata giustamente una delle più belle della raccolta Novelle per un anno, di Luigi Pirandello.

In essa lo scrittore concentra la propria attenzione su un personaggio sfruttato e maltrattato, uno zolfataro siciliano, un “caruso” di più di trent’anni ingenuo e indifeso, soprannominato Ciaula, cioè cornacchia, perché era solito fare il verso di quest’animale mentre lavorava. Come Rosso Malpelo di Giovanni Verga, anche Ciaula è “diverso” in quanto sciocco e subisce continuamente soprusi e cattiverie non solo dal suo sorvegliante, ma anche dai compagni di lavoro. 

Ciaula stava per rivestirsi per ritornare al paese, ma il sorvegliante Zi Scarda quella sera gli disse che sarebbero rimasti in miniera. Ciaula aveva paura del buio della miniera, ma ne aveva tanta del buio della notte, soprattutto da quando il figlio di Zì Scarda era rimasto vittima dello scoppio di una mina e lo stesso Zì Scarda aveva perso un occhio in tale occasione. Quella sera, però, nel risalire curvo sotto il carico enorme che Zì Scarda gli aveva messo sulle spalle, Ciaula vide una “chiaria” che cresceva, cresceva sempre più, come se il sole fosse rispuntato. Restò sbalordito, nello scoprire la luna che non aveva visto mai, e si mise a piangere perché vide in essa l’unica ad avere pietà per lui. Ciaula con il suo pianto ci fa capire che non era quell’essere sciocco che tutti credevano, ma una persona capace di provare emozioni umane, come quelle di commuoversi e di provare gioia davanti alla bellezza della natura. 

La novella sembra ricalcare lo stile verista di Giovanni Verga nel descrivere il mondo dei personaggi umili, ma il motivo più profondo è di natura decadente. Pirandello descrive, infatti, l’angoscia alienante dell’uomo, che in certi momenti, spezzato l’involucro della “forma”, riesce a vedere fuori e dentro di sé l’assoluto cui aspira. Compare il motivo della natura, come posto di riposo che si contrappone alla società caotica, della natura – oasi di felicità, unico punto fermo nell’universale mutabilità della vita e degli esseri. Mentre Rosso malpelo è un vinto, che si arrende al suo destino e scompare nel buio della miniera, Ciaula intravede nella natura la dolcezza di un conforto, di un riscatto della condizione di non – uomo a cui è costretto. L’atteggiamento di Ciaula nei confronti della luna ricorda quello di Leopardi del Pastore errante, ma mentre il pastore rivolge alla luna una serie di domande sul senso della vita che restano, senza risposta, per cui la luna appare fredda e indifferente, l’ingenuo Ciaula trova la luna partecipe alla sua pena. La novella si può dividere in tre parti. Nella prima parte avviene la ribellione dei minatori, che si rifiutano di prestare lavoro straordinario e abbandonano la cava, senz’alcun rispetto per Zì Scarda. In essa prevalgono termini di tipo verista, quali soprastante, caruso, calcara.

Il secondo momento si svolge all’interno della cava ed è occupato dalla descrizione di Zì Scarda con adozione del punto di vista del personaggio, non più con la tecnica del narratore esterno. Nel terzo momento il personaggio prevalente è Ciaula, la cui descrizione non è più verista ma psicologica, attraverso un linguaggio sempre più interiorizzato. Quella pirandelliana è un’arte che rispecchia la nuova realtà che acquisisce la tragedia dell’uomo, dopo aver esplorato l’incomunicabilità a livello sociale e dopo aver constatato che la coscienza di sé non basta all’uomo. Pirandello ha tra i suoi maestri il Verga, ma la normalità siciliana del comportamento è da lui utilizzata al fine di far esplodere il meccanismo psichico dell’uomo non di fronte alla realtà, ma nella realtà. Pirandello rompe la tradizione naturalistica per far prevalere nei suoi personaggi l’isolamento, la solitudine esistenziale. Così avviene anche in altri suoi scritti, per esempio, nel romanzo L’esclusa, nella novella Scialle nero, nel romanzo I vecchi e i giovani, dove vi è la polemica contro l’affarismo borghese e la corruzione parlamentare, ma dove lo scrittore ritrae il sociale sull’individuale e concentra la polemica sull’individuo, in quanto questi rispecchia il male di tutti. Ma è proprio con questo scavo, con questa lucidità di sguardo che Pirandello, mettendo l’individuo davanti a se stesso, gli indica implicitamente una strada diversa, gli mostra il valore dell’onestà, gli spalanca davanti il mondo della natura e gliene mostra le infinite risorse.

Il pessimismo di Pirandello è simile a quello dei filosofi di fine ottocento e dei grandi scrittori decadenti europei, da Kafka a Svevo. La loro non è una resa incondizionata, ma un guardare dentro e dietro le apparenze, per arrivare a quell’”oltre” nel quale forse si trova una spiegazione a quel mistero che è la vita umana. 

Di Pirandello ricordo questo passo in particolare, tratto dai “Quaderni di Serafino Gubbio operatore”: “C’è un oltre in tutto. Voi non volete o non sapete vederlo”. Quell’oltre forse è anche nella luna vista da Ciaula quando sale dal nero del suo pozzo e la vede e trova nella sua limpida luce il riscatto della propria dignità umana non rispettata.


Delia Di Pasquale