Daniele Ventola

Founder Starter

#day399 Ma sono in Russia o in Azerbaijan?

2019-09-05 06:30:53

I bambini dell'Azerbaijan e la curiosa storia dei molocani di Ivanovka

La strada statale ha ai suoi bordi molti venditori di frutta e di marmellellate essiccate tra fogli di plastica trasparenti. E' qui che vengo rapito da due bambini di nove e sette anni che vendono frutta, marmellate e spezie, mentre i genitori lavorano i campi. Il rosso e la mora mi fermano chiedendomi se voglio comprare una di quelle frutte essiccate <<bir manat!>>

Hanno vestiti impolverati, unghie nere e il sole negli occhi. Mi fermo a parlare con loro. La piccola e' timida ma appena si apre e' una grande chiaccherona, mentre il fratello non ha peli sulla lingua e dopo tante curiosita' continua a ripietermi una domanda, una di quelle domande che un bambino non dovrebbe avere: <<ma i soldi da dove li prendi? Ma quanti soldi hai?>>

Gli compro tre di quelle marmellate essiccate che non mi piacciono e dopo aver dato loro un po di novita' dello straniero che attraversa luoghi e lingue sconosciute, mi regalano tanta di quella frutta che strabordano le tasche.

Continuo a camminare.

Ci sono tanti Caffeà ai bordi delle strade. Sono all'aperto con ampio giardino e gazebi, ma paradossalmente non fanno caffe. Si occupano di cay, di pivo, di cibo. Vorrei un caffe', ma il proprietario sta mangiando delle patate con omelette con un cliente. Mi invitano a mangiare con loro, l'uomo con la faccia scavata dalle rughe e l'amico dai denti d'oro con tatuaggi sulla mano sono molto gentili e si divertono del loro ospite, increduli che stia percorrendo la Via della Seta.

Ridono e scherzano tra un bicchiere di vodka e l'altro e, quando arriva finalmente il momento del caffe' solubile (l'unico che vendono), l'amico dai denti d'oro se ne va. Il proprietario cambia espressione e guarda il suo bicchiere mezzo vuoto. Mi dice che qui le persone devono aiutrsie tra di loro <<siamo infelici...>>.

Nel villaggio la maggior parte delle persone sopravvive con uno stipendio di 200 manat al mese questa miseria che gli si legge nel bicchiere si alterna i barlumi improvvisi di euforia negli occhi che si concludono con un sorriso sinistro, sbieco e amaro.

Zorro (cosi' mi si e' presentato) mi invita a rimanere con lui, ma preferisco andare. La strada e lunga ed e' ancora presto. Quando riprendo a camminare non riesco a levarmi le parole di quell'uomo dalla testa e ogni volta che da un caffe le persone mi vedono e sorridono salutando con la mano, ricambio il saluto e continuo il percorso. Ma dopo poco mi rigiro e li vedo nel loro silenzio ritornare a contemplare i loro bicchieri di the. Allora rieccheggiano le parole di Zorro che ricoprono come un aura scura le loro sagome.

E passa il giorno e passa la notte e dopo essermi perso in un bosco popolato da eserciti di capre e caffe' abbandonati con striscioni dei nostri cantanti, ritrovo finalmente la strada maestra quando mi ritrovo in un paese inaspettato che aveva qualcosa di diverso.

Il centro di Ivanovka e' capitanato da un modesto market con tanti e diversi prodotti. Prendo un succo d'uva e mi avvicino alla cassa per pagare e, quando dico <<salam>> il commesso biondo mi guarda un'attimo prima di rispondermi <<salam>> a sua volta. Mentre esco, pero', sento il cliente alle mie spalle salutare il commesso con <<priviet>>, e rimango un'attimo stuccato.

Leggermente confuso esco fuori dal market e osservo le persone intorno. Sono chiare, bionde, parlano russo e si salutano con 'priviet'. Sono confuso e guardo il mio succo leggendo' фрчнтинг'. Inizio a preoccuparmi, temo che la strada maestra non era tanto maesta e spero di non aver attraversato per sbaglio il confine russo. Agli uomini biondi si avvicinano altri piu' scuri che salutano i primi con 'salam' e iniziano a parlare in azero.

Dunque apro google maps e constato che sono in Azerbaijan e vedo, non lontano dalla mia posizione, la presenza di una chiesa. Mi ci dirigo verso. Vengo fermato da un uomo con un faccione simpatico. Mi chiede in russo qualcosa, gli dico che non conosco il russo, me lo richiede in azero e dunque gli rispondo che sono italiano. Gli domando se lui fosse azero, mi risponde che e' russo e azero e allora sono ancora piu' confuso. Gli chiedo perche' c'e' un paese russo qui ma la sua risposta non la comprendo in ogni caso mi da il benvenvenuto e lo saluto con un <<cok (azero-> grande) spassiba (russo-> grazie)!>> Si allontana ridendo e mi dirigo verso la chiesa.

Mi accolgono dei simpatici ragazzi dei quali nessuno parla inglese, uno parla azero e turco, ma tutti parlano russo. Chiedo se posso riprenderli e ne sono contenti. E cosi' finalmente scopro dove mi trovo e perche'.

Il villaggio di Ivanovka venne fondato nel 1834 da contadini russi molokani che essendo cristiani, ma di fede diversa dagli ortodossi furono esiliati da Caterina II. I molocani non sono ne ortodossi, ne' cattolici, a volte sono presentati come una setta altre volte come una religione che, a differenza degli ortodossi, non venerano icone, santi, il giorno sacro e' il sabato e non bevono alcolici.

Con il tempo la comunita' di Ivanovka e' cresciuta fino a divenire una fattoria collettiva dove il sistema comunista e' ancora operativo. Il kolkhoz prevede che non vi sia privatizzazione della terra e tutti lavorano insieme in armonia. Ho dovuto purtroppo abbandonare presto i giovani amici di Ivanovka per andare a conoscere un personaggio presentatomi da un'altro amico incontrato per pura coincidenza qualche giorno prima e che apre un quesito fondamentale:

che ci fanno due fiorentini nel minuscolo paese di Qalagah tra i meravigliosi colli dell'Azerbaijan?

Ma questo risponderemo presto, intanto, per uno sguardo itnerno del paese di Ivanovka, suggerisco la visione di questo breve e interessante video di Euronews

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