Il loro vantaggio consiste nel fatto che hanno più probabilità di continuare a registrare ottime performance per più tempo di quanto il mercato non si aspetti. Gli elevati rendimenti a breve termine potrebbero rendere le azioni di queste società più costose della media, eppure gli operatori di mercato tendono ancora a non tenere
conto di questo aspetto. Se le società raggiungono solide performance
anno dopo anno, gli investitori dovranno rivalutarne le azioni, con il
risultato di una sovra-performance.
Inoltre, secondo Allison, per spiegare la performance della qualità serve ricorrere all’analisi della psicologia comportamentale, perché le reazioni comportamentali dell’investitore “medio”, con un orizzonte temporale a breve termine, possono rappresentare un’opportunità per gli investitori più razionali. Allison sottolinea che
non esiste un modo univoco, ampiamente accettato, per definire cosa sia la qualità, ma il tema comune tra le varie definizioni è l’attenzione agli indici contabili e alle tecniche quantitative in base alla performance passata delle società.
Un’analisi puramente quantitativa non è l’unico approccio alla qualità, perché rischia di farsi sfuggire alcuni aspetti importanti:
prima dell’arrivo degli investitori quantitativi, i
consulenti di gestione e gli accademici avevano sviluppato alcuni
strumenti per aiutare le società a comprendere il loro vantaggio
competitivo, e per capire la solidità di un’azienda usavano quadri di
riferimento più qualitativi e svolgevano un’analisi approfondita che i
soli conti non erano in grado di soddisfare.
Allison fa l’esempio del vantaggio competitivo noto “economic moat”, che protegge dalla concorrenza su tutti i fronti e porta alla creazione di valore sostenibile,
che è l’essenza della qualità. Il vantaggio può includere il potere di
determinazione dei prezzi, la competitività dei costi, percorsi di
mercato eccellenti, migliore innovazione e brand forti. Indicatori utili
segnalati da Allison sono società con concorrenti deboli tra le imprese
presenti sul mercato, elevate barriere di ingresso per i nuovi arrivati, ampia clientela e fornitori con limitato potere di negoziazione, scarsa presenza di prodotti alternativi.
L’esperto di Aberdeen Standard Investments
sottolinea che questi vantaggi competitivi non sono statici, per cui
vanno analizzati continuamente, prestando attenzione al loro sviluppo
nel tempo, perché oscillazioni e cambiamenti delle dinamiche competitive
possono sempre verificarsi. Usare solo lo specchietto retrovisore
significa che quando si presenta un problema potrebbe essere troppo
tardi, mentre un approccio attivo significa avere maggiori probabilità
di individuare per tempo qualsiasi cambiamento.
Gli approcci tradizionali alla qualità presentano punti di forza
e limiti, l’approccio quantitativo si basa su dati passati, mentre i
quadri di riferimento qualitativi consentono di spiegare la qualità ma
non la misurano, e non sono intrinsecamente focalizzati su ciò che
potrebbe cambiare. Per questo secondo Allison è necessaria una combinazione di parametri
quantitativi e strumenti qualitativi, mentre resta fondamentale
valutare la qualità del management con un’analisi lungimirante e con
l’obiettivo di capire se i solidi rendimenti del passato persisteranno
anche in futuro.
FONTE: FINANCIAL LOUNGE
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