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L'I Ching: una guida nella vita

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L'I Ching: una guida nella vita

L’unico caso in cui preoccuparsi

2023-01-22 10:14:39

Capita spesso, negli incontro di coaching con l’I Ching, che la persona che ho di fronte conosca un po’ il libro dei mutamenti e accolga un responso con espressioni di timore: è brutto, vero, va male…

Non è mai così! Certo, talvolta il responso indica difficoltà, ostacoli da superare, cambiamenti da fare, qualche insuccesso o un periodo poco favorevole. Niente panico! L’I Ching indica anche cosa fare, come comportarsi, come far sì che un momento negativo diventi un insegnamento prezioso.

C’è un solo esagramma che presenta una situazione davvero preoccupante: l’esagramma 47 – L’assillo.

Certo, l’I Ching indica anche come superare questo momento, nella sentenza parla anche di “riuscita”, ma descrive un momento profondamente negativo che va vissuto e accettato.

Non è un fallimento, non abbiamo sbagliato alcunché, eppure ciò che si dice non viene creduto. I tempi sono difficili e senza scappatoie. Questo grave e difficile momento va vissuto come una prova da superare. Il saggio si piega dunque come il bambù, senza lasciarsi spezzare, rimanendo interiormente saldo e legato ai suoi valori, pronto a risorgere più forte e più saggio quando mutano i tempi.

È un momento grave, e ha moltissime analogie con l’archetipo dell’orfano nel viaggio dell’eroe: è il momento del dolore che viene superato solo accettandolo e vivendolo.

Nei mie dialoghi con l’I Ching mi è comparso molto raramente l’esagramma 47.

La prima volta mi sono spaventata. Ero al terzo ciclo di chemioterapia e ne dovevo fare altri tre, poi la radioterapia. Sapevo bene di avere un brutto tumore e, anche se la prima operazione era andata bene, non ero fuori pericolo. In quel momento avevo quasi tutto il giorno la febbre altissima, non riuscivo a mangiare, e mi sentivo in pericolo di vita (in effetti, lo ero). 

Conoscevo il viaggio dell’eroe, ma avevo appena cominciato ad approfondirlo. Il primo impatto con l’esagramma 47 fu di aumento della paura. In quel periodo, però, passavo molto tempo a meditare: riuscivo a fare poco altro. E ad un certo punto l’analogia tra l’esagramma e l’archetipo dell’orfano mi colpì, come un pugno allo stomaco. Dovevo accettare, accogliere, il dolore che stavo provando. Però sapevo, allora sapevo soprattutto a livello intellettuale, mentre ora lo so per averlo provato, che l’orfano è un passaggio e che, se vorrà, arriverà il momento di rispondere alla chiamata e varcare la soglia, iniziando il viaggio vero e proprio. 

Ho imparato a conoscere, e a conoscermi. E quando è uscito nuovamente l’esagramma 47, nell’autunno del 2021, quasi me lo spettavo: i segnali c’erano tutti. 


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