Non definirmi: sto cambiando
Se vuole, digiti il numero…
Mi sento, di nuovo, ostaggio di sistemi automatici, mi sento vecchia, obsoleta, incapace, e un po’ isterica, e mi chiedo se davvero è tutto così vantaggioso. E intanto…
È arrivata la nuova carta di credito, ed è il momento di sostituirla alla vecchia per alcuni abbonamenti per cui ho istallato il pagamento automatico.
Premetto che pago molto raramente con la carta di credito perché, visto che sono vecchia, mi dà l’impressione di non spendere e poi, quando arriva il pagamento in banca, subisco forti shock.
Aggiorno quindi i dati, e mi chiede l’e-PIN.
Panico.
Che cavolo è l’e-PIN?
Apro il link sul conto corrente e cerco informazioni, prima scrivendo a Paolo (che, ovviamente, non è una persona), poi chiamando il numero verde indicato per avere informazioni.
E comincia la serie.
Se vuole informazioni su… digiti 1, digiti 2, digiti 3, e così via.
Poi siamo passati al digiti il codice OTP che abbiamo inviato al suo cellulare, digiti la sua data di nascita, il numero di scarpe, un altro codice OTP…
So che è tutto finalizzato ad aumentare la sicurezza, ma è una procedura infinita. Per poi arrivare ad una voce che dice se vuole il codice e-PIN chiami il numero XXDESW.
E lì si ricomincia.
Dopo aver digitato di tutto, impegnato quasi un’ora del mio tempo, recupero il famoso e-PIN, scoprendo che l’avevo già.
Ho sentito tutto il peso dell’età, ma anche tutta la follia del nostro tempo che ci rende ostaggi di una tecnologia sempre più minacciata e minacciosa.
Se salta il sistema, e prima o poi succederà, magari solo per pochi giorni, ma accadrà, non solo saremo tutti a rischio, ma molti saranno emotivamente impossibilitati a fare qualunque cosa.
Già, perché la stessa esistenza di questi sistemi ha reso le persone, ad esempio gli impiegati di banca della mia filiale, totalmente incapaci di interagire personalmente con i clienti.
E la povertà di socializzazione, purtroppo, ha un costo altissimo.