il meglio deve ancora avvenire
COME PERCEPIAMO IL TEMPO
Il tempo non passa, semplicemente è, dicono i fisici. A darci la sensazione del flusso temporale, secondo le ultime teorie, sarebbe il ticchettio dato dalle nostre cellule cerebrali in funzione.
Mentre viviamo la sospirata settimana di ferie, il tempo sembra volare. Poi, una volta tornati a casa, se ripercorriamo con la mente i giorni appena passati, la durata di quelle giornate ci sembra lunghissima, tanto dense di novità ed emozioni sono state. È quello che alcuni scienziati chiamano “il paradosso della vacanza”: il fenomeno per cui il tempo ricco di momenti eccitanti sembra molto lungo quando è richiamato alla memoria, ma rapidissimo quando lo si vive.
E non è l’unica stranezza legata alla percezione del tempo. Le emozioni, ma anche l’età, il movimento e perfino la temperatura corporea possono influenzare la velocità con cui ci paiono scorrere i minuti e le ore. Inoltre, c’è un forte legame tra il nostro modo di misurare il tempo e quello di percepire lo spazio.
ERRORI RIVELATORI. La scienza, insomma, ha dimostrato che l’esperienza del tempo è creata dalla mente. I fisici dicono che il tempo non trascorre, il tempo semplicemente è. Eppure, nessuno dubita che il tempo passi. Inevitabile che sia così, visto che il cervello misura il tempo. Ma, a volte, sbaglia.
A disorientarlo, sono innanzitutto le emozioni. Quando ci sentiamo in pericolo di morte il tempo ci dà la sensazione di rallentare e gli attimi diventano eterni. Ma David Eagleman, neuroscienziato del Baylor college of medicine di Houston (Usa), ha dimostrato, con uno spettacolare esperimento avvenuto nel 2007, che quando si ha paura il cervello non pensa più velocemente (vedi foto sotto).
In realtà, a causare questa distorsione è la memoria: se si mostra a volontari il filmato di una rapina che dura 30 secondi, dopo un paio di giorni gli individui dicono che è durato oltre 2 minuti. Insomma, un evento che ci colpisce genera più ricordi e per questo ripercorrendolo con la mente ci sembra più lungo. È come se il cervello fosse abituato a una certa intensità dei ricordi che si inseriscono nella struttura temporale. Se gli eventi fanno sì che i ricordi aumentino, pensiamo sia trascorso più tempo.