Delia Di Pasquale

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La guerra fredda e la coesistenza pacifica

2019-11-03 14:15:53

Fu definita “guerra fredda” la situazione di conflitto non bellico che si venne a creare tra i due blocchi internazionali, facenti capo agli Stati Uniti e all’Unione Sovietica, tra la fine della II guerra mondiale e l’ultimo decennio del novecento, circa il 1990.

Tale tensione non si concretizzò mai in conflitto militare vero e proprio, per la presenza di armi nucleari nei rispettivi arsenali che avrebbe reso irreparabile per il pianeta un’eventuale nuova aggressione. Durante questo periodo fu costante la contrapposizione tra la corsa al riarmo e continui tentativi di controllo degli armamenti negoziati tra le due superpotenze nell’ambito dell’ONU. La cosiddetta “guerra fredda” era dovuta alle rispettive ideologie politiche, economiche, filosofiche, sociali e culturali: l’Est criticava l’ovest, in quanto promotore del capitalismo borghese e dell’imperialismo, mentre l’ovest definiva l’est “impero del male”, incarnazione di un totalitarismo antidemocratico, sotto forma di dittatura comunista. In entrambi i blocchi, comunque, la propaganda politica assunse grande rilievo, provando paure irrazionali che sfiorarono il fanatismo, allo scopo di demonizzare eventuali oppositori interni. Negli Stati Uniti la sindrome del “pericolo rosso” trovò esemplare manifestazione nelle campagne di denuncia del senatore Mc Carty e quasi ad emblema di quegli anni è rimasta la condanna a morte dei coniugi Rosenberg, accusati di spionaggio a favore dei sovietici. Nel blocco orientale, invece, i partiti comunisti intrapresero la via dell’autoritarismo, criminalizzando le manifestazioni di dissenso, a cui seguirono processi in cui le confessioni estorte erano funzionali alla lotta politica interna e gli apparati politici comunisti. Furono gli anni in cui anche nell’Europa si diffuse la cultura del gulag. Ogni tentativo di riforma fu represso come dimostrano i fatti di Budapest del 1956 e quelli della cosiddetta “Primavera di Praga” del 1968. Qui il nuovo presidente del partito comunista, Dubcek, cercò di rinnovare il sistema economico – politico del paese, proponendosi di affermare un socialismo più aperto rispetto a quelli esistenti. C’era desiderio di giustizia, di libertà, di democrazia. Ma l’Unione Sovietica, preoccupata per la svolta di questi eventi, decise di inviare i carri armati, di fare arrestare i protagonisti delle riforme e per instaurare un governo socialista di stampo tradizionale. Il presidente americano Kennedy si trovò, invece, ad affrontare la crisi di Cuba, dove Fidel Castro e Che Guevara, avevano rovesciato il dittatore Batista, per dare vita ad una repubblica socialista. Egli ricorse sia all’embargo sia all’appoggio di gruppi di esuli anticastristi che tentarono di approdare nell’isola per rovesciare il nuovo regime. Nella tensione venutasi a creare si inserì l’Unione Sovietica. Il mondo ebbe paura per un nuovo conflitto atomico, ma alla fine Kruscev si accordò con Kennedy per il ritiro dei missili in cambio dell’impegno americano a non invadere l’isola. Scoppiò poi la “sporca guerra del Vietnam”, i cui motivi non erano sufficienti secondo l’opinione pubblica, a giustificare gli altissimi costi economici, ma soprattutto umani, del conflitto. Sono seguite le guerre in Medio Oriente tra Arabi e Israeliani. C’è stata però anche un’altra storia che ha come protagonisti tre uomini i quali diedero consistenza alle prospettive di coesistenza pacifica: Kruscev, Kennedy e Papa Giovanni XXIII. Il primo ebbe il coraggio di denunciare i crimini commessi dal suo predecessore Stalin durante il ventesimo congresso del Partito Comunista e di elaborare la teoria della “coesistenza pacifica”, riconoscendo che lo scontro tra i due blocchi non costituiva una fatalità e che la guerra era evitabile. Kennedy chiarificò il suo pensiero sulla “nuova frontiera” contro i comuni nemici dell’uomo: la tirannide, la povertà, le malattie e la guerra, ma il suo programma sociale, in cui rientrava anche l’integrazione dei neri, fu approvato solo dopo la sua morte. Papa Giovanni ebbe il merito di aver favorito, con il Concilio Vaticano II, il dialogo, le religioni e di aver sostenuto la necessità della pace per il cammino della civiltà umana. Si dice che la guerra fredda sia caduta con l’abbattimento del muro di Berlino, evento a cui contribuì anche la poetica di Gorbaciov. Ieri Obama affermava di voler superare la mentalità della guerra fredda, ma c’è ancora chi è convinto che il motore della guerra fredda non ha smesso di girare ed è alimentato dalla volontà di potenza e da una ricerca aggressiva delle fonti di approvvigionamento energetico. 


Delia Di Pasquale