Daniele Ventola

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#day410 I pericoli del deserto e una nuova capitale

2019-09-19 07:53:36

Il deserto e' un oceano d'oro e silenzio. Infinito, lunare, teso e desolato. Popolato da rapaci, lupi raminghi e tante macchine che si susseguono su una strada d'asfalto. Il deserto e' un'immensa distesa di vuoto. E il deserto non perdona. Se rimani senza provviste, vince lui.

Il #deserto e' un oceano d'oro e silenzio. Infinito, lunare, teso e desolato. Il deserto e' popolato da rapaci, lupi raminghi e tante macchine che si susseguono su una strada d'asfalto. Il deserto e' un'immensa distesa di vuoto, che ti avvinghia ti congela, ti soffoca e ti deruba. E il deserto non perdona. Se rimani senza proviste... non ti perdonera' mai.

Tra le tante cose delle quali non ero a conoscenza c'era questa: prima di #Baku e' solo deserto. Piano piano le provviste finiscono, l'ultima goccia d'acqua e' persa e quello che rimane e' solo un passo pesante rallentato dal vento. La mancanza di villaggi, le nuvole che riempiono il cielo, gli animali selvatici che di tanto in tanto scappano all'orizzonte. Devo essere sincero cominciavo a preoccuparmi e mancavano ancora 60 km prima della capitale.

Avanzare nell'ignoto non e' mai stato un problema, anzi una risosra se non dire una normale evidenza, ma la differenza e' che adesso si sapeva dove si andava... nel vuoto!

Una salsola mi rotola accanto sotto il gracchiare di corvi che mi auspichino a qualcosa di male. Le macchine mi passano affianco veloci e indifferenti e più il sole avanza più mi preoccupo, quando a un certo punto una voce alla mia sinistra fa <<Hey!>>.

Un camioncino bianco con a bordo un ragazzo rosso non congrua con il tradizionale azero medio. Mi sorprende. Ma appena dietro di lui spunta un volto autoctono che mi invita a salire di fretta. Con un po' di risentimento apro il portellone e poso lo zaino e con il balzo di una gazella entro nel posto passeggero accanto al rosso.

C'erano un tedesco, un azero e un napoletano che mangiavano noci immature dirigendosi verso l'ignoto... sembra piu' l'inizio di una promettente barzelletta ma è vero .

Nicholas e' un viaggiatore tedesco che con la sua bicicletta si sta dirigendo verso Tokio. Ha incontrato Tarkan vicino una pompa di benzina e quest'ultimo ha amici da tutto il mondo convincendoli con la sua dolce insistenza a salire a bordo. Lui e' azero ma vive in uno dei quei piccoli paesi musulmani in Georgia e tre volte a settimana fa avanti e indietro con il suo camioncino per vendere al mercato frutta e verdura.

I chilometri sono veloci a passare con la macchina eppure non si intravedono ne paesi ne' caffe. Solo deserto e solo una strada.
Chiediamo a Tarkan di fermarci a 35 chilometri dalla capitale quando le case iniziano ad esserci di nuovo e, dopo averci regalato tanta uva, pomodori e cetrioli, io e Nicholas cominciamo a salire verso il colle. Lontano si vedono un gruppo di case, ma non c'e' neanche una luce. E' uno scenario post-apocalittico, desolato e senza neanche un animo. Tutte le strutture sono incompiute e abbandonate. E' strano, sembrava un promettente complesso residenziale, ma al di sotto delle pale eoliche non c'era nulla fuorché una macchina distrutta da un incedio. Scegliamo quella che sara' la nostra dimora, una struttura incompiuta con uno scheletro di polisterolo e compensato e ivi passiamo la notte mangiando pane e pomodori guarniti da storie di viaggio.

Al mattino, dopo aver visitato il complesso le nostre strade si separano. Lui prende la strada principale verso la citta', io invece decido di continuare verso il deserto. Ma la strada era popolata da cani caucasici e a malincuore sono dovuto tornare sull'asfalto. La periferia si innalza sui colli e tra Lade russe e camion giganti, finalmente si intravedono lontano i primi grattacieli della capitale dove Marco e Natalia mi stanno aspettando.

Benvenuti a Baku, l'ottava capitale dell'ottavo paese.


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