Catherine Grelli

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Dipendenza emotiva schiavitù del XXI secolo.

2020-06-01 14:35:38

Le emozioni producono AZIONI. Chi non e' padrone delle proprie emozioni e' facilmente CONDIZIONABILE. LIBERARSI dalla dipendenza emotiva per realizzare il pieno SVILUPPO. Imparare a scegliere le emozioni che sono al servizio del tuo benessere e della tua EVOLUZIONE. https://urly.it/36naf

Quanto sei sicuro di non far parte della schiera degli schiavi del XXI secolo?

Dittatura vs sovranità emotiva: in questo articolati ti svelo come la dipendenza emotiva ti renda schiavo e come la tua libertà dipenda dalla tua indipendenza emotiva.


So cosa stai pensando: ”Questa volta l’hai sparata grossa, la schiavitù e’ una cosa seria e molto grave che per fortuna non riguarda nessuna delle persone che conosco, tantomeno me”.


Certamente non ci sono catene fisiche a tenerci legati, ne minacce di vita che ci inducono ad agire contro la nostra volontà, questo e’ evidente.

Ma potresti definire libera una persona che vive in funzione delle emozioni indotte da qualcun’altro?


Ti e’ mai capitato di avere la sensazione di non aver alcun controllo sulla tua vita e sentirti totalmente in balia di quello che accade? Vedi crisi, conflitti, violenza,……

Non credere, sei in buona compagnia, questo succede alla stragrande maggioranza delle persone.


“Non dimentichiamo che le piccole emozioni sono i grandi capitani della nostra vita e che obbediamo a loro senza saperlo.” Vincent Van Gogh


Quando diventi ostaggio della dipendenza emotiva?

La realtà e’ che il nostro stato vitale interiore, le nostre emozioni sono continuamente in mutamento e trasformazione in risposta alle miriadi di informazioni che captiamo dall’ambiente che cambia ogni istante. Ed i nostri pensieri, parole ed azioni sono determinate dalla nostra condizione vitale del momento. Ma se non hai nessun controllo sulle tue emozioni, e quindi sulle tue scelte di pensieri, parole ed azioni puoi considerarti una persona padrona di se stessa?


Perché la parola sovranità ha proprio questo significato: essere padroni entro i propri confini ed indipendenti da ciò che e’ esterno. E se non sei in grado di auto determinare o governare le tue emozioni, sei in balia, schiavo dell’ambiente. Per il vocabolario lo schiavo non ha la possibilità o la capacità di disporre liberamente di sé e delle proprie azioni, ha perso la sua indipendenza.


“Le persone non reagiscono emotivamente ai fatti, ne alla descrizione dei fatti; le persone reagiscono emotivamente ai significati che i fatti hanno per loro. Le emozioni non sono quindi una funzione della realtà, ma sono una funzione delle credenze delle persone a proposito del senso da attribuire alla realtà.” Richard Bandler


Perché la dipendenza emotiva e’ la schiavitù del XXI secolo?

Ora vorresti dirmi: “Non esagerare, non sono mica cosi emotivo, l’autocontrollo ce l’ho”.

Le nostre emozioni sono molto più potenti della razionalità e questo fatto e’ talmente risaputo che far leva sulle emozioni e’ ormai da molto tempo il fondamento di tutto il marketing. Non e’ un caso infatti che sia nata la branca del neuromarketing. La nostra mente scansione qualsiasi situazione alla ricerca di possibili pericoli prima di sentirsi al sicuro e rilassarsi per prestare attenzione anche al resto. 


Questa caratteristica e’ studiata da tutti coloro che si occupano di comunicazione, che per ottenere l’attenzione, per creare consenso, fanno leva su sentimenti di rabbia, frustrazione, risentimento, pieta’,etc. Come si usa dire in politica, parlano alla pancia della gente, riducendo e semplificando tutto alla reazione istintiva che vogliono indurre. Questo crea diffidenza rispetto a ragionamenti che sappiano cogliere le sfumature e la complessità. 


Non e’ un caso che tutti i mezzi di comunicazioni siano dominati da narrazioni di violenza, che ci tengono allerta e reattivi e non riflessivi e pensanti, appunto. D’altronde per essere allineati al valore dominante della competitività e’ indispensabile sentirsi in una “giungla pericolosa”. Nel pericolo e’ giustificato spezzare quei legami che ci vincolano ai nostri simili: se devo vincere io qualcun altro deve perdere e questo non deve crearmi troppi problemi.


