Oltre il Bancone V - La notte della Vigilia
La ristorazione è lavorare di più quando gli altri fanno festa. Ma questo Natale è davvero come i precedenti o siamo al tramonto delle tradizioni?
La cena
Il giorno della Vigilia ho iniziato a lavorare all'ora di cena. L'afflusso non è stato dei più alti, ma infondo ce lo aspettavamo: non è forse meglio cenare in famiglia?
Mentre aiutavo una mia collega ricordo distintamente le sue parole:
Non c'è molta gente. Non ti offendere, ma spero assegnino a te il caffè e mi mandino a casa prima, così riesco a raggiungere i miei e apriamo i regali tutti assieme.
Così in effetti è stato. Mi sono data una mossa per andare in pausa prima e consentirle di raggiungere la sua famiglia.
Non mi è costato nulla, infondo avrebbe finito il turno a mezzanotte e ci aspettavamo il pienone dopo le messe di mezzanotte.
Non siamo stati delusi, anzi: dalla mezzanotte di natale abbiamo lavorato così tanto da toccare l'esasperazione, in turno eravamo solo in tre.
Ho perso il conto delle cioccolate calde che ho fatto, ma infondo me lo aspettavo.
Me lo aspettavo fino alle 2 di notte, ma invece abbiamo continuato fino alle 4.
Non perché fossero finiti i clienti, ma perché avevamo fissato quello come orario di chiusura.
Abbiamo servito clienti fino alle 4.15, stanche e disfatte e vicine al crollo emotivo per le condizioni del locale. Alle 4.15 avrei dovuto finire, ma per pulire e sistemare sono rimasta fino alle 5.15.
La chiusura
Pensieri sotto l'acqua
Finito il servizio mi sono voltata verso il lavello dove tazze e cucchiai di cioccolata calda giacevano quasi dimenticati da qualche ora.
Mentre fregavo con la spugna col sottofondo della lavastoviglie che andava, mi sono ritrovata nei soliti foschi pensieri di chi si ritrova nuovamente a fare straordinari non previsti per mancanza di personale.
Poi ho allargato il cerchio, provando a comprendere cosa porta due ragazzi a bussare alle porte di un locale alle 5 di notte della Vigilia di Natale.
Avranno davvero cenato con la famiglia?
Vengono dalla discoteca, non dalla messa di mezzanotte. Gli importa davvero qualcosa del Natale, della famiglia, delle tradizioni?
Mi ritrovo a pensare che non sia affatto così.
Sono la generazione delle discoteche, l'età in cui i parenti ti fanno schifo, sei in vacanza, vuoi fare festa con le mancette di nonna che però ti fanno sicuramente meno schifo e hai pure un sacco di pretese.
Tipo quella che ti apriamo le porte a dispetto del nostro orario perché tu invece di essere a letto alle 5 di mattina sei in fame chimica.
Il Natale che avrei voluto
Tutto sommato il mio orario di lavoro mi ha fatto piacere: lavorare la Vigilia mi ha consentito di passare il Natale a casa..
Tuttavia l'aver lavorato così duramente, aver lasciato il posto di lavoro un'ora dopo e senza nemmeno aver fatto tutto quello che volevo fare mi ha lasciato un senso di insoddisfazione e colpa: tutto quello che non fai deve essere recuperato da chi viene dopo di te. Buon Natale, insomma!
Tornata a casa mi sono fatta una doccia veloce e mi sono infilata a letto che ormai erano le 6.30, con la prospettiva di un pranzo e visite di parenti che ho affrontato con la vitalità di un morto vivente.
Ed è un peccato, perché passata l'adolescenza la famiglia non è un più un assembramento di persone che fanno domande scomode, ma sono persone che ti hanno vista crescere e ti vogliono bene. La Famiglia torna ad essere un valore.