
Non definirmi: sto cambiando
Universi paralleli
Spesso mi sembra di vivere contemporaneamente in mondi diversi.
Mi crea disagio, talvolta, ma mi offre anche la possibilità di scegliere, o di proporre nuove opzioni.
Ci sono mondi di gentilezza, apertura, ricerca. Ci sono mondi chiusi, aggressivi.
Ci sono universi di calma e ben-essere, mondi di fretta e corsa.

Forse tutto questo c’è sempre stato, e ora è solo reso visibile ed evidente dai social e dalla marea di informazioni che sono facilmente visibili e reperibili. Non so, non ho risposte o certezze.
Rimango spesso stupita.
Poco tempo fa mi è stato chiesto un contatto professionale e un’ipotesi di collaborazione. Una delle prime domande che mi sono state fatte è: cosa puoi fare per noi?
È diventato un approccio comune. Nelle relazioni si chiede, e ci si chiede, sostanzialmente: a cosa mi servi?
Capisco. È la logica estensione dei meccanismi di vendita che basano l’offerta sul rispondere alla domanda Cosa posso fare per te.
Nella vendita c’è però una promessa. Cosa posso fare per te, appunto.
E, ancora: non esiste, ormai, ricerca del personale che non faccia riferimento a qualche soft skills.
Eppure è raro, rarissimo, che una persona si proponga o venga selezionata senza specificare in cosa è ultraspecialista.
Ha un senso, o almeno lo avrebbe se poi non fossimo costretti ad assistere ad incredibili ghettizzazioni.
Il medico esperto in paratiroidi è utilissimo per chi ha problemi specifici, ma se poi dimentica di essere un medico e si trasforma solo in un cultore di quattro piccole ghiandole che talvolta impazziscono potrebbe anche far danni.
Conosco non poche persone che hanno sviluppato competenze incredibili in diversi campi, e hanno creato competenze nuove sommando e mischiando, eppure le vedo ancora definite come “quello/a del…”
Io credo che le relazioni, umane e professionali, possano essere vincenti solo se c’è vera apertura e piena disponibilità.
So cosa posso fare, ma vorrei sapere di cosa hai bisogno.
Non è raro che il cliente non sappia specificare cosa gli serve. In un percorso di mentoring, di coaching lo scopriamo insieme, e ormai quasi ogni consulenza diventa un percorso di mentoring a dispetto della domanda iniziale: cosa puoi fare per noi.
Io credo che se riusciremo a far sì che i mondi oggi paralleli si mischino, smussando eccessi, comprendendo e accogliendo la totalità dell’altro avremo tutti benefici.