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Il Calcio: Sport da insegnare ed educare
Bisogna tornare a vivere il Calcio come una passione e non come un'ossessione.
Allenare oggi?
Dal 1989 sono allenatore ed educatore sportivo per bambini e ragazzi, dai 10 ai 17 anni, ma ho allenato anche ragazzi di 20/21 anni. Troppa superficialità nei bambini a cui va insegnata la tecnica individuale giocando, senza pressioni, e troppe pretese sugli adolescenti.
Un allenatore non può saltare da una età all'altra perché ognuna ha una esigenza diversa e si rischia di fare confusione. Piuttosto è meglio crescere con loro, e gradualmente, facendo esperienza, passando in modo naturale dai bambini ai più grandi oppure restare in una determinata fascia di età dove ci si sente più a proprio agio.
Oggi che alleno la categoria Allievi FIGC (16/17 anni) mi rendo conto che ci sono grandi lacune di tecnica individuale perché mai o mal insegnata prediligendo la tattica che invece ai bambini non serve.
In questo modo il livello resta basso e anche i ragazzi che vanno a scontrarsi con squadre più organizzate possono sbattere il muso contro lo scoraggiamento, la delusione, la perdita di motivazione che invece sono fondamentali per continuare a praticare questo sport con passione.
Questo diventa il lavoro principale dell'allenatore moderno: motivare, dare ai propri ragazzi le ragioni per metterci voglia, grinta e tanto altro.
Garantisco che è un lavoro duro, più duro di quanto uno non possa pensare, soprattutto per chi come me non vuole lasciare indietro niente e nessuno, vuole tenere e recuperare tutti, non vuole fare sconti a nessuno.
Credo che oggi servano menti aperte, più elasticità, più coraggio e soprattutto meno pretese.
Si chiama Gioco del Calcio, perché tale deve essere. Lo si può fare come meglio si crede, ma sempre un gioco rimane. Non facciamolo diventare qualcosa che non è.