Delia Di Pasquale

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La bioetica

2019-10-25 14:34:50

Negli ultimi anni, in campo scientifico, si parla sempre più di bioetica, per effetto dei progressi medici e scientifici che hanno aperto scenari per alcuni entusiasmanti per altri inquietanti.

Il termine “bioetica” nasce dall’unione di due parole greche “bios” (vita) e “ethos” (morale) ed è stato coniato da un medico statunitense. In altre parole, la società s’interroga sui propri valori morali, messi alla prova dal progresso della scienza medica e dalle modalità in cui oggi si nasce, ci si cura e si muore. Si discute di diritti del malato, ci si chiede se sia lecito manipolare la vita, si riflette sui limiti morali dell’agire scientifico.  

Ci si chiede se sia legittimo lasciare alla scienza la libertà di decidere su questioni che coinvolgono le stesse nozioni basilari di ciò che per noi significa “essere umano”. Per questo sono nati centri di bioetica nell’intento di discutere su qualche criterio normativo di ricerca nell’ambito della sperimentazione biomedica e sono stati istituiti Comitati etici anche negli ospedali. 

Probabilmente la nascita della bioetica dipende da un profondo cambiamento del clima culturale degli anni sessanta. Di fronte a grandi mutamenti storici, nascono dubbi nel campo dell’etica: la morale del senso comune appare incapace di orientare nella scelta davanti ai problemi posti dagli sviluppi delle scienze biomediche. 

Si sente ormai bisogno di un’etica critica che comporti una riflessione personale la quale può portare al rifiuto o meno di alcuni principi prima mai messi in discussione. Così ci si pone sempre più la domanda: “Fino a dove è lecito tutto ciò che è tecnicamente possibile? “Gli scienziati stessi che si trovano a sperimentare e a modificare i meccanismi della vita hanno pensato di riflettere sul comportamento da adottare in certi casi. Oggi vi è una bioetica cattolica che difende il principio della sacralità della vita e rifiuta l’eutanasia, la procreazione assistita, e altre pratiche, e una bioetica laica che propone il modello della disponibilità e della qualità della vita. La Chiesa fa appello a valori etici eterni anche in situazioni nuove, mentre il motto laico è: “A situazioni nuove forme etiche nuove”. 

A me non sembra giusto fermare il progresso scientifico con principi tesi solo a fermarlo, ma sono del parere che non sia neppure giusto subordinare la ricerca all’appagamento di bisogni personali. Certo, le biotecnologie applicate alla medicina, che consentono la guarigione di malattie prima inguaribili, l’allungamento della vita media, l’alleviamento del dolore fisico, ecc, non possono non essere ritenute utili. 

L’importante, a mio parere, è che i ricercatori antepongano all’utilitarismo l’interesse dell’intera umanità e che ci sia equilibrio tra progresso e rispetto della dignità umana. In campo bioetico, sono state stabilite molte disposizioni legislative e sociali che si rinnovano giorno per giorno parallelamente agli sviluppi scientifici. In questo modo l’inquietudine provocata in un primo momento da certi scenari si è tramutata con il tempo in indifferenza e poi in affidamento al codice deontologico dei medici. La medicina, infatti, non può presentarsi come esercizio del potere dell’uomo sull’uomo, ma come servizio che si fonda sul diritto, universalmente riconosciuto, alla tutela della salute di tutti i popoli della terra.


Delia Di Pasquale