Come dice Khalil Gibran:” L’aspetto delle cose varia secondo le emozioni; e così noi vediamo magia e bellezza in loro, ma, in realtà, magia e bellezza sono in noi.”

Questo vale anche quando vediamo conflitti e crisi.


Ecco che viene indotta una oligarchia delle emozioni dove quelle funzionali ed accettate socialmente devono schiacciare e dominare altre quali ad esempio la condivisione, la solidarietà, l’empatia, la sensibilità, etc. Ci ritroviamo sempre più frantumati interiormente, scissi, oppressi (da alcune parti di noi su altre) e quindi depressi. 


Normalmente, pur di non rischiare l’emarginazione mettendo in discussione i valori dominanti alla ricerca dei propri, si delega l’elezione dei propri scopi a qualcun altro. Si cerca qualcuno che ti indichi la strada per dare significato alla tua vita e ti confezioni obiettivi, soluzioni, modelli di successo precostituiti. Da qui la totale inutilità e nocività dei percorsi o corsi di crescita personale che eludono totalmente il passaggio imprescindibile della esplorazione della propria individualità: valori, bisogni, credenze, etc.


Invece di fronte ai conflitti interiori l’unica soluzione pacifica e salutare e’ quella di riconoscere e dare dignità ad ogni parte di noi, prestarvi attenzione e cura alla ricerca di una armonia e cioè del pieno sviluppo della persona umana.

D’altronde se non avessimo interiorizzato l’emozione legata all’esperienza della sopraffazione le guerre non sarebbero possibili e la violenza come mezzo di risoluzione dei conflitti impensabile. 


“Ho fatto un patto sai con le mie emozioni…le lascio vivere e loro non mi fanno fuori!” Vasco Rossi

Lo so la domanda che stai per farmi e’: “Ma come mi libero dalla schiavitù delle emozioni?”

Come liberarsi della dipendenza emotiva e realizzare il nostro pieno sviluppo?

  • Il primo passo e’ appunto diventare consapevoli. Riconoscere ogni emozione o parte di noi. Per fare questo bisogna cominciare a costruirsi un vocabolario delle emozioni: imparare a dare un nome ed a prenderci la responsabilità di ciò che proviamo.
  • Il secondo passo si tratta di prendere le redini delle proprie emozioni, e quindi dei pensieri e delle credenze a queste collegate. Ristabilire un equilibrio togliendo potere alle emozioni che tiranneggiano vedendosi gratificate dall’approvazione sociale esterna e dando dignità, valore, spazio a quelle che solitamente reprimiamo. 
  • Il terzo passo e’ cominciare un lavoro interiore formativo per guarire le proprie ferite emotive che ci fanno percepire una realtà deformata.

Questo passaggio richiede una rivoluzione di paradigmi che comporta la saggezza di dotarsi di calma e pazienza, la compassione empatica di accettarsi ed accogliersi ed il coraggio di autodeterminarsi redistribuendo valore.

“Le emozioni inespresse non moriranno mai. Sono sepolte vive e usciranno più avanti in un modo peggiore.” Sigmund Freud


Liberarsi della dipendenza emotiva, schiavitù del XXI secolo.

Fondamentalmente si tratta di interrogarsi: “Questa emozione, ed il pensiero e la credenza ad essa collegata, serve al mio benessere, favorisce la mia evoluzione, sostiene il mio pieno sviluppo?”


Perché chi si mette al servizio del proprio benessere, sviluppo, evoluzione decidendo di prendersi cura ed educare le proprie parti interne negative preda di collera, depressione, avidità, istintività, e’ libero di generare e auto produrre emozioni positive. E’ come scovare una fonte di energia infinita, come aver trovato una enorme vena di petrolio, e’ libero di autodeterminarsi!


Attraverso i mezzi di comunicazioni di massa, l’influenza dei valori egoici dominanti della società, che giustificano e legittimano le parti interne negative ed autodistruttive, e’ sempre più invadente ed onnipresente. Per questo pensare che questa traversata “dalla dittatura alla libertà” possa essere fatta in solitaria e’ semplicemente ridicolo: qui nessuno si salva da solo!


La chiave per affrontare questo viaggio contro corrente e’ una comunità solidale virtuosa sempre a disposizione. Una comunità costituita da persone unite dallo scopo di ribaltare il concetto di competizione e guerra, disposte ad impegnarsi in una sfida. 


La sfida di contribuire al pieno sviluppo, benessere, evoluzione, realizzazione, felicita altrui attraverso la condivisione della propria esperienza di ricerca di pieno sviluppo, benessere, evoluzione, realizzazione, felicita personali.

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