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Le Forze Tecnologiche

2020-05-26 07:23:58

Continua la seconda parte dell’approfondimento dedicato alla Quarta Rivoluzione Industriale.

Nella storia passata, l'uomo è già stato protagonista di tre grandi rivoluzioni industriali: alla fine del ‘700 con l’invenzione della macchina a vapore, nella seconda metà dell’800 con l’invenzione del motore a scoppio e dell’elettricità e a metà del ‘900 con la scoperta dell’energia atomica, lo sviluppo dell’astronautica e dell’informatica. 

Oggi gli economisti parlano dell’inizio di una nuova rivoluzione industriale che, come la maggior parte delle rivoluzioni, può avere effetti sia positivi che negativi. 


È ormai evidente come la diffusione capillare di internet e lo sviluppo delle grandi multinazionali del web stiano cambiando le abitudini di milioni di persone in tutto il mondo. 


Per comprendere meglio l’evoluzione di questo fenomeno, le domande da porsi sono queste: 

  • Quanti imprenditori saranno ancora disposti, dopo la diffusione di robot intelligenti, a tenere in fabbrica braccia umane per realizzare le loro produzioni? 

  • Allo stesso tempo, quanti clienti saranno ancora disposti ad acquistare un bene o un servizio in un negozio fisico, se potranno comprarlo comodamente online con il 30% di sconto? 


Molti economisti affermano che con la 4a Rivoluzione Industriale, tra pochi anni, il 50% delle attività tradizionali non esisterà più. Portando l’attenzione esclusivamente sul continente europeo, si stima che ogni anno i posti di lavoro persi saranno circa 7 milioni, mentre i nuovi occupati saranno poco più di 2 milioni, per un totale complessivo di 5 milioni di posti di lavoro persi ogni anno.

Io ho 47 anni e se hai più o meno la mia età conoscerai bene il mito del “posto in banca”


Quando ero giovane le persone che venivano assunte in banca erano invidiate da tutti perché avevano gli stipendi più alti della media degli impiegati, facevano un lavoro d’ufficio e soprattutto avevano la sicurezza che, una volta ottenuto il posto, nessuno li avrebbe mai mandati via. Era un lavoro ben pagato e garantito a vita. 


Ti faccio una domanda: Ti ricordi quanti sportelli bancari c’erano negli anni ‘80 e nei primi del ‘90 e quante persone ci lavoravano? Ora ti faccio un’altra domanda: Quante volte ti sei recato in banca questa settimana? Io nessuna, pur avendo diverse aziende da gestire. 

Una statistica ISTAT dell’anno scorso ha evidenziato che, in media, una persona si reca in banca meno di una volta al mese.  

Che effetto ha avuto questo sugli impiegati e su tutte le altre figure di interfaccia ed intermediazione con le banche? Citando il Sole24Ore “una vera e propria emorragia occupazionale”. In 8 anni hanno perso il posto 44 mila impiegati, 13.500 solo nel 2017. E se nel 2009 i bancari italiani erano più di 330 mila, nel 2017 sono scesi quasi a 286 mila. 


Questa “emorragia occupazionale” non si limita soltanto al settore bancario. 


Infatti, sta succedendo la stessa cosa nei settori della ristorazione (specialmente nelle catene di fast food), dell’industria, della sanità, del turismo e del commercio. 


In generale, i settori attualmente più colpiti da questa emorragia sono tutte le attività dove era richiesta la presenza di “interfacce”, tra l’attività ed il pubblico, che oggi sono sostituite da terminali intelligenti connessi ad internet e da sistemi online.

Per esempio, negli Stati Uniti, Amazon ha aperto dei nuovi negozi fisici dove non ci sono più i cassieri. Entri, prendi quello che ti serve, esci ed il conto ti viene addebitato direttamente sulla tua carta di credito. 


Perché succede questo? 

Beh, la risposta ti apparirà ovvia quando comprenderai una verità fondamentale del business: le risorse umane sono, a bilancio annuale, la spesa più gravosa per le imprese e questo è vero in tutto il mondo! 

Questo significa che se io sono un imprenditore che si trova a dover operare in un mercato altamente competitivo, nel momento in cui posso sostituire il mio personale con dei robot, sono di fatto costretto a farlo. Altrimenti opero con un enorme svantaggio nei confronti della concorrenza che, grazie ai costi ridotti, riesce a fare prezzi più bassi e a migliorare il servizio investendo sull’innovazione. 


