Chiara Rey

Founder Senior

SCOPRIAMO l'IMPORTANZA della VITAMINA D per la NOSTRA SALUTE

2020-03-28 12:45:51

La Vitamina D è sempre importante non solo in questo periodo. L'ipovitaminosi D riscontrata in gran parte dei ricoverati da Covid-19 è comunque un grosso campanello d'allarme. Oggi nei casi gravi la Vitamina D viene somministrata per endovena (nella forma di Calcitriolo) anche come terapia.

LA VITAMINA D è indispensabile per la nostra salute

VITAMINA D e SPORT

La vitamina D, per l'atleta, è probabilmente ancora più importante rispetto a quanto non lo sia per la popolazione generale.
Si ritiene buono un livello di vitamina D superiore a 30 ng/ml, meglio ancora 40ng/ml.
Livelli più bassi di questa vitamina sono connessi ad aumento del rischio per patologie acute, fratture da stress, dolori muscolari, debolezza muscolare e performance non ottimali.
I dati presenti ad oggi ci indicano quindi che la vitamina D è un elemento importante e da tenere sotto controllo nell'atleta, considerando che la sua carenza è piuttosto diffusa. Come già detto, in una situazione di carenza, l'alimentazione e l'esposizione al sole NON sono in grado di migliorare lo stato della vitamina D ed è quindi necessario valutare una strategia di integrazione.
Al contrario, per persone che hanno già uno stato ottimale di questa vitamina, alimentazione ed esposizione al sole sono una buona strategia per non incorrere in una carenza.

FONTI di VITAMINA D

La vitamina D presente nel nostro organismo deriva da due fonti principale:
1) la dieta, sotto forma di vitamina D3 (colecalciferolo) e D2 (ergocalciferilo); ecco un valido elenco di alimenti che la contengono:
- olio di fegato di merluzzo.
- pesci grassi, in particolare sgombro, aringa, tonno, carpa, anguilla, pesce gatto e salmone.
- ostriche e gamberi.
- formaggi grassi.
- burro.
- tuorlo d'uovo.
- funghi (unica fonte vegetale di vitamina D)
- carne di fegato

Gli studi individuano infatti nella vitamina D3 (o colecalciferolo, di provenienza animale) e non nella vitamina D2 (o ergocalciferolo, vegetale) o in altre, la forma di vitamina D più efficace per assicurare giuste concentrazioni di questo nutriente nel sangue.


2) l'esposizione della nostra pelle alla luce solare con formazione, a livello della cute stessa, di vitamina D3.
Una volta metabolizzata, la vitamina D svolge un ruolo importante nella regolazione dei livelli di calcio e fosforo e nel metabolismo osseo. In particolare, la vitamina D stimola l'assorbimento di calcio a livello intestinale, il riassorbimento di calcio a livello renale e il riassorbimento osseo. Attualmente i livelli ematici di vitamina D sono considerati normali tra i 30 e i 100 ng/ml, insufficienti tra i 20 e i 30 ng/ml e carenti se sotto ai 20 ng/ml e, secondo questi parametri, la carenza di vitamina D è relativamente diffusa.
Condizioni che espongono maggiormente a rischio di ipovitaminosi D sono il sovrappeso e l'obesità, la mancanza di regolare esposizione alla luce solare, l'uso regolare di crema solare e la vecchiaia. Inoltre, il rischio è maggiore in inverno e primavera piuttosto che in autunno e in estate.

Per quanto riguarda il trattamento della carenza da vitamina D, la dieta e gli alimenti fortificati non sono una valida opzione e lo stesso si può dire per l'esposizione alla luce solare (almeno per quanto riguarda l'Italia), mentre potrebbero essere buone soluzioni per il mantenimento di un buon livello di vitamina D in soggetti non a rischio di carenza.

In definitiva, il trattamento di questa ipovitaminosi, in assenza di particolari condizioni patologiche, si deve avvalere dell'integrazione con vitamina D3.

                                                 ***

A questo proposito è importante scegliere gli integratori giusti e ricordare che la Vitamina D, essendo liposolubile, per essere assorbita necessita anche di un adeguato apporto di grassi. Un suggerimento è l'utilizzo di integratori della gamma Herbalife Nutrition, formulati attenendosi ad altissimi standard di qualità, dove la filiera (dalla scelta delle materie prime alla confezione del prodotto per l'utilizzo da parte del consumatore) è rigorosamente controllata, secondo il programma "Seed to Feed” (dal seme al cibo). Nelle immagini che seguono, alcuni esempi di prodotti integratori con apporto di Vitamina D, oltre ad altre Vitamine e Minerali e grassi buoni utili ad integrare la propria alimentazione.


