Riflessione metodologica e sintetica de "Le età della vita".
Breve confronto dell'opera Guardiniana "Le età della vita" con la metodologia dell'opposizione polare: un rapporto tra la totalità e la singolarità che guida il nostro modo di vivere oggi.
Riflessione metodologica e sintetica de "Le età della Vita"
Romano Guardini, ne "Le età della Vita", ha voluto esporre, sinteticamente, quella che è la realtà propria di ogni essere umano.
Prima di parlare tuttavia del suo testo, certamente uno tra i più noti nel panorama europeo, bisogna fare riferimento alla metodologia propria dell'autore italo-tedesco: l'opposizione polare. Secondo Guardini, infatti, vi è una perenne opposizione tra la parte e il tutto, tra la singolarità e la totalità. E ciò si evince molto ne "Le età della Vita": ogni fase dell'esistenza umana è unica e irripetibile, ha qualcosa che non si può recuperare con le altre fasi, tuttavia ogni fase è necessariamente posta sempre in relazione con la totalità della vita.
Si capisce, quindi, perché ogni tappa vitale (bambino, giovane, adulto, uomo disincantato, uomo saggio) richieda un "passaggio", ossia il momento di crisi che tutti abbiamo tra un'età della vita e l'altra: la pubertà, l'esperienza, il limite, il distacco. Ogni età della vita - così come ogni crisi - ospita inoltre un duplice compito etico e un duplice pericolo. Ad esempio, un bambino può essere ostacolato dalla figura dei genitori onnipresenti, che ostacolano il processo di crescita; altro estremo è che il bambino possa faticare a uscire dal guscio familiare, e non assumere quindi familiarità con le proprie forze e con il proprio "io".
La tentazione di ogni età della vita è quella di fuggire: di non crescere o di crescere troppo, di non voler andare avanti e di voler andare troppo avanti. La tentazione di un giovane di sentirsi già grande, la tentazione di un adulto di sentirsi troppo giovane. Ecco perché l'opposizione principale di ogni età della vita è quella della realtà, che permette l'ingresso nelle crisi: perché, se sapute superare, le crisi sono totalmente purificatrici. Se ben vissuta, la crisi porta un giovane a non vivere una ribellione costante nei confronti dell'autorità, o a non rifugiarsi in un mondo irreale, o a vivere in un assolutismo sfrenato.
E se è vero che ogni età della vita è prefigurazione della prossima, allora, non deve stupire che all'uomo disincantato segua l'età della saggezza. La sperimentazione delle proprie inadeguatezze e miserie, se ben vissute, portano alla serenità e alla sapienza.
"Le età della vita" nasce all'interno del corso di lezioni che Guardini teneva a Monaco e dedicava alla vita etica; alla quinta ristampa del testo, l'autore aggiunse altri due momenti della vita: "l'ingresso nell'età senile" e "l'età senile". Così come la nascita, nemmeno l'ingresso nell'età senile si deve considerare una vera e propria crisi, ma semplicemente un momento di passaggio: che può essere vissuto negativamente, come decadimento, oppure anche positivamente, come corollario della propria vita.
In sintesi, la parola chiave è "accettazione", di una vita che ci è stata donata gratuitamente, e alla quale siamo chiamati ad intraprendere una battaglia con noi stessi, giorno dopo giorno.