Claudia La Terra

Founder Senior

La pazienza ha un limite: impara a riconoscerlo

2019-09-05 08:17:23

Chissà quante volte ti sarai sentita dire “Eh, devi avere pazienza!”, un invito ad accettare una situazione di disagio con rassegnazione. La pazienza è comunemente ritenuta una virtù...

La pazienza viene definita da molti come la capacità di rimandare una reazione a una difficoltà, accettandola o cercando di andare avanti mantenendo un atteggiamento neutrale.
Non concordo con questa visione!

La parola pazienza deriva dal verbo latino che significa “patire”, “sopportare”. E già questo ci chiarisce subito che essere pazienti comporta uno sforzo contro noi stessi. Guarda caso anche in campo medico i malati vengono definiti “pazienti”, perché patiscono le sofferenze della malattia.

Quando ci imponiamo di ignorare un problema, subire un’ingiustizia, celare una ferita ancora aperta, facciamo una violenza al nostro sentire.
Perché sottoporci a questa violenza psicologica?
Edmund Burke disse: C’è un limite oltre il quale la pazienza cessa di essere una virtù.
Questo limite secondo me è quando non fa più bene a noi stessi.

Non dobbiamo imporci una sofferenza se non c’è un valido motivo. Se qualcuno confonde la nostra gentilezza con la debolezza e cerca di prevaricarci, di abusare della nostra disponibilità, di approfittarsene, se accettiamo di subire tutto senza reagire, ecco, quello è il momento in cui la pazienza finisce e diventa passività.

Vale la pena avere pazienza con chi
… non si preoccupa dei nostri sentimenti?
… ci butta a terra psicologicamente?
… non riconosce quello che facciamo per lui/lei?
… ci mette in imbarazzo?
… si approfitta di chi è buono e gentile?

La risposta la sai già: NO, non vale la pena! L’obiettivo di vita di ogni essere umano è vivere bene, non vivere sopportando.
Altrimenti si rischia l’effetto “pentola a pressione”: quando meno te lo aspetti, esplodi. Perché la pazienza messa troppe volte alla prova diventa rabbia. [cit.]