(per le informazioni sull'importanza della Vitamina D e del suo utilizzo, ringrazio il Biologo Nutrizionista Emanuele Triberti)



ALLEGO il DOCUMENTO UFFICIALE 

Possibile ruolo preventivo e terapeutico della vitamina D nella gestione della pandemia da COVID-19

Giancarlo Isaia ed Enzo Medico, Università degli Studi di Torino Torino, 25 marzo 2020

In riferimento alle misure utili per contrastare gli effetti della pandemia da Coronavirus, riteniamo opportuno richiamare l’attenzione su un aspetto di prevenzione, meno noto al grande pubblico, l’Ipovitaminosi D il cui compenso, in associazione alle ben note misure di prevenzione di ordine generale, potrebbe contribuire a superare questo difficile momento.

Sulla base di numerose evidenze scientifiche e di considerazioni epidemiologiche, sembra che il raggiungimento di adeguati livelli plasmatici di Vitamina D sia necessario anzitutto per prevenire le numerose patologie croniche che possono ridurre l’aspettativa di vita nelle persone anziane, ma anche per determinare una maggiore resistenza all’infezione COVID-19 che, sebbene con minore evidenza scientifica, può essere considerata verosimile. Tale compenso può essere raggiunto anzitutto con l’adeguata esposizione alla luce solare, poi alimentandosi con cibi ricchi in Vitamina D (la Figura 1 riporta i dieci alimenti in cui essa è maggiormente presente), e in ultimo con l’assunzione di specifici preparati farmaceutici, sempre sotto controllo medico. Questa raccomandazione è utile per la popolazione generale, ma è particolarmente pregnante per i soggetti già contagiati, i loro congiunti, il personale sanitario, gli anziani fragili, gli ospiti delle residenze assistenziali, le donne in gravidanza, le persone in regime di clausura e tutti coloro che per vari motivi non si espongono adeguatamente alla luce solare. Inoltre, potrebbe essere considerata la somministrazione in acuto del calcitriolo per via e.v. in pazienti affetti da COVID-19 con funzionalità respiratoria particolarmente compromessa.

La Vitamina D

Anche se non vi è pieno accordo fra le diverse Società Scientifiche, possiamo considerare come accettabili nella popolazione generale valori superiori a 20 ng/ml, mentre negli anziani sarebbe opportuno raggiungere almeno i 30 ng/ml. La Vitamina D può essere sintetizzata dalla cute, per effetto delle radiazioni ultraviolette emesse dalla luce solare, che determinano la conversione del 7- deidrocolesterolo in Colecalciferolo, oppure può essere assunta con gli alimenti. Una volta prodotto dalla cute, o assunto con gli alimenti, il Colecalciferolo si accumula nel tessuto adiposo per essere poi gradualmente rilasciato e per andare incontro a due successive idrossilazioni, la prima nel fegato (25 OHD) e la seconda nel rene, con produzione della sua forma attiva (1-25 OH2 D3 o calcitriolo) che poi, legandosi a specifici recettori, agisce su diversi tessuti con un meccanismo simil-ormonale. Durantel’inverno, i livelli di Colecalciferolo si riducono sensibilmente, sia per la minore irradiazione solare e sia per l’esaurimento delle riserve accumulate durante l’estate: per questo motivo, nei mesi di febbraio/marzo vi è

un maggiore rischio della sua carenza.

1

Motivazioni scientifiche a supporto degli effetti antiinfettivi della Vitamina D

  1. 1)  Concentrazioni ridotte di 25(OH)D aumentano il rischio di osteoporosi e delle cadute dell’anzianohttps://doi.org/10.1016/S2213-8587(18)30347-4, ma si associano anche a tumori, malattie cardiovascolari, malattie autoimmuni, infezioni croniche dell’apparato respiratorio, diabete mellito, malattie neurologiche e ipertensione. Queste patologie causano maggiore mortalità, soprattutto se questi pazienti si ammalano di COVID-19

  2. 2)  Da tempo è noto il ruolo immunomodulatore della Vitamina D e anche un suo effetto antagonista sulla replicazione virale nelle vie respiratorie https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3308600/

  3. 3)  Una review del 2014, “Vitamin D: a new anti-infective agent?”, ha esaminato le interazioni fra la

    Vitamina D, il sistema immunitario e le patologie infettive, sottolineando l’associazione tra l’ipovitaminosi D e le infezioni respiratorie ed enteriche, l’otite media, le infezioni da Clostridium, le vaginosi, le infezioni del tratto urinario, la sepsi, l’influenza, la dengue, l’epatite da attribuire alla capacità della vitamina D di incrementare peptidi antimicrobici (catelicidina e beta-defensine) dotati di attività antivirale e immunomodulatoria (www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24593793).

