Domenico Cuciniello

Founder Starter

Ercolano, Vesuvio - Creator Vesevo

2019-10-28 17:50:33

Il Vesuvio, uno dei cinque vulcani più pericolosi al mondo, è anche creatore. Oltre che simbolo controverso di distruzione è allo stesso tempo simbolo di vita.

Il Vesuvio, uno dei cinque vulcani più pericolosi al mondo, è anche creatore.

Creatore di arte, nella fattispecie, perché dalla sua pietra lavica furono ricavate ben dieci sculture che ornano il sentiero che conduce al cratere. Un progetto unico è "Creator Vesevo", programma di land art, in perfetta unione con il territorio e lo straordinario paesaggio. "Non c’è nessun altro vulcano al mondo, nessun altro luogo di montagna per il quale sia stata pensata una cosa del genere, un intervento che coniuga bellezze naturali – che non hanno bisogno di parole tanto il Vesuvio è conosciuto, un’icona mondiale – con il genio degli artisti che hanno apportato al fascino del vulcano il soffio della loro arte", questo fu il commento di Jean-Noël Schifano, direttore artistico del progetto. 

La prima opera è quella dell’olandese Mark Brusse: Ascoltando con gli occhi. Poi, via via, sfilano Dimas Macedo , autore portoghese, con Totem, lo jugoslavo Vladimir Velickovic, con L’antenato, e il pittore e designer tedesco Johannes Grützke, con Il tempo inesorabile. La mostra continua con un napoletano di fama internazionale, Lello Esposito, pittore e scultore impegnato in una ricerca sui simboli della città (Pulcinella, la maschera, i corni, l’uovo, i teschi, i vulcani e San Gennaro) che sul sentiero ha installato Gli occhi del Vesuvio, una grande maschera di Pulcinella. L’esposizione continua con l’islandese Rúri, che ha realizzato Terra vivax, e con Miguel Berrocal il più grande scultore vivente, autore di un epico Torso del Vesuvio. Per finire il francese Denis Monfleur, con In faccia al Vesuvio,  l’artista franco-argentino Antonio Seguì, con Icaro, e il greco Alexandros Fassianos con L’angelo di fuoco. Una rosa di artisti di fama internazionale che ha sposato il progetto con grande entusiasmo. L’originalità degli scultori è stata, però, sorretta dalla maestria degli artigiani del Vesuvio e dal patrimonio di conoscenze e familiarità con il vulcano che ancora conservano. La pietra lavica, infatti, è di difficile lavorazione:  più dura del granito, ma fragile come il vetro è quasi un materiale simbolico. Così, solo grazie all’intervento di mani esperte è stato possibile forgiarla. "Napoli e il suo territorio – ribadisce Schifano – non devono imitare quanto si fa altrove, ma devono creare qualcosa di suo, come questa mostra permanente del Vesuvio. Napoli non ha bisogno dell’effimero, ma di qualcosa che duri…". 

Le statue sono una sorta di voto, un sacrificio fatto al grande gigante, per imbonirlo. Come a un dio a cui si offre la propria virtù, per riceverne benevolenza. In fondo, si spera gradisca.