Chiara Rey

Founder Senior

ATTUALITA'/ Il mio pensiero: #IoSonoConBrunildeCocchi

2020-01-30 21:02:27

Riporto un articolo che mi ha molto colpito, apparso ieri sul quotidiano La Repubblica redazione di Firenze. Riguarda la storia di Brunilde Cocchi, la 99enne di Prato che ha deciso di chiudere la sua merceria in vista dell'obbligo di inserire il Bancomat in negozio... Una storia che fa riflettere.

Prato, la merciaia di 99 anni sconfitta dal bancomat: "Non lo so usare, chiudo"

Promette che appena il governo metterà obbligatorio il pagamento elettronico lei smetterà l'attività che va avanti dal 1927

dalla nostra inviata LAURA MONTANARI

Prato. Il negozio di Brunilde è una capsula del tempo, la merceria come una volta — lei da qualche settimana dice che presto sarà costretta a chiudere. Non per i suoi novantanove anni che non le impediscono affatto di essere dietro il banco ogni mattina, no. A mettere il capolinea a questo negozio che si trova a Prato in via Mazzini, strada stretta del centro storico, è «il coso» come lo chiama lei, o « la tessera » . Brunilde ribattezza così il bancomat. «Non lo so usare e nemmeno voglio imparare. Se il governo mi costringerà a metterlo in negozio vuol dire che è arrivato il momento di lasciare l’attività». Giù il bandone, chiudere. È impossibile non avvertire una stretta al cuore, impossibile non sentirsi per un attimo dalla stessa parte di Brunilde Cocchi, lì tra gli scaffali verdi di legno e il banco in formica dello stesso colore, in quel posto piccolo come lei. Stipato di scatole, senza le luci scintillanti delle altre vetrine dietro l’angolo, senza musica, senza nemmeno il telefono.
Questo negozio è un patrimonio di ricordi. Da un lato c’è una parete di bottoni e ogni scatolina allineata ne porta uno cucito sul coperchio in modo che i clienti possano vederli e scegliere. Dall’altra c’è l’intimo: mutande e canottiere, calze di nylon e calzini, chiusi ancora nelle vecchie scatole conservate con cura. La merceria di Brunilde è il posto da cui ancora adesso lei, tutti i giorni, ma proprio tutti i giorni, guarda il mondo passare.

Entra una signora: «Brunilde buongiorno, ho saputo che a gennaio chiude, che peccato...». Lei corregge il tiro con un tono gentile: «Non chiudo più a gennaio, hanno dato la proroga… così un pochino vado avanti ancora» dice riferendosi al fatto che dal luglio 2020 il governo ha annunciato l’obbligo del pos per i pagamenti elettronici.

Questa non è la storia di una battaglia, ma di una resa. Brunilde considera il bancomat la sua linea di arrivo, più che un traguardo, un ostacolo troppo alto da saltare. «Non fa per me» dice e si prepara a issare bandiera bianca, ad uscire di scena. «Se mi obbligano chiudo». La merciaia di Prato non ha figli, non si è mai sposata e non è il tipo da cedere a troppe nostalgie: «Pazienza, certamente un po’ mi dispiace, ma non ci posso fare niente» . Questo negozio che «prima della guerra era anche più piccolo perché occupato da un biciclettaio», venne aperto da sua madre nel lontanissimo 1927.
«Ci vengo da quando andavo a scuola, non era come adesso che i ragazzi stanno in giro… allora si lavorava presto» ricorda la merciaia quasi centenaria. Aveva due sorelle, Nella e Alice e adesso è rimasta sola con il figlio di una di loro che la aiuta e la accompagna tutte le mattine al negozio di via Mazzini.
«Certo col tempo i clienti sono diminuiti…» spiega. Colpa dei centri commerciali? Brunilde alza gli occhi al cielo e risponde: «Ma no, la crisi è cominciata quando le donne hanno indossato i pantaloni e la vendita delle calze di nylon è diminuita» è la sua personalissima analisi sull’andamento dei consumi. «Però ho dei clienti affezionati che sanno che quando vengono da me trovano cose belle e di qualità, perché i fornitori li controllo tutti e le mie cose durano nel tempo». Si guarda intorno con quei suoi occhi scuri e vigili e viene da pensare che è un peccato che Prato perda un posto così antico e inusuale.

Quando la voce della chiusura del negozio (all’inizio pareva fissata per il 31 dicembre, poi il governo ha fatto slittare il provvedimento) ha cominciato a circolare in città c’è chi è andato a bussare a Brunilde e senza troppi riguardi ha chiesto se anche gli scaffali fossero in vendita. «Eh no, quelli semmai li darò via dopo aver chiuso, altrimenti dove metto le cose?» dice sistemando in vetrina un maglioncino da neonato. «C’erano le strade senza asfalto qui, c’erano tante fabbriche…» dice dentro la sua vestaglia azzurra che anni fa era una specie di divisa per i negozianti e adesso porta solo lei. I luoghi non sono mai muti e questa merceria parla, racconta una lunga vita e un pezzo di Italia, se andate a visitarla.

(fonte: https://firenze.repubblica.it/cronaca/2019/12/29/news/prato_la_merciaia_di_99_anni_sconfitta_dal_bancomat_non_lo_so_usare_chiudo_-244600000/?fbclid=IwAR0CM6DcL43UqGtEgxBiatfyc-zl05ufJPN-_3iElEks2707VvvXKWzpMgE )

Ed io sono con Brunilde Cocchi!! Avere la salute ed il coraggio di lavorare fino a 99 anni... Merita un premio solo per questo!! Una donna quasi centenaria che ha avuto la forza di attraversare indenne chissà quali vicissitudini, nata appena a ridosso della prima guerra mondiale e sopravvissuta alla seconda! Lei le ha viste proprio tutte, ed ora fa bene a non cedere le armi al "nemico"! Chi la vuole "schiava" di un bancomat, ossia di un sistema che nonostante l'età e le incombenze fiscali non l'ha potuta piegare!!
Vai a goderti i tuoi anni che restano altrove, cara Brunilde, non dietro ad un faticoso, seppur amato, bancone di negozio. Grande onore a te! TI AMIAMO!! #BrunildeCocchi #iosonoconBrunilde #iosonoconBrunildeCocchi