Psicologia & Relazioni
ConTeSto, porgere attenzione all’Altro per dare senso a sé stessi
Ciascuno di noi determina e definisce se stesso sulla base di ciò su cui posa lo sguardo: quel qualcosa su cui cade l’osservazione, sia esso una persona piuttosto che un oggetto, ci individua, offrendo senso, direzione, alla nostra stessa esistenza.
Uno sguardo orientato dalla bellezza è uno sguardo che arricchisce. Quando diciamo “quella è una bella persona” stiamo certamente facendo riferimento a qualcuno che, per le sue qualità umane, costituisce un modello, un esempio virtuoso: qualcuno al quale relazionarsi con attenzione, attratti da quella bellezza.
È che se oggi è sempre più diffusa la percezione di solitudine di se stessi (e del proprio sé), solitudine che abbraccia indistintamente ogni fascia d’età, è perché viviamo sempre più di corsa, indaffarati nelle nostre faccende, sempre più centrati su noi stessi, ma nell’accezione pressoché individualistica-egoistica del termine: poco attratti, attenti, disinteressati, delle sorti di chi c’è accanto; in particolare di quei soggetti più fragili e vulnerabili, in tante circostanza esito di questo agire. Ciascuno è dis-tratto, affatto attratto dalle situazioni altrui.
Una mancanza di attenzione nel senso etimologico della parola, dal latino attentio, “volgere l’animo a qualcosa”, come tensione a (at tendere) – con tutto noi stessi (corpo, mente, spirito) – all’altro, soprattutto se l’Altro rientra tra gli ultimi che la nostra società, produttiva e consumistica, continua a generare.
Un tempo, questo tempo, della dis-attenzione nel quale, grazie all’umanità di tanti, nella loro capacità di porgere uno sguardo attento anche fuori da sé, non mancano esempi virtuosi di vicinanza e concreta solidarietà. Quando ciò accade, quando la tensione verso l’Altro è attiva, diventa naturale porgere attenzione, lasciarsi contaminare dalla relazione, situandosi nella stessa, in quell’atteggiamento di concreta vicinanza del ConTeSto. Ed è in questo agire, contrariamente al precedente di dis-attenzione, che scopriamo contestualmente di assolvere alla nostra umanità, alla nostra esistenza (al senso della stessa), poiché è proprio attraverso questa modalità che determiniamo, dando significato, noi stessi.
Ciascuno di noi è l’esito delle relazioni vissute! Quando queste sono poste in modo intenzionale, consapevolmente attente, autentiche, acquisiamo consistenza portando – gradatamente, passo dopo passo, incontro dopo incontro – a compimento noi stessi, attraverso l’Altro.
Possiamo imprimere a questo tempo una direzione diversa, meno individualista: dipenderà dall’attenzione con la quale porgeremo lo sguardo a chi (e a quanto) c’è accanto. Qualcuno denominerebbe costui Prossimo. Lasciandoci interpellare dalla bellezza che esprime.