Chiara Rey
Founder Senior
ANTICHE TRADIZIONI/ Baciarsi sotto il vischio al tempo dei Celti
2019-12-27 22:08:06
Baciarsi sotto il vischio è una tradizione molto antica che risale addirittura al tempo dei Celti, popolazione che considerava questa pianta una manifestazione vivente degli dei, simbolo indiscusso di buona sorte e positività, soprattutto in amore.
Come nasce l'antica tradizione di baciarsi sotto il vischio, la pianta sacra del Solstizio d'inverno
La pianta sacra del Solstizio d'Inverno è il VISCHIO, pianta simbolo della vita in quanto le sue bacche bianche e traslucide somigliano allo sperma maschile.
Il vischio, pianta sacra ai Druidi, era considerata una pianta discesa dal cielo, figlia del fulmine, e quindi emanazione divina. Equiparato alla vita attraverso la sua somiglianza allo sperma, ed unito alla quercia, il sacro albero dell'eternitá, questa pianta partecipa sia del simbolismo dell'eternitá che di quello dell'istante, simbolo di rigenerazione ma anche di immortalitá.
Ancora oggi baciarsi sotto il vischio è un gesto propiziatorio di fortuna e la prima persona a entrare in casa dopo Yule deve portare con se' un ramo di vischio. Queste usanze solstiziali sono state in seguito trasferite al mese di gennaio, il Capodanno dell'attuale calendario civile.
Mentre l'anno volge al termine, le notti si allungano e le ore di luce sono sempre più brevi, fino al giorno del Solstizio invernale. II respiro della natura è sospeso, nell'attesa di una trasformazione, e il tempo stesso pare fermarsi. E' uno dei momenti di passaggio dell'anno, forse il più drammatico e paradossale: l'oscuritá regna sovrana, ma nel momento del suo trionfo cede alla luce che, lentamente, inizia a prevalere sulle brume invernali. Dopo il Solstizio d'inverno, la notte più lunga dell'anno, le giornate ricominciano poco alla volta ad allungarsi.
Come tutti i momenti di passaggio, Yule è un periodo carico di valenze simboliche e magiche, dominato da miti e simboli provenienti da un passato lontanissimo.
Il Natale e' la versione cristiana della rinascita del sole, fissato secondo la tradizione al 25 dicembre dal papa Giulio I (337 -352) per il duplice scopo di celebrare Gesù Cristo come "Sole di giustizia" e creare una celebrazione alternativa alla più popolare festa pagana. Sin dai tempi antichi dalla Siberia alle Isole Britanniche, passando per l'Europa Centrale e il Mediterraneo, era tutto un fiorire di riti e cosmogonie che celebravano le nozze fatali della notte piö lunga col giorno più breve.
Due temi principali si intrecciavano e si sovrapponevano, come i temi musicali di una grande sinfonia. Uno era la morte del Vecchio Sole e la nascita del Sole Bambino, l'altra era il tema vegetale che narrava la sconfitta del Dio Agrifoglio, Re dell'Anno Calante, ad opera del Dio Quercia, Re dell'Anno Crescente.
Un terzo tema, forse meno antico e nato con le prime civiltá agrarie, celebrava sullo sfondo la nascita-germinazione di un Dio del Grano. Se il sole è un dio, il diminuire del suo calore e della sua luce è visto come segno di vecchiaia e declino. Occorre cacciare l'oscuritá prima che il sole scompaia per sempre.
Le genti dell'antichitá, che si consideravano parte del grande cerchio della vita, ritenevano che ogni loro azione, anche la più piccola, potesse influenzare i grandi cicli del cosmo. Così si celebravano riti per assicurare la rigenerazione del sole e si accendevano falò per sostenerne la forza e per incoraggiarne, tramite la cosiddetta "magia simpatica" la rinascita e la ripresa della sua marcia trionfale.
Presso i Celti era in uso un rito in cui le donne attendevano, immerse nell’oscurità, l’arrivo della luce-candela portata dagli uomini con cui veniva acceso il fuoco, per poi festeggiare tutti insieme la luce intorno al fuoco.
Yule o Farlas, è insieme festa di morte, trasformazione e rinascita. Il Re Oscuro, il Vecchio Sole, muore e si trasforma nel Sole Bambino che rinasce dall'utero della Dea: all'alba la Grande Madre Terra dá alla luce il Sole Dio.
