
Non definirmi: sto cambiando
Elevato problem solving… da sempre
Sono brava a risolvere i problemi: a modo mio lo ero anche da piccola.

Anni fa un assessment in azienda dimostrò che avevo elevato problem solving. Oggi, che vedo crescere i nipoti, e in qualcuno mi riconosco, posso affermare che avevo questa caratteristica già dai primi anni.
La definisco caratteristica, e non pregio, sia perché l’esaminatore dell’assessment stesso non la considerò una qualità positiva, sia perché devo ammettere che mio padre non apprezzò particolarmente il mio approccio ai problemi.
E oggi posso dire che devo avergli causato non poche grane.
Il periodo in cui ho dato il meglio di me è quando avevo 3-5 anni. Poi la scuola mi ha un po’ domato e io ho spostato l’attenzione sulle ricerche scientifiche, ma questa è un’altra storia.
L’assenza di mia madre, malata per molti mesi e poi morta prima che io compissi i tre anni, mi aveva creato intorno parecchia tolleranza e io ero una bambina silenziosa, abituata a star da sola. Silenziosa sì, ma testarda, creativa e dotata di problem solving.
Era estate: faceva caldo e avevo caldo. Mi chiusi in frigorifero, dove mi trovarono dopo non poche ricerche.
Non volevo andare al mare: detestavo trasferirmi al mare. Mi chiusi in bagno buttando la chiave fuori dalla finestra.
Mia nonna abitava in campagna, e mio padre aveva comprato un’incubatrice che teneva in cantina, in città. Una vola schiuse le uova, i pulcini venivano messi in gradi scatole e trasferiti dalla nonna, che aveva il pollaio. Fui partecipe di uno dei trasferimenti. Peccato che, scaricate le scatole e messe temporaneamente per terra nell’aia, il pigolare dei pulcini a me sembrasse un grido di aiuto, la richiesta di essere liberati. Sollevai i coperchi delle scatole, liberando centinaia di pulcini.
Crescendo le mie soluzioni di problemi sono diventate un po’ meno drastiche: ve lo assicuro!