
L'I Ching: una guida nella vita
Perché interrogare l’I Ching?
Perché interrogare l’I Ching, o i tarocchi, o comunque usare uno strumento di divinazione.

Questa domanda è spesso sospesa, insita in frasi scettiche come “non ci credo, ho paura, non voglio farmi condizionare”.
Come per tante domande che io definisco “cosmiche” non credo che esiste un’unica risposta: ciascuno ha i suoi motivi e prende le sue decisioni.
Però posso dirvi perché io leggo e utilizzo gli strumenti di divinazione. E, ad evitare contestazioni, vi dirò subito che per una domande del genere considero uguali tutti gli strumenti di divinazione: I Ching, tarocchi, lettura della mano. Esistono infatti, o almeno io credo che esistano, alcune differenze tra i vari metodi, ma le obiezioni, le remore e le motivazioni che possono spingere ad utilizzarli sono sostanzialmente le stesse.
Parliamo quindi di tutti i metodi che richiedano competenze da parte del lettore, interpretazione e che offrano qualcosa di più rispetto ad un “sì o no”.
E cominciamo ad escludere le situazioni in cui stiamo talmente male che persino un oracolo via internet o una forma scaramantica ci sembra un aiuto: pensiamo alle consultazioni di strumenti di divinazione secondo i criteri che ci sono stati tramandati nei secoli, pensiamo all’I Ching, testo di studio per i funzionari imperiali, o all’oracolo di Delfi o alla Sibilla romana, consultati ufficialmente dai governanti per conoscere il volere degli dei.
Una buona lettura implica momenti di profonda empatia tra lettore e consultante, ma obbliga anche sia il lettore che il consultante ad entrare in profonda sintonia con se stessi. Affrontare una lettura significa quindi, per il consultante, un momento di consapevolezza.
E già questo, di per sé, sarebbe un motivo sufficiente per leggere o farsi leggere l’I Ching.
La consapevolezza è infatti, oltre che una “merce” estremamente rara, un momento prezioso e un’esperienza di crescita impagabile, molto simile ai momenti di illuminazione o a quegli attimi che, da chi fa coaching, vengono definiti “i click”.
Fare “click” vuol dire avere un’immagine completa, vedere i pezzi del puzzle andare improvvisamente a posto (persino quelli della nostra vita), trovare le risposte, sapere con certezza quali domande porre a noi stessi e alla vita, capire quali obiettivi perseguire.
La Kabbalah descrive con dovizie di particolari questi momenti, e li chiama gli attimi in cui il velo si squarcia: in sostanza gli attimi in cui siamo in comunicazione con l’universo e con il divino che è in noi.
Ma torniamo ai nostri strumenti di divinazione.
Un buona lettura ci dice “dove siamo”, a che punto siamo, dove ci porterà la strada che abbiamo intrapreso. E ci dà quindi anche la possibilità di cambiare strada! Ma non condiziona più di quanto possa condizionare la consultazione di una mappa stradale durante un viaggio.
Certo, se siete abituati a seguire pedissequamente il navigatore, e volete applicare gli stessi criteri alla vostra vita, nulla ve lo vieta. Ma se siete così, se volete questo, potete fare esattamente la stessa cosa anche seguendo i consigli di zia Pina o i suggerimenti del portinaio!