Davide Ronsisvalle

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Cultura e commercio internazionale

2019-10-10 12:40:07

E’ opinione ampiamente diffusa che sono diverse le variabili che agiscono sul concetto di cultura e questo implica che sia difficile darne un significato univoco e definitivo. Spero mi aiutate a continuare la mia ricerca con i vostri like e il vostro aiuto!

La cultura è sicuramente una parte fondamentale della vita dell’uomo, visto che gli permette di accrescere il proprio bagaglio, di crearsi una nuova identità e riesce a dare facoltà di evadere dalla vita monotona sia a livello etico che a livello morale. L’importanza fondamentale della cultura si evince oggi anche a livello economico sia per il settore culturale, come forza motrice per altre attività, ma anche per la capacità che esso ha di essere punto d’incontro tra realtà diverse facilitando così l’incontro tra domanda e offerta. Negli anni si sono susseguite diverse scuole di pensiero e solo negli anni novanta si è deciso di dare importanza alla cultura anche da un punto di vista economico. Infatti, all’inizio degli anni Novanta David Throsby nel suo libro “Economia e cultura” afferma che il precursore del connubio tra economia e cultura è Max Weber che alla fine dell’Ottocento riscontra una connessione tra ambiente culturale in cui avvengono le attività economiche e gli effetti economici che derivano da esse. Il problema di studiare la cultura dal punto di vista economico è sicuramente legato al fatto che è molto difficile decidere come studiare un particolare non economico attraverso strumenti economici. David Throsby, suggerisce di usare strumenti dell’analisi economica per studiare problemi teorici e pratici, includendo però nell’economia convenzionale anche il punto di vista della storia, della filosofia e della sociologia. Ma è giusto unire il mondo dell’economia con quello di altri saperi che studiano l’arte o, invece, come dice Aldo Spranzi “la barriera estetica non va scavalcata con temerarie operazioni acrobatiche o con trasgressioni disciplinari, (ma) va semplicemente cancellata. L’economista non è invitato a invadere campi estranei alla sua professione, deve solo saper fare il suo mestiere in una situazione atipica”?

La difficoltà che si ha nel calcolare la variabile cultura nel contesto economico non ha però ristretto la possibilità e la capacità di essa di assumere negli ultimi anni un’importanza sempre maggiore nel contesto economico a livello mondiale. Diverse sono le teorie che a livello economico inquadrano il concetto di cultura. Lo stesso Throsby decide di usare solo due definizioni possibili di cultura. La prima fa riferimento al concetto di cultura in senso generale, ossia tutto ciò che riguarda le credenze, gli usi e i costumi condivisi da una comunità. Le caratteristiche di un determinato gruppo si ritrovano nei simboli, nei miti, nei testi e grazie a queste si esprime l’identità distintiva grazie alla quale i membri di un determinato gruppo possano differenziarsi da quelli di un altro. Questa definizione di cultura permetterà di capire l’importanza della relazione tra sviluppo economico e cultura. La seconda definizione abbraccia più nello specifico i prodotti e le attività che portando ad un processo formativo ed educativo, più che allo sviluppo di specifiche abilità tecniche o professionali6. Tali attività vengono definite da tre canoni: “che i beni e le attività coinvolte comportino una certa forma di creatività nella loro produzione; che riguardino la creazione e la comunicazione di un significato simbolico; che il loro risultato implichi, almeno in potenza, una qualche forma di proprietà intellettuale.”

. Il primo ad aver ricercato in che modo la cultura agisce sulle dinamiche all’interno di un paese è Geert Hofstede che a partire dagli anni ’80 ha introdotto il concetto di “dimensione culturale”, che differentemente dalla “tipologia culturale”, dà la possibilità di effettuare studi empirici sulle differenze o somiglianze culturali.

Un altro metodo che si conosce e che si usa per calcolare la distanza culturale tra Paesi è quello di Inglehart et al. (2004) che definisce la distanza culturale come “il grado in cui le norme e i valori condivisi tra le persone in un paese differiscono da quelli di un altro paese”. La capacità di questo metodo è di usare valori standardizzati che possono derivare da sondaggi. Questo permette di usare dati derivanti da sondaggi fatti nei diversi anni ed è così possibile aggiornare annualmente il calcolo. A differenza del metodo di Hofstede prima annunciato, questo metodo non si basa su ricerche specifiche e non è ancorata a determinati parametri. Questo permette a questo metodo di essere utilizzato anche utilizzando le Survey che vengono comunemente effettuate ogni anno dagli istituti di ricerca. Quindi, questo metodo, diventa così utilizzabile su diversi anni e confrontabile col passare del tempo.

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