La Dea è la vita dentro la morte, perche' anche se ora è regina del gelo e dell'oscuritá, mette al mondo il Figlio della Promessa, il Sole, che la rifeconderá riportando calore e luce al suo regno. Anche se i più freddi giorni dell'inverno ancora devono venire, sappiamo che con la rinascita del sole la primavera ritorna.
Chi erano i Druidi?
Il Druido era sacerdote degli antichi popoli celtici. In Gallia, Britannia e Irlanda, al tempo di Cesare, i Druidi costituivano una delle principali classi della società. Si distinguevano in Druidi propriamente detti, Vati o indovini, Bardi. Assistevano ai sacrifici, alla raccolta del vischio e presiedevano alle assemblee religiose; avevano grande influenza politica ed esercitavano anche funzioni giudiziarie, di educatori della gioventù e di medici.
Augusto e i successori cercarono di combatterli; ma in Gallia e soprattutto in Britannia e in Irlanda si mantennero per secoli. In Irlanda vi erano anche druidesse.
I termini drùida o drùido derivano dal latino, ma la parola ha origine da un termine celtico che significa "molto sapiente". I druidi costituivano una classe sacerdotale, ma non erano dei monaci come nel Medioevo cristiano, ma più probabilmente una confraternita con un'organizzazione gerarchica, quantomeno per le funzioni. Il druida veniva istruito durante un lungo periodo di iniziazione, al termine del quale veniva consacrato; dopo la consacrazione partecipava alla vita della comunità condividendone le occupazioni.
Le funzioni del Druido sappiamo poi essere molteplici e non solo sacerdotali, giudice e consigliere del re ovvero del capo-clan e ambasciatore, anche all'occorrenza guerriero, era però fondamentalmente uno studioso-filosofo versato anche nella medicina, nella sua qualità di studioso fors'anche di "uomo medicina" in senso sciamanico, grande conoscitrore dei poteri curativi di erbe e piante, abile chirurgo e curatore delle malattie dell'anima. Era anche musico e sappiamo che molti rituali di preghiera o incantesimi si svolgevano con l'ausilio del canto e della danza.
Giulio Cesare scrive nel suo resoconto della campagna in Gallia, di uno studio ventennale presso la scuola druidica, sostenuto anche dalla testimonianza di Pomponio Mela nel secolo successivo.
STRABONE, Geographica IV, 4, 197,4
Tra le genti galliche, ci sono tre categorie di persone che vengono onorate in modo particolare: i bardi, i vati e i druidi. I bardi sono cantori e poeti; i vati sono divinatori e filosofi della natura; mentre i druidi studiano contemporaneamente la filosofia della natura e quella morale. I druidi sono considerati i più giusti fra gli uomini e per questa ragione si ricorre a loro sia per dispute private, sia per problemi della comunità. Anticamente, arbitravano persino i casi di guerra, e facevano fermare i contendenti quando già stavano per ingaggiare battaglia. Si occupavano in particolar caso di omicidio, che venivano portati di fronte a loro per essere giudicati.
L'insegnamento druidico sotto forma di canti e di prosa in rima è andato per lo più perduto, essendo stato trasmesso esclusivamente in forma orale. E' lecito tuttavia supporre che nella mitologia celtica sia contenuti molti insegnamenti druidici.
Ma vediamo nel dettaglio le funzioni attribuite ai Druidi:
- Brithem, era il magistrato che conosceva e applicava le leggi;
- il Sencha era lo storico;
- il Cainte, l'invocatore, lanciava maledizioni e benedizioni, evocava gli spiriti con il canto magico;
- lo Scelaige, il narratore, era esperto dei racconti epici;
- il Dogbaire, conosceva il potere delle erbe e praticava anche la chirurgia
il vate, compiva predizioni, a volte ottenute con il sacrificio rituale degli animali
- il Cruitire, era l'arpista, tenuto in grande considerazione per la sua musica.
Ovviamente essendo i Druidi i detentori del sapere, erano anche insegnanti ed educatori e i loro allievi erano non necessariamente "aspiranti" druidi ma più generalmente coloro che aspiravano alla conoscenza.
I sacerdoti celti conoscevano il linguaggio misterioso delle foglie, delle rocce, delle acque. Maghi e indovini, apprendevano la loro scienza nel cuore della foresta, nei sacrari all'aperto chiamati Nemeton.
Nella foto sopra, Druide Temple nello Yorkshire