  4. 4)  Uno studio condotto in Sud Corea www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25946368 ha evidenziato valori ridotti di 25(OH)D (14 ±8 ng/ml) in pazienti con polmonite acuta acquisita in comunità.

  5. 5)  In pazienti con malattie infiammatorie intestinali www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30601999 è stato evidenziato che, in presenza di livelli di 25(OH)D < a 20 ng/ml, la somministrazione di vitamina D3 (500 U/die) riduce di due terzi l’incidenza di infezioni delle alte vie respiratorie.

  6. 6)  Una concentrazione di 25(OH)D superiore a 38 ng/ml si associa al dimezzamento del rischio di infezioni respiratorie acute dell’apparato respiratorio https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20559424

  7. 7)  Una metanalisi del 2017 ha considerato 25 studi randomizzati, evidenziando che la supplementazione di Vitamina D riduce di due terzi l’incidenza di infezioni respiratorie acute nei soggetti con livelli di 25(OH)D inferiori a 16 ng/ml: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28202713

  8. 8)  Il Calcitriolo si è dimostrato efficace nei ratti nel ridurre il danno polmonare acuto indotto nei ratti da lipopolisaccaridi attraverso un effetto sul sistema renina-angiotensina: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28944831

  9. 9)  Particolarmente attuale ed importante pare quanto contenuto in un preprint del 15 marzo 2020,https://www.preprints.org/manuscript/202003.0235/v1 “Vitamin D Supplementation Could Prevent and Treat Influenza, Coronavirus, and Pneumonia Infections” nel quale viene sottolineato un possibile ruolo della vitamina D nella prevenzione e nel trattamento anche della malattia da coronavirus. Vi si legge che la Vitamina D riduce il rischio di infezioni respiratorie attraverso tre meccanismi:

    • ➢  Mantenimento delle tight junctions, e della barriera polmonare:https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30409076

    • ➢  Incremento dell’espressione di peptidi antimicrobici quali la catelicidina e beta-defensine:www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16497887 www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15322146 Da notare che questi peptidi sono dotati di attività antivirale: www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25909853 www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29310427

    • ➢  Stimolo dell’attività immunoregolatoria, potenzialmente rilevante rispetto al rischio di tempesta citochinica e di polmonite, osservata in pazienti con COVID-19: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31986264

      Riportiamo alcuni passi del testo che ci paiono particolarmente significativi:

    • ➢  A high-dose (250,000 or 500,000 IU) vitamin D3 trial in ventilated intensive care unit patients with mean baseline 25(OH)D concentration of 20–22 ng/ml reported that hospital length of stay was reduced from 36 days in the control group to 25 days in the 250,000-IU group and 18 days in the 500,000-IU group

    • ➢  In a pilot trial involving 30 mechanically ventilated critically ill patients, 500.000 IU of vitamin D3 supplementation significantly increased hemoglobin concentrations and lowered hepcidin concentrations, improving iron metabolism and the blood’s ability to transport oxygen

    • ➢  During the COVID-19 epidemic, all people in the hospital, including patients and staff, should take vitamin D supplements to raise 25(OH)D concentrations as an important step in preventing infection and spread. A trial on that hypothesis would be worth conducting.

  

2

10) Un recente lavoro (“Pulmonary activation of vitamin D3 and preventive effect against interstitial pneumonia”, https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31777427) ha evidenziato che:

➢ ➢ ➢

Il calcitriolo, prodotto dai fibroblasti polmonari, presenta un effetto preventivo antiflogistico sulla polmonite interstiziale indotta sperimentalmente nei topi;
Una dieta ricca di Vitamina D è risultata in grado di attenuare i sintomi della polmonite interstiziale in modelli murini;

La carenza di vitamina D è stata correlata con la severità della polmonite interstiziale sperimentalmente indotta.

11) Particolarmente significative sono le raccomandazione della British Dietetic Association del 16 marzo 2020 (https://www.bda.uk.com/resource/covid-19-corona-virus-advice-for-the-general-public.html) di cui riportiamo alcuni passaggi significativi:

  • ➢  Sunshine, not food, is where most of your vitamin D comes from. During autumn and winter months when we spend more time indoors and the sun is weaker; if you are not able to get enough sun, even a healthy, well-balanced diet, that provides all the other vitamins and nutrients you need, is unlikely to provide enough vitamin D. Vitamin D works with calcium and phosphorus for healthy bones, muscles and teeth. It is also important in protecting muscle strength and preventing rickets, osteomalacia and falls.