Ad alcune persone questo potrebbe sembrare ancora uno scenario futuristico. Mi ricordo che già 20 anni fa si parlava di “automi che sostituiscono gli uomini”, ma oggi quello che un tempo sembrava pura immaginazione è diventato realtà. 


In Giappone, per esempio, le auto sono costruite interamente dai robot in meno di 24 ore, e solo dopo essere state ordinate. 


Anche Amazon rappresenta un esempio molto valido di come stiano cambiando le politiche aziendali dei principali colossi commerciali multinazionali. Sul sito di e-commerce più utilizzato al mondo, molti libri sono stampati e spediti in tempi record solo dopo l’acquisto. Dal file al libro stampato e consegnato, trascorrono soltanto alcune ore. Non credi che tutto ciò sia stupefacente? Di certo, Amazon ha conquistato una marea di lettori “pigri” che non ama andare a caccia di volumi in libreria o biblioteca. Ma che fine faranno tutti i commessi di questi negozi? 

Lo scenario dei prossimi anni è assai interessante e dinamico: mentre gli algoritmi riconosceranno i nostri interessi e bisogni in tempo reale (monitorandoci attraverso i social e le azioni che compiamo quotidianamente sul web), i robot provvederanno a costruire prodotti/oggetti per poi inviarli direttamente a casa dei consumatori. 


In tale prospettiva (per certi versi anche inquietante) quanto conterà ancora il lavoro manuale o artigianale? 


Un altro esempio lampante è la fabbrica di Dongguan in Cina, dove è stata avviata un’opera di automazione massiccia che ha sostituito il 90% degli operai con i robot. Come risultato, la produzione è stata incrementata del 250% ed i difetti di fabbrica sono diminuiti dell’80%.

I computer e le macchine non si stancano, non si impigriscono, non si ammalano, non si distraggono, non fanno sciopero e producono 24/7, sempre agli stessi ritmi. Questo significa che sono più produttive e, in fin dei conti, costano molto meno rispetto al numero di lavoratori che vanno a sostituire. Queste sono le ragioni per cui si stanno investendo miliardi di dollari all’anno, in tutto il mondo, nei settori dell’automazione industriale per rimpiazzare gli operai con macchine intelligenti. 


Avrai sicuramente sentito parlare di Industria 4.0. Non è altro che questo: produzione on-demand, automazione spinta ed ottimizzazione dei processi tramite algoritmi di analisi di “big data” ed intelligenza artificiale

Un esempio lampante di un settore altamente a rischio “per colpa” dei sistemi di Intelligenza Artificiale è il settore dei trasporti. Già nel 2017 Elon Musk presentava ad Hawthorne, in California, i camion della sua azienda, Tesla Motors, a guida completamente autonoma


Esiste, quindi, già da due anni la possibilità per le aziende di trasporti di sostituire la propria forza lavoro con questa tipologia di macchine. Questo significa che, una volta approvate delle leggi che consentiranno a questa tipologia di veicoli di circolare sulle autostrade, milioni di posti di lavoro saranno a rischio di essere completamente rimpiazzati. Questo scenario è incredibilmente realistico visto che questa nuova tecnologia comporterebbe enormi risparmi sia per le aziende di trasporti che per la pubblica amministrazione (la gestione degli incidenti stradali che coinvolgono i mezzi pesanti costa, alla pubblica amministrazione italiana, circa 17,1 miliardi di euro all’anno). 

Un altro settore messo a rischio dall’innovazione tecnologica è quello degli intermediari. Con la tecnologia Blockchain, la presenza di intermediari attivi in vari ambiti, compresi quelli dell’intermediazione immobiliare, del turismo, delle assicurazioni, delle banche e molto altro, sarà completamente inutile. 


La tecnologia Blockchain (letteralmente “catena di blocchi”) si basa sulla creazione di un’enorme banca dati condivisa, non modificabile e protetta con la crittografia, in cui le voci sono raggruppate in blocchi concatenati in ordine cronologico e ai quali si possono aggiungere man mano nuovi blocchi e nuove informazioni. 


Si tratta di una tecnologia assolutamente sicura e versatile e pertanto saranno messi a rischio tutti i lavori di verifica, certificazione e validazione. Anche i notai, considerati da molti fino ad oggi una sorta di “casta privilegiata”, potrebbero diventare completamente inutili nel prossimo futuro. Alcune nazioni, come l’Estonia, si stanno già muovendo attivamente in tal senso. 




Continua nella prossima parte venerdì!


Se ti sei perso la prima parte:


Tratto dal capitolo 3 del libro di Gabriele Visintini “Internet Crea Indipendenza”

by Cam.TV Staff