CONSULENZA PER LA TUA ACQUA

l'acqua questa sconosciuta

Classico esempio di cosa si può trovare nella tua acqua.

2021-07-10 17:06:53

L'acqua di casa nostra è sempre la migliore d'Italia, ma ogni regione ha problemi specifici nelle falde e nella distribuzione idrica. Leggi qui!

Cosa sono i PFAS, gli inquinanti delle acque del Veneto

Partiamo subito dicendo che tra le province di Padova e Vicenza, in Veneto, si sta costruendo un acquedotto di emergenza di circa 22 chilometri per portare nelle case di migliaia di persone acqua non inquinata da sostanze note con la sigla PFAS.
No, non è uno starnuto, ma una sigla che indica sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche, presenti nel territorio veneto da decenni a causa di un’azienda chimica ora fallita, che per decenni ha diffuso PFAS nell’ambiente causando avvelenamento di acque ed inquinamento ambientale.

Questi composti vengono utilizzati a livello industriale fin dagli anni '40. Rendono le superfici impermeabili ad acqua e grassi, sono resistenti al calore e a molti agenti chimici e hanno proprietà tensioattive. Vengono utilizzati per produrre carta da forno, padelle antiaderenti, indumenti, schiume antincendio, cosmetici e farmaci.
L'utilizzo di questi PFAS ha origine dalle loro caratteristiche chimiche, I legami molto forti tra carbonio e fluoro, ma è anche la causa che li rende molto poco degradabili nell'ambiente.

Quindi una volta dispersi in un ambiente o assorbiti dal corpo umano ci restano molto a lungo. Uno studio del 2016 ha stimato che ai reni umani servano dai 10 ai 56 anni per eliminare i PFAS più persistenti.

Di PFAS ce ne sono tanti, più di 4.700 tipi, per questo solo di alcuni si conoscono abbastanza bene gli effetti sull'uomo.
Già, perché come se non bastasse, normalmente le zone inquinate da PFAS sono inquinate anche da altre sostanze ed è difficile capire quali abbiano un legame con i problemi di salute della popolazione locale.



Di PFAS in Veneto si parla dal 2013, anno in cui il Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) e il ministero dell’Ambiente fecero una ricerca su potenziali inquinanti «emergenti» nei principali bacini fluviali italiani: lo studio rivelò la presenza di PFAS in acque sotterranee, superficiali e potabili, e un inquinamento elevato di queste sostanze nelle province di Vicenza, Padova e Verona.
Nei comuni vicentini di Brendola, Lonigo e Sarego fu trovata la concentrazione più alta, 1,2 microgrammi per litro. Nel bacino del fiume Fratta fu trovato più di 1 microgrammo per litro di PFOA e più di 2 microgrammi per litro di PFAS; il composto più presente era l’acido perfluorobutansolfonico (PFBS), che già da un po’ di tempo era usato al posto del PFOS.
Nel 2013 non esistevano limiti di legge per queste sostanze nell’acqua potabile, né a livello italiano né europeo; nemmeno l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) aveva raccomandazioni in merito. Tuttavia l’alta presenza di PFAS nell’acqua potabile spinse le autorità a intervenire: cominciarono ulteriori indagini e nel giro di pochi mesi furono introdotti dei filtri speciali negli impianti di trattamento delle acque per ridurre la presenza di PFAS, secondo le indicazioni date dal ministero della Salute.
Poi si cominciarono a progettare acquedotti di emergenza per portare l’acqua nelle case, da fonti non inquinate. Tra questi c’è la condotta di 22 chilometri attualmente in costruzione, che collegherà i comuni di Ponso (Padova), Montagnana (Padova) e Pojana Maggiore (Vicenza).

Già nel 2013 si stabilì che la principale fonte di inquinamento da PFAS della zona era lo stabilimento della Miteni di Trissino, i PFAS venivano diffusi attraverso gli scarichi industriali nelle fogne, nel vicino torrente Poscola e nella falda sotterranea.
...il processo è attualmente in corso...
In Europa l’uso di PFOS è limitato da un regolamento del 2019 che in futuro riguarderà probabilmente anche il PFOA.
Di entrambi si dovrebbe eliminare la produzione e l’uso secondo la Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti, un accordo internazionale che è in vigore dal 2004 ma che l’Italia, unica tra i firmatari europei, non ha ancora ratificato.
A novembre il governo ha approvato un disegno di legge per farlo, che ora è in attesa di essere approvato dal Parlamento.
Nel frattempo a gennaio è entrata in vigore una nuova direttiva sull'acqua potabile che dovrà essere adottata come legge negli stati membri dell’Unione Europea nel giro di due anni.
Si stabilisce che nell’acqua potabile possano essere presenti al massimo 0,5 microgrammi per litro di PFAS in generale o al massimo 0,1 microgrammi per litro di una selezione di PFAS, tutte sostanze perfluoroalchiliche tra cui il PFOS e il PFOA. In Veneto dal 2017 si osservano dei limiti più stringenti: 0,03 microgrammi per litro per il PFOS e 0,09 microgrammi per litro per il PFOS e il PFOA insieme. In molti paesi della provincia di Vicenza comunque si preferisce bere l’acqua in bottiglia.
Tutto a posto mi sembra no?
La questione è che normalmente un inquinante, un tossico o una sostanza non idonea, viene individuata come tale solo a seguito di patologie o problemi statisticamente rilevanti in una certa area.
Il casino però è che il danno è già stato fatto.
Non solo alla popolazione, ma all'ambiente, nelle falde etc...
Cosa puoi fare?
Non entrare in panico ovviamente, ma stare attenta e nel caso di dubbi o altro far fare analisi specifiche all'acqua che usi a casa!
Ti ricordo che l'acqua di casa tua deve essere potabile! E per definirla tale devi fare analisi!
Non scherzare con la salute tua e dei tuoi cari.