CB-Romanzi Christian Biasi - Autore

Le due metà del Libro

ISPIRAZIONE DI UN ROMANZO: IL SEGRETO DELLE SPADE ULFBERHT

2019-09-26 11:47:35

Qual è la straordinaria tecnica metallurgica delle spade Ulfberht, che mi ha dato ispirazione per il progetto di nuovo romanzo, che sto preparando con il proposito di pubblicarlo con la nuova funzione ebook di Cam.TV?

Nell'antichità i minerali di ferro erano fusi bruciando carbone di legna in fornaci alte un metro e con una camera interna di trenta cm di diametro, dove alcuni mantici azionati manualmente, e disposti attorno alla fornace, introducevano forzosamente l'aria per aumentare il calore di combustione.

Non riuscendo però a raggiungere la temperatura di fusione del ferro, che è di 1535°C, i fabbri non potevano ottenere ferro liquido, da poter versare in stampi,

ma il risultato era una pasta di ferro dolce, piena di impurità.

Nel processo di estrazione del metallo dai minerali, il carbone aveva la funzione

di far raggiungere alte temperature, e nel contempo ridurre gli ossidi di ferro dei minerali in ferro metallico, a partire dai 700-800°C, quando carbone e ferro si combinavano per reazione, formando la lega ferro e carbonio, che però non era ancora acciaio.

Come abbiamo detto si otteneva una pasta di ferro che conteneva molte scorie

e poca lega di ferro e carbonio, e che poi era forgiata dai fabbri per mezzo della battitura a caldo, in modo da eliminare le impurità e compattarne la massa, ottenendo così il ferro dolce, che però non aveva resistenza e poteva essere piegato facilmente.


Per ottenere un acciaio di qualità, i fabbri avrebbero dovuto poter raggiungere temperature più alte, in modo da arricchire il ferro dolce con una percentuale di carbonio (minore del 2%).

Quindi in Europa, per tutta l'antichità e il Medioevo, e ancora dopo, fino al XIX sec., l'acciaio non poteva essere ottenuto in una sola lavorazione, ma necessitava di varie fasi di trattamenti meccanici, e tuttavia non aveva una qualità così alta.

Il ferro dolce veniva quindi temprato, raffreddando di colpo il manufatto incandescente in acqua o olio, ma doveva poi essere riscaldato di nuovo e raffreddato ancora, per non risultare fragile.

La lavorazione poi procedeva riscaldando l'acciaio ottenuto, e lavorandolo meccanicamente per battitura, taglio, piegatura e altro, dovendolo portare ogni volta a temperatura per poter proseguire la lavorazione, in un procedimento lento

e difficoltoso.

Ma la perizia dei fabbri permise di ottenere dei manufatti che, comunque, nonostante l'acciaio di partenza non fosse così eccezionale, nel tempo erano

stati sempre migliorati, come le spade dell’Europa medievale, che si evolsero

dalle spade celtiche in acciaio, di cui erano famose quelle del Norico, fino ad ottenere delle armi più forti e resistenti.

In questa cronaca sulla lavorazione del ferro però nel IX sec. troviamo una notevole eccezione: l'acciaio delle spade Ulfberht!

Come abbiamo visto nell'articolo a cui ti rimando:

Queste spade di fattura carolingia, che da principio si ritenevano essere state forgiate

da fabbri Vichinghi, invece avevano una struttura del metallo che, confrontata grazie alle moderne strumentazioni, risulta avere le stesse caratteristiche che si ottennero solo dal XIX sec. . Ovvero mille anni più tardi!

Ma quale era quindi il segreto di questo acciaio e delle spade con la dicitura Ulfberht ribattuta sul forte della spada?

La ricostruzione fatta dagli storici e dai tecnici che hanno potuto analizzare il metallo e poi comprovata da espertissimi fabbri moderni, era che veniva usata le tecnica del crogiolo, che permetteva di raggiungere una temperatura superiore per la fusione del ferro, arricchendolo al tempo stesso del carbonio necessario per ottenere quel prodigioso acciaio.

In un contenitore di alta resistenza al calore, veniva messo il minerale di ferro, della polvere di carbone, nonché sabbia e vetro. Il crogiolo veniva poi sigillato e messo nella fornace per una giornata intera, fino a che quando veniva estratto, il ferro era fuso in forma semi liquida e si era mescolato al carbonio, così da poter essere versato in uno stampo e ricavarne un lingotto di acciaio direttamente.

Dal lingotto poi il fabbro otteneva con la classica lavorazione una lama per battitura a caldo, che provvedeva a modellare e temprare, ottenendo così un'arma prodigiosa per quel tempo, poiché il suo acciaio aveva un contenuto di carbonio di tre volte maggiore di quello di una normale spada dell'epoca.

Per il possesso di queste spade vennero combattute battaglie, pagate cifre enormi, stipulati accordi, come per esempio riferiscono gli annali di San Bertino, della richiesta da parte dei Saraceni di 150 spade Ulfberht, nel 869 d.C. , come riscatto per il rilascio del Arcivescovo di Arles.

Questo tecnica e queste spade, agli occhi dei guerrieri medievali, in particolare

di quelli Vichinghi tuttavia intrisi di mitologia e credenze pagane, dovevano avere un'aurea di magia che forse ha dato luogo, insieme alla tradizione delle leggende celtiche, ai racconti sulle famose spade dei poemi che ci narrano di Excalibur di Re Artù o della Durlindana di Orlando.

In questo contesto, sta prendendo forma il mio nuovo romanzo, come ho accennato nella descrizione, con un giovane franco cresciuto tra i Vichinghi di Gotland, un monaco benedettino di Brema, e una “strega” sassone, che, con i loro antagonisti, sono coinvolti nella la soluzione del mistero dell'acciaio delle spade di Ulfberht, tenuto gelosamente nascosto dai sovrani dei Franchi, con editti di pena di morte per chi ne trafugasse il segreto, o le spade con esso prodotte in una importantissima abazia, di cui scopriremo insieme i dettagli nel prossimo articolo, se vorrai seguire il canale:

IMMAGINE 3

Author: Wolfgang Sauber

Description: Rosenheim, Lokschuppen exhibition centre: Ulfberht sword (10th century) from Schwedt (Germany) - Museum für Vor- und Frühgeschichte Berlin.

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Schwert_2_Ulfberht.jpg

This file is licensed under the Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International license.

Changes: size, light, contrast

by Christian Biasi