  • ➢  In spring, if you can, you should seek to spend some time outdoors in the sunshine (e.g. your garden or balcony). However, if you are having to self-isolate or if you are unable to go outside, you should consider taking a daily supplement to ensure a healthy vitamin D status.

    Considerazioni epidemiologiche

  1. 1)  L’Italia è uno dei Paesi Europei (insieme a Spagna e Grecia) con maggiore prevalenza di ipovitaminosi D. Nel Nord Europa la prevalenza è minore per l’antica consuetudine di addizionare cibi di largo consumo (latte, formaggio, yoghurt ecc.) con Vitamina D (www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10197176).

  2. 2)  In Italia, è stato dimostrato (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12856111) che il 76% delle donne anziane presentano marcate carenza di vitamina D, senza peraltro significative differenze regionali.

  3. 3)  La ridotta incidenza di COVID-19 nei bambini potrebbe essere attribuita alla minore prevalenza di Ipovitaminosi D conseguente alle campagne di prevenzione del rachitismo attivate in tutto il mondo dalla fine dell’Ottocento.

  4. 4)  L’insorgenza di un focolaio in Piemonte in un convento di suore di clausura, popolazione a più elevato rischio di Ipovitaminosi D, costituisce un altro elemento suggestivo sul possibile ruolo protettivo della Vitamina D sulle infezioni virali.

  5. 5)  La distribuzione geografica della pandemia sembra potersi individuare maggiormente nei Paesi situati al di sopra del tropico del cancro, con relativa salvaguardia di quelli subtropicali (Figura 2)

3

10) Un recente lavoro (“Pulmonary activation of vitamin D3 and preventive effect against interstitial pneumonia”, https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31777427) ha evidenziato che:

➢ ➢ ➢

Il calcitriolo, prodotto dai fibroblasti polmonari, presenta un effetto preventivo antiflogistico sulla polmonite interstiziale indotta sperimentalmente nei topi;
Una dieta ricca di Vitamina D è risultata in grado di attenuare i sintomi della polmonite interstiziale in modelli murini;

La carenza di vitamina D è stata correlata con la severità della polmonite interstiziale sperimentalmente indotta.

11) Particolarmente significative sono le raccomandazione della British Dietetic Association del 16 marzo 2020 (https://www.bda.uk.com/resource/covid-19-corona-virus-advice-for-the-general-public.html) di cui riportiamo alcuni passaggi significativi:

  • ➢  Sunshine, not food, is where most of your vitamin D comes from. During autumn and winter months when we spend more time indoors and the sun is weaker; if you are not able to get enough sun, even a healthy, well-balanced diet, that provides all the other vitamins and nutrients you need, is unlikely to provide enough vitamin D. Vitamin D works with calcium and phosphorus for healthy bones, muscles and teeth. It is also important in protecting muscle strength and preventing rickets, osteomalacia and falls.

  • ➢  In spring, if you can, you should seek to spend some time outdoors in the sunshine (e.g. your garden or balcony). However, if you are having to self-isolate or if you are unable to go outside, you should consider taking a daily supplement to ensure a healthy vitamin D status.

    Considerazioni epidemiologiche

  1. 1)  L’Italia è uno dei Paesi Europei (insieme a Spagna e Grecia) con maggiore prevalenza di ipovitaminosi D. Nel Nord Europa la prevalenza è minore per l’antica consuetudine di addizionare cibi di largo consumo (latte, formaggio, yoghurt ecc.) con Vitamina D (www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10197176).

  2. 2)  In Italia, è stato dimostrato (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12856111) che il 76% delle donne anziane presentano marcate carenza di vitamina D, senza peraltro significative differenze regionali.

  3. 3)  La ridotta incidenza di COVID-19 nei bambini potrebbe essere attribuita alla minore prevalenza di

    Ipovitaminosi D conseguente alle campagne di prevenzione del rachitismo attivate in tutto il mondo

    dalla fine dell’Ottocento.

  4. 4)  L’insorgenza di un focolaio in Piemonte in un convento di suore di clausura, popolazione a più elevato

    rischio di Ipovitaminosi D, costituisce un altro elemento suggestivo sul possibile ruolo protettivo della

    Vitamina D sulle infezioni virali.

  5. 5)  La distribuzione geografica della pandemia sembra potersi individuare maggiormente nei Paesi situati

    al di sopra del tropico del cancro, con relativa salvaguardia di quelli subtropicali (Figura 2).