Non definirmi: sto cambiando
Se hai troppo cose da fare, fermati
Quando lavoravo ancora in azienda, l’amministratore delegato mi trovò diverse volte intenta a giocare al solitario con computer. Avevo la coscienza a posto: ero sempre puntuale nel consegnare il lavoro ed ero l’unica a non avere mai arretrati, a rispettare le scadenze. Però erano momenti imbarazzanti. Almeno fino a che…
È decisamente imbarazzante farsi trovare dal grande capo mentre si legge il giornale o si fa il solitario al computer, soprattutto in periodi in cui ci sono scadenze importanti o una quantità particolarmente elevata di lavoro da fare.
Mi è capitato, più volte.
Qualche attimo di imbarazzo, e poi ci siamo messi a parlare dei motivi che l’avevano portato nel mio ufficio.
Poi una volta mi chiese se, per caso, non avevo abbastanza lavoro, visto che potevo dedicarmi a stupidi giochi al computer.
Che dire? Gli ho risposto la verità.
Quando ho troppe cose da fare, scadenze frenetiche, lavori che mi obbligano a saltare repentinamente da un argomento all’altro, è mia abitudine prendermi qualche attimo di completo distacco.
Un lavoro ben fatto richiede totale concentrazione e molta calma.
La fretta può essere cattiva consigliera, ma la frenesia è, a mio avviso, dannosa e fa perdere lucidità.
A me serve un minimo di distacco, tra un lavoro e l’altro, soprattutto se devo rispettare scadenze molto (spesso troppo) pressanti e interpretare qualcosa di confuso, come a volte erano i lavori dei collaboratori e oggi sono le richieste dei clienti.
Il cervello risponde rapidamente agli stimoli: qualche minuto di meditazione o un giochino al computer sono sufficienti per fornirgli il messaggio di staccare, di non farsi ingarbugliare dalla reattività.
E poi? Cosa è successo?
Qualche mese dopo il grande capo mi ha raccontato di aver applicato, a modo suo, i miei metodi. Già, lui era il grande capo e poteva fare quello che voleva. E così si era dotato di poltrona e musica per potersi prendere attimi